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Analisi

La confusione di Bergoglio sul gender. Prima afferma «anche gli omosessuali hanno diritto a una famiglia», poi invece: «L’ideologia gender è il pericolo più brutto del nostro tempo»

Trent'anni dopo Giovanni Paolo Secondo. Nel 2022 la Basilicata aspetta il Santo Padre per una storica visita

Papa Francesco

Per un attimo Bergoglio si è fatto cadere la maschera, ma tranquilli: sa come recuperare e non vi deluderà. Prima o poi doveva accadere, la Chiesa cattolica latina è ancora prevalentemente ancorata a certe discriminazioni fatte passare per princìpi inalienabili. Molti erano rimasti ancorati all’intervista di Bergoglio riportata in un docufilm sui diritti gender, appunto, in cui il monarca cattolico affermava: “Anche le persone omosessuali hanno diritto a formarsi una famiglia”. Invece, durante il convegno sulle vocazioni tenutosi l’uno marzo 2024 ha affermato: “L’ideologia gender è il pericolo più brutto del nostro tempo, cancella le differenze e rende tutto uguale, e cancellare le differenze significa cancellare l’umanità”. Ci sono princìpi intramontabili per alcune istituzioni religiose che si nutrono delle paure dei propri sudditi, le differenze nella sessualità sono ancora la pietra d’inciampo per molte religioni, anche quelle che vogliono apparire aperte alle difficoltà dell’essere umano, ma che non lasceranno mai la presa su certi princìpi, se pur discriminanti. Non verrà aperto nessun fascicolo sull’istigazione all’odio, come qualcuno ha auspicato, tranquilli, i monarchi hanno l’immunità diplomatica, inoltre Bergoglio è un perno fondamentale negli equilibri geopolitici di oggi. Ma la domanda più irrompente da parte dei sostenitori delle teorie gender è: come può la Chiesa cattolica latina fare certe affermazioni se all’interno del clero c’è una percentuale elevata di sacerdoti omosessuali, che hanno il proprio fidanzato segreto, come affermò il teologo monsignor Krysztof Charamsa? Perché il problema non è solo la teoria gender, se schierarsi a favore o no, ma l’ipocrisia di fondo da parte di un’istituzione religiosa piena di contraddizioni sostanziali all’interno del proprio corpo di governanti. Forse dare certe affermazioni sulle ideologie gender da parte della Chiesa è un modo di nascondere le problematiche interne del clero sull’indirizzo sessuale dei singoli? Dettare indicazioni sulla morale sessuale quando all’interno della propria istituzione c’è una problematica latente del genere è alquanto inopportuno, oltre al fatto che le crociate moralistiche generano sempre odio e divisione.
In questa occasione, a ogni buon conto, qualcuno dei politici e giornalisti bergogliani si è accorto che il loro beniamino è in linea con Ratzinger, mettendo in dubbio per la prima volta che Benedetto XVI abbia impiegato il suo pontificato solo a creare le condizioni per l’elezione di Bergoglio, in quanto se fosse stato eletto subito dopo il “colosso” San Giovanni Paolo II, non avrebbe avuto certo un tale consenso mediatico. L’acclamazione della folla “santo subito” in piazza San Piero in quella notte in cui esalò il suo ultimo respiro è ancora nei ricordi di tanti.
Altri tempi, il papa di tutti inizia a barcollare anche per quei politici e giornalisti bergogliani più accaniti. Alcuni esempi: il papa che amava la povertà, ma che ha sancito partnership solide con dinastie facoltose come i Rothschild, giustamente il Vaticano e i suoi poveri vanno inclusi nel capitalismo. Oppure il papa che ha istituito la Commissione per la pedofilia dei preti, dalla quale però personaggi importanti come Marie Collins, abusata da un prete in giovane età, hanno dato le dimissioni perché Bergoglio ignorava i propri interventi. E tante altre “scivolate”, non per ultime quelle sulla questione palestinese. Ma si riprenderà, tranquilli, colpendo qualche nuovo cardinale, o vescovo, uno di quelli che non gli sta a genio, troverà qualcuno di questi contro cui infierire e riportare i politici e i giornalisti bergogliani nostalgici verso di lui nuovamente, ha già un asso nella manica. Infatti, la sua tecnica principale è la “captatio benevolentiae” (accattivarsi la simpatia) di San Bonaventura, il quale insegnava ai propri sacerdoti un metodo infallibile sulla predicazione: “Quando vi accorgete che nelle vostre omelie tra la gente qualcuno inizia ad annoiarsi, voi sparlate dei preti, vedrete che carpirete di nuovo l’attenzione di tutti”. Il teatrino forse si è sgretolato un pochino, oppure Bergoglio avverte la stanchezza, e su questo ha tutta la sincera solidarietà, a differenza dei sacerdoti spagnoli che hanno invitato i propri fedeli a pregare perché Bergoglio salga presto in paradiso. Forse nella mente di Bergoglio a volte passa l’idea di pensare a un suo successore, allora meglio lasciare tutto com’è, di cambiamenti sostanziali non ne sono stati prodotti per due motivi: o perché gli è stato furbescamente impedito, o perché era tutto un bluff, solo semplici interventi pubblici, carezze e abbracci, eccezion fatta per le signore cinesi ovviamente.
La situazione nello Stato del Vaticano, travestito da Chiesa, è così complessa che non ci capisce più niente neanche il povero argentino. Infatti, negli ambienti cattolici circola un testo probabilmente scritto da un cardinale, in cui si riflette sul prossimo pontificato e sulla problematica delle sette dilaganti. In questo scritto, Bergoglio è accusato di essere autocratico, a volte vendicativo, intollerante verso il disaccordo, inoltre è accusato di avere un’ambiguità sulle questioni morali, non stabilisce mai qualcosa, una confusione che genera divisioni ormai ai massimi livelli. Il testo non è firmato da nessun cardinale, proprio perché si temono ripercussioni da parte di Bergoglio, la cui mentalità è quella tipica dei gesuiti, i quali fanno il quarto voto di fedeltà assoluta al papa. Crede che tutti i prelati debbano inchinarsi a lui senza discutere, anche se in apparenza lui non si definisce mai papa. Ma non tutti i cattolici sono gesuiti, la Chiesa cattolica latina vanta, infatti, di una diversità di pensieri teologici e filosofici sviluppati nel corso di ben due millenni, anche se poi s’infrangono tutti sullo scoglio invalicabile del Diritto Canonico.

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