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03.08.2025 - 12:08
Si tratta di un calo che riflette dinamiche profonde, in primis il cosiddetto inverno demografico che da tempo colpisce il nostro Paese. La riduzione interessa in particolare i posti comuni, destinati all’insegnamento curricolare: saranno 5.660 in meno rispetto al ciclo precedente, mentre crescono di 1.886 i posti di sostegno, che passeranno da 126.170 a 128.036, come previsto dall’ultima legge di bilancio. Complessivamente, le cattedre comuni scendono a quota 614.572 contro le 620.239 dello scorso anno scolastico. Si tratta di un’inversione di rotta che interrompe un trend di consolidamento dell’organico a cui le scuole si erano ormai abituate, anche per rispondere all’emergenza educativa della pandemia. Il calo delle nascite e l’erosione costante della popolazione scolastica (oltre 100mila alunni in meno ogni anno) rendono inevitabile questa contrazione. Ogni settembre il sistema perde una fetta consistente di studenti, con ripercussioni che si riverberano su tutti i livelli: dalle iscrizioni alle graduatorie, fino alle dinamiche occupazionali del personale docente. Un’ulteriore complicazione riguarda la gestione delle classi e il dimensionamento degli istituti, già messo alla prova dai tagli e dalle riforme dell’ultimo decennio. Nonostante il ridimensionamento dell’organico complessivo, il Ministero ha fissato un obiettivo importante sul fronte delle assunzioni: 54mila immissioni in ruolo, un numero che dovrebbe dare respiro alle graduatorie esaurite e ridurre il ricorso ai contratti a tempo determinato. Il ministro Giuseppe Valditara ha confermato che la macchina delle nomine si metterà in moto ufficialmente a settembre, quando gli uffici scolastici regionali procederanno con l’assegnazione dei posti disponibili
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