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Stellantis: nel 2023 al ceo Taveres ben 13,5 milioni di stipendio e 10 una tantum. Elkann si "accontenta" di 3,2

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L'amministratore delegato di Stellantis, Carlos Tavares, ha percepito nel 2023 una retribuzione di circa 13,5 milioni di euro, circa 1,4 milioni in meno rispetto al 2022 (14,9 milioni di euro). I compensi dello scorso anno sono composti da una retribuzione base di 2 milioni di euro, che e' invariata da tre anni, a cui va aggiunta una retribuzione variabile del 90% rispetto ai molto sfidanti KPI di performance a lui assegnati, che ammonta a 11,5 milioni, circa 1,4 milioni di euro in meno rispetto alla somma percepita nel 2022. Oltre alla retribuzione di base e variabile, Tavares ha inoltre ricevuto nel 2023 un incentivo per la trasformazione di Stellantis in un provider di mobilita' tecnologica sostenibile, pari a 10 milioni di euro, approvato nel 2021 dal board di Stellantis nell'ambito di un piano per il raggiungimento di tappe significative e strategiche legate all'innovazione del gruppo nell'arco di cinque anni. Il presidente di Stellantis, John Elkann, ha invece percepito lo scorso anno compensi complessivi per quasi 4,82 milioni, circa 1 milione in meno rispetto ai 5,85 milioni del 2022. I compensi di Elkann sono costituiti da una parte fissa di circa 924 mila euro, fringe benefits per 684 mila euro e una parte variabile per circa 3,2 milioni.

Ira dei sindacati
"La retribuzione di Tavares del 2023, compreso il bonus, corrisponde allo stipendio di circa 12mila lavoratori di terzo livello. Cosa c'e' bisogno di aggiungere?". Ad affermarlo, il segretario generale della Fiom Michele De Palma, oggi a Torino, a margine del convegno "L'industria non e' finita" organizzato dalla Cgil. "Ci sono le lettere che arrivano ai lavoratori dell'amministratore delegato - ha spiegato - in cui dice 'facciamo i risultati insieme' e 'siamo tutti sulla stessa barca' e poi abbiamo i lavoratori di Mirafiori e di tutti gli impianti italiani in cassa integrazione e si chiedono risorse pubbliche per produrre come conditio sine qua non per produrre in Italia. E poi c'e' il divario tra il salario delle persone e il compenso dell'amministratore delegato, che si realizza esattamente per i risultati finanziari che l'azienda raggiunge. Tutto cio' e' ancora tollerabile e accettabile?". "Io penso che siamo arrivati a un punto di non ritorno" ha concluso.

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