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3 febbraio 1991: viene sciolto il Partito Comunista Italiano, dividendosi in Pds e Rifondazione Comunista

La scissione del PCI fu il risultato di un contesto politico e sociale profondamente trasformato. La caduta del muro di Berlino nel novembre 1989 fu l'evento simbolo di un mutamento irreversibile segnato dalla fine della Guerra Fredda, dal crollo dei regimi comunisti nell'Est Europa e dal desiderio di rinnovamento che stava attraversando non solo l'Italia, ma l'intero continente europeo

3 febbraio 1991: viene sciolto il Partito Comunista Italiano, dividendosi in Pds e Rifondazione Comunista

In Italia, il Partito Comunista Italiano, fondato nel 1921, aveva rappresentato per decenni una delle principali forze politiche del paese. Durante gli anni '70 e '80, il PCI era riuscito a radicarsi profondamente nel tessuto sociale italiano, soprattutto nelle regioni del centro e sud, diventando un punto di riferimento per milioni di lavoratori e per le forze progressiste. Nonostante l'opposizione al governo e l'allontanamento dai partiti di centro-destra, il PCI aveva mantenuto una linea di contrasto al capitalismo, a cui si aggiungeva una visione critica nei confronti delle dinamiche internazionali della Guerra Fredda. Tuttavia, negli ultimi anni '80, le tensioni interne al PCI e la crescente influenza dei movimenti europei a favore di una via socialista più moderata e dialogante avevano iniziato a far vacillare il tradizionale orientamento comunista del partito. La fine del blocco sovietico, l'inizio di un processo di avvicinamento tra Occidente e Oriente e la rinnovata riflessione sul futuro del socialismo europeo erano segnali che un cambiamento era necessario. L’ultimo congresso del PCI si svolse dal 31 gennaio al 3 febbraio 1991 a Rimini e sancì l’affermazione della mozione di Achille Occhetto, Massimo D’Alema, Giorgio Napolitano, Walter Veltroni e Piero Fassino, e dunque lo scioglimento del PCI e la nascita del Partito Democratico della Sinistra. Con 807 voti favorevoli, 75 contrari e 49 astenuti, il Partito Comunista italiano, fondato il 21 gennaio 1921, decreta la propria fine. Non tutti, però, saranno d’accordo e al Congresso saranno presentate altre due mozioni: la mozione “Per un moderno partito antagonista e riformatore” proposta, tra gli altri, da Antonio Bassolino, Alberto Asor Rosa e Mario Tronti e quella della “Rifondazione comunista” sottoscritta, tra gli altri, da Pietro Ingrao, Lucio Magri, Alessandro Natta, Armando Cossutta e Luciana Castellina

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