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Chi ha paura della commissione parlamentare d'inchiesta sul caso Orlandi?

Caso Orlandi, la notizia del ritrovamento delle ossa a Roma rimbalza a Potenza. Gildo Claps: «Fine dell'angoscia, ma anche della speranza»

Una commissione d’inchiesta parlamentare può svelare tanti retroscena della politica italiana e anche geopolitica, come accade per la commissione parlamentare sui rapporti delle organizzazioni criminali e massoneria deviata. Infatti, collaboratori di giustizia provenienti dall’area 'ndranghetista hanno rivelato ulteriori scenari di istituzioni deviate, come anche i servizi segreti. Uno di questi è Pasquale Nucera, il quale afferma prima l’esistenza dei tre livelli della ‘ndrangheta, la minore, la maggiore e quella criminale, poi «ha chiarito il cd. “quarto livello” legato alla massoneria che aveva contatti anche con i servizi segreti e attraverso questi contatti si creavano dei raccordi che venivano utilizzati per varie finalità.
Ha precisato che tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio degli anni Novanta la ‘ndrangheta, cosa nostra, le logge massoniche deviate, i servizi segreti deviati, si erano fusi in un unico progetto criminale» (Commissione Parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie. Rapporti tra criminalità organizzata e logge massoniche, n.37, p. 42). Emergono trame eversive tra servizi segreti deviati e organizzazioni criminali in merito a sequestri di persone, dove circa la metà dei riscatti andavano ai servizi segreti deviati, in merito anche ad attentati, alla pianificazione dell’evasione di Totò Riina, andata poi a finire per loro male, e, non per ultima, alla creazione di “Falange Armata”.
La procura di Reggio Calabria ritiene «che l’esistenza di rapporti tra esponenti di vertice delle organizzazioni criminali sia calabresi che siciliane ed i servizi segreti possa ricondurre a convergenti dichiarazioni di numerosi collaboratori di giustizia, alcuni dei quali hanno precisato che si trattava di contatti assai risalenti nel tempo da cui erano derivati ad alcuni esponenti di vertice di famiglie di ‘ndrangheta indubbi benefici» (Commisione, p. 43). Per esempio, il collaboratore di giustizia «Antonino Lo Giudice ha riferito diffusamente in ordine ai suoi incontri con un personaggio dei servizi segreti in Sicilia, Giovanni Aiello, cui si era rivolto nel 2007 tramite il capitano Saverio Spadaro Tracuzzi dei servizi di sicurezza perché aveva bisogno di armi per affrontare esponenti della cosca dei Cordello» (Commissione, p. 42). Purtroppo ogni istituzione deve fare i conti con l’intenzionalità egoistica dei singoli.
«E’ emerso, inoltre, come personaggi di vertice di cosa nostra e della ‘ndrangheta avessero rapporti con esponenti degli apparati di sicurezza che ben avrebbero potuto insinuare e promuovere l’idea di rivendicare gli attentati con la sigla della “Falange Armata” per realizzare un effetto di depistaggio, ciò in una dimensione di assoluta coerenza con le finalità che avevano condotto alla creazione “in laboratorio” della suddetta formazione. Con il ricorso alla “Falange Armata” cosa nostra e le altre organizzazioni criminali intendevano rafforzare e rendere concreta la minaccia contro il Governo attraverso rivendicazioni nelle quali si prospettava l’esplosione di ulteriori bombe dirette a provocare diverse vittime.
La sigla “Falange Armata”, utilizzata anche per rivendicare gli attentati ai danni dei carabinieri uccisi in Calabria, era strumentale a creare sconcerto e disorientamento nell’opinione pubblica e soprattutto a non consentire l’attribuzione alle organizzazioni mafiose dei gravi fatti criminosi posti in essere» (Commissione, p.43). La sigla “Falange Armata” era utilizzata nelle stragi continentali e quelle ai danni dello Stato, da parte della mafia e altre organizzazioni criminali e la natura terroristica era solo una copertura per non essere ricondotti ad esse. Ma nell’indagine emerge un’altra collaborazione inaspettata. «Sul punto assai esplicito ed esplicativo appare un passo della sentenza della Corte d’assise di Reggio Calabria nel quale si afferma: “con elevata probabilità dietro l’utilizzo della sigla Falange Armata in relazione ai delitti della strategia stragista con finalità di natura politico-eversiva avviata da Cosa Nostra e appoggiata dalla ‘ndrangheta vi siano certe connivenze di soggetti appartenenti ai Servizi Segreti deviati in termini quantomeno di favoreggiamento di responsabili mediante il “suggerimento” di tecniche e modalità idonee a provocare una forte reazione dell’opinione pubblica per realizzare il cambiamento di rotta auspicato dalle mafie più potenti del paese» (Commissione, p. 43).
Questi tipi di scenari danno ragione a Pietro Orlandi, che in diverse circostanze dà indicazioni su quali piste seguire, quella dei servizi segreti, appunto, l’organo statale tra i più importanti per la sicurezza di una Nazione. Non è un caso che il giorno successivo la fine della serie tv sulla giovane Elisa Claps mandata in onda dalla RAI, il Senato ha finalmente dato il suo consenso all’istituzione della commissione parlamentare sulla scomparsa di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori. Durante la trasmissione “DiMartedì” su La7, Pietro Orlandi rispondendo alle domande di Floris ha ribadito che la verità debba essere ricercata in particolare nei rapporti tra Stato e Vaticano, e bisogna capire il ruolo dei servizi segreti. Come riporta G. Imperiale in “Il Tempo.it” (15-11’23), Pietro Orlandi spiega che gli enigmi del caso sono in alcuni faldoni scomparsi: “I faldoni del Sismi, perché il Sismi ha seguito questa storia nei rapporti coi servizi segreti stranieri che sono entrati i questa vicenda: dallo Sdece (servizi segreti francesi), alla Stasi (servizi segreti della Germania sovietica), il Gru (servizi segreti sovietici). Questi hanno avuto rapporti con Sismi e sono situazioni poco chiare che non sono state mai approfondite”. Anche nei servizi segreti possono esserci pedine importanti atte a svolgere non il proprio lavoro a favore della sicurezza nazionale, ma a depistare la giustizia. Si evince da diverse vicende italiane, le cui trame nascoste sono venute fuori proprio grazie alle inchieste parlamentari, incisive di natura propria. Questo anche per rispondere ad alcuni politici, come il senatore Pier Ferdinando Casini, che ha manifestato in Senato il proprio dissenso affinché un’inchiesta parlamentare sulla scomparsa delle due ragazze in questione non debba essere avviata, per posizioni evidentemente interessate a difendere altre parti, non per ultimo il Vaticano. Non sappiamo quanto verrà fuori, ma dopo quarant’anni forse un’inchiesta parlamentare è il minimo che si possa auspicare. Oppure c’è troppa paura che vengano a galla altre connivenze insane tra Stato e Vaticano, come teme Pietro Orlandi?

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