IL MATTINO
potenza città
02.03.2024 - 16:57
Dell'inventiva e dell'entusiasmo di chi va via per non tornare più, di chi fuori è capace e viene messo in condizione di raggiungere vette inesplorate e nella terra natia è costretto a sopravvivere se il cognome differisce dal cerchio magico che in una piccola realtà di provincia del Sud Italia tutto può muovere e smuovere in perfetta armonia con la regola non scritta del nemo profeta in patria.
5, 6, o 7 gennaio di ogni anno: è questo il periodo in cui la bella gioventù potentina, solitamente poco più che 18enne, armi e bagagli, si ritrova numerosa nei pressi della stazione centrale o del terminal dei bus - tra i pochi in Italia con un numero di parcheggi pari alle dita di una mano - per condividere il momento della consuetudinaria, inevitabile, talvolta malinconica partenza. In quanto ad inventiva e resilienza, quella vera, il leghista Mario Guarente non è secondo a nessuno e ne ha dato prova direttamente da Napoli, città che dell'arrangiamento come filosofia e stile di vita ne ha fatto virtù. Potenza città dei giovani senza giovani è un po' come Totò alle prese con la vendita della fontana di Trevi, tra l'altro riuscendoci. Senza scomodare i più recenti report Istat o Svimez è un qualcosa di inimmaginabile e impossibile se paragonato ai convogli di Liscio o Marozzi, Flixbus o Trenitalia che simbolicamente svuotano di anno in anno un capoluogo di regione che pure avrebbe fortemente bisogno delle sue menti migliori e dei suoi figli più meritevoli. Dell'inventiva e dell'entusiasmo di chi va via per non tornare più, di chi fuori è capace e viene messo in condizione di raggiungere vette inesplorate e nella terra natia è costretto a sopravvivere se il cognome differisce dal cerchio magico che in una piccola realtà di provincia del Sud Italia tutto può muovere e smuovere in perfetta armonia con la regola non scritta del nemo profeta in patria. Nonostante un centro storico deserto e desolante, non più luogo di passeggio e shopping, tappezzato di affittasi e vendesi, un polo universitario sconnesso e isolato con il resto della città e chi più ne ha più ne metta è sicuramente vietato smorzare i facili entusiasmi dell'amministrazione, ma qualche domanda è più che lecita: dove sono i giovani o presunti tali? Quelli che restano cosa fanno e come vengono valorizzati? Canta Angelina Mango: "Vorrei dirti che devo andare. Ma che t’o dico a fa’? Eh eh, eh eh, eh eh".
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