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'Fate Presto': il 26 novembre di 44 anni fa Il Mattino segna la storia del sisma di Irpinia e Basilicata

Da pochi giorni (era il 23 novembre 1980) una forza distruttrice del decimo grado della scala Mercalli si era abbattuta nell'area dell'Irpinia, del Salernitano, del Potentino e del Foggiano per un totale di 679 comuni portando con sé morte, macerie e sfollati. La macchina dei soccorsi arranca e parte in ritardo mentre il Paese intero non ha ancora consapevolezza di quanto fosse accaduto nel profondo Sud. Tra i primi a precipitarsi con occhi colmi di dolore c'è il Capo dello Stato Sandro Pertini

'Fate Presto': il 26 novembre di 44 anni fa Il Mattino segna la storia del sisma di Irpinia e Basilicata

"Italiane e italiani, sono tornato ieri sera dalle zone del sisma. Ho assistito a degli spettacoli che mai dimenticherò". Sono giorni duri che segneranno per sempre l'esistenza dell'amato Presidente Pertini che visita le zone terremotate per fare ritorno a Roma. Il giorno dopo nel suo discorso alla Nazione a reti unificate manifesta disappunto dando voce alla disperazione dei sepolti vivi e alla rabbia dei superstiti, impossibilitati a salvare i propri congiunti. Pertini nella sua durissima "requisitoria" cita le leggi approvate nel 1970 dal Parlamento sulle calamità naturali e sgomento dichiara di aver scoperto che non sono stati attuati i regolamenti di esecuzione. Domanda più volte perché i centri di soccorso immediato non abbiano funzionato, perchè lo Stato sia ancora assente e chiede dal Quirinale un intervento immediato e di fare oltre il possibile perchè "non deve ripetersi quello che è avvenuto nel Belice, dove a distanza di 13 anni non sono state ancora costruite le case promesse. I terremotati vivono ancora in baracche: eppure allora fu stanziato il denaro necessario. Mi chiedo: dove è andato a finire questo denaro? Chi è che ha speculato su questa disgrazia del Belice? E se vi è qualcuno che ha speculato, io chiedo: costui è in carcere? Perché l’infamia maggiore, per me, è quella di speculare sulle disgrazie altrui. Quindi, non si ripeta, per carità, quanto è avvenuto nel Belice, perché sarebbe un affronto non solo alle vittime di questo disastro sismico, ma sarebbe un’offesa che toccherebbe la coscienza di tutti gli italiani, della Nazione intera e della mia prima di tutto". Parole che ebbero un grande impatto sulla popolazione. Fu una denuncia all’inabilità della macchina statale, incapace di agire in tempi rapidi. Quelle frasi, però, segnarono un punto di non ritorno iniziato con le dimissioni del prefetto di Avellino. Il racconto giornalistico, invece, prova a fare il possibile. Il dispiegamento de Il Mattino di Napoli è notevole con il noleggio di un elicottero che, sorvolando i luoghi del cratere, aveva restituito la fotografia nitida del disastro. Oltre 50 cronisti da Lioni a Balvano raggiungono i territori del sisma ben prima dei soccorsi e lo scenario è degno di una catastrofe epocale. C'è la disperazione e lo sconforto di intere popolazioni che hanno perso tutto. C'è il pericolo degli sciacalli, ma anche il dramma della fame e della sete, il dramma di non avere un tetto con il rigido inverno e le prime nevicate alle porte. Ma soprattutto in tanta polvere e detriti, potrebbero esserci ancora persone in vita sotto gli edifici crollati. A quarantott’ore dal sisma bisogna Fare Presto. E' questo lo storico titolo che Andy Wharol trasformò in un'opera d'arte figlio di una riunione di redazione, con Pietro Gargano e il direttore Roberto Ciuni

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