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Intervista all'ex assessore regionale di Forza Italia Basilicata passato con Pessolano

Acito: «In Azione ho trovato l’humus ideale per l’identità di partito moderato e liberale».

Acito: «In Azione ho trovato l’humus ideale per l’identità di partito moderato e liberale».

Acito, il suo passaggio in Azione ha creato non pochi rumors. Quali sono le vere motivazioni che l'hanno spinta a passare nel partito di Calenda?
Prima dell’esperienza di consigliere regionale di Forza Italia non avevo mai avuto tessere e quindi mai vissuto, dall’ interno, la vita di un partito politico; ero convinto che l’ adesione a Forza Italia avrebbe comportato un’interessante fase di confronto su tutti i temi di competenza relativamente al ruolo rivestito, con la conseguente condivisione delle azioni da adottare; invece nei tre anni di consigliere regionale non c’è stato neanche un incontro organizzato dai vertici del partito né preventivo né consuntivo; eppure le leggi regionali proposte sono state numerose, molte come primo firmatario del sottoscritto; per fortuna il lavoro di squadra con i colleghi Bellettieri e Piro, con cui i rapporti umani sono rimasti eccellenti, ha compensato l’ assenza totale del partito; l’assenza del partito però si è limitata al momento del confronto, del lavoro, dello sforzo di analisi e di sintesi sui problemi, salvo poi manifestarsi pesantemente, con indirizzi verticistici, quando si è trattato di occupare le poltrone disponibili. Sarebbe interessante chiedere ai vertici regionali e provinciali, dell’epoca, se hanno mai sentito parlare delle leggi regionali su “Basilicata si progetta”, oppure sulla “Stazione Unica Appaltante della Regione Basilicata”, oppure sullo snellimento della “legge sismica”, oppure sugli indirizzi proposti nel piano strategico 2021-2030, forse non saprebbero neanche della loro esistenza, figuriamoci se sanno che sono stati proposti dai consiglieri di Forza Italia. In Azione, invece, ho trovato esattamente il ruolo che ritengo debba svolgere un partito: confronto con la società civile, approfondimento dei temi dello sviluppo, del welfare, della sanità; insomma il confronto come metodo di lavoro e come obiettivo primario; una inversione a 180 gradi rispetto a quello che ho vissuto nei tre anni da consigliere.

In questa legislatura è stato consigliere regionale e poi, anche se per poco, assessore della giunta Bardi. Cosa è mancato, secondo lei, al primo governo regionale di centrodestra?
Il periodo da consigliere regionale è stato, all’inizio, abbastanza positivo; il confronto con la giunta e con il presidente era improntato al confronto ed all’ ascolto; cioè nella giunta e nel presidente trovavo l’ascolto che il partito di appartenenza non offriva. La parte iniziale del mandato è stato caratterizzato dalla posizione che adottai contro l’ autonomia differenziata, pur avendo contro parecchi colleghi di maggioranza ad estrazione leghista, alla gestione dell’ emergenza Covid all’interno di un gruppo di lavoro per ascoltare le criticità che emergevano dal mondo imprenditoriale per poi sottoporre all’ assessore Cupparo, titolare dell’ assessorato alle attività produttive, le proposte poi trasformate nel regime di aiuti a favore del sistema delle imprese; devo dire che il meccanismo ha funzionato anche grazie alla lungimiranza dell’ assessore Cupparo che ha manifestato, in quel frangente e non solo, lo spirito imprenditoriale di concretezza e decisionismo per dare risposte, in tempi brevi , alle numerose e cospicue richieste provenienti dal mondo produttivo; anche questa è stata una esperienza positiva; lo spartiacque, invece, si è verificato con l’approvazione del Piano strategico 2021-2030; pur con i suoi limiti, in quanto per la gran parte contenente gli indirizzi di finanziamento del PNRR. Quel Piano strategico è stato, dopo l’approvazione in giunta ed in sede di adozione in consiglio, integrato con la parte relativa alla visione di sviluppo futuro con l’ emendamento, una ventina di pagine , da me proposto, approvato all’unanimità del Consiglio regionale; in altri termini il disegno di visione esiste già nel documento finale che , paradossalmente, è stato accantonato come se l’ approvazione del Piano Strategico fosse la fine di un processo e non l’inizio di un percorso proiettato al futuro, come se fosse solo un obbligo da ottemperare, richiesto dallo Statuto, e non una guida che avrebbe dovuto essere il faro per illuminare le azioni da adottare per dare le risposte ai numerosi e gravi problemi che affliggono la Basilicata. In sintesi, da quel momento è mancato il coraggio di proiettarsi al futuro limitandosi a guardare la propria ombra proiettata sul marciapiede.

Non vi è dubbio che con molti suoi ex colleghi della maggioranza ci sono stati diversi approcci e punti di vista differenti sui temi. Uno di questi è l'Academy di Matera, sul quale ha dibattuto con l'assessore Galella di FdI.
L’ Academy è contenuto nel Piano Strategico, è un pezzo importante della strategia di sviluppo dell’intera regione; in questi giorni è stata presentata Open Lab, iniziativa realizzata dall’ ENI con il supporto di Shell Italia; quello che propone l’Eni è scritto nel piano strategico e sarebbe una occasione straordinaria per i giovani talenti se la regione ne assumesse la regia e non facesse solo da spettatrice. Ma qualcuno dovrebbe leggersi il piano strategico e utilizzare queste opportunità per il decollo della innovazione in Basilicata con la visione oltre l’orizzonte visibile; invece purtroppo li vedo concentrati esclusivamente sul proprio ombelico. Tornando all’ Academy, serve sottolineare che, essendo stato approvato dal consiglio regionale, è legge che tutti devono rispettare e quando dico tutti mi riferisco anche agli assessori ed al presidente; se qualcuno vuole cambiare il progetto non può farlo se non passando dal consiglio per farsi approvare la sua variante; è la regola fondamentale del diritto; a nessuno è consentito derogare. Ho avuto un confronto dialettico, in verità molto civile e rispettoso dei ruoli, con l’assessore Galella; eravamo e siamo su posizioni diverse; a lui ho contestato le sue scelte che erano, secondo me, molto condizionate da fattori geografici, diciamo dalla difesa di un territorio minore dell’intera estensione regionale; diciamo che in politica ci potrebbe pure stare questa impostazione; francamente ho ancora difficoltà nel capire il perché della paralisi al cambio della responsabilità assessorile; mi dicono che vorrebbero bypassare l’obbligo di procedere al bando di evidenza pubblica, a livello comunitario, per trovare il soggetto gestore, il vero cervello, che dovrà avere la regia dell’ Academy; se malauguratamente dovessero insistere in affidamenti diretti a società in house della regione, per non fare la gara, allora sarà la morte dell’ Academy, si spenderanno soldi per i soliti corsi di formazione ed avremo perso un’occasione più unica che rara. I nostri figli e nipoti non ce lo perdoneranno.

Annunciando il suo ingresso in Azione ha parlato di un nuovo progetto politico per la Basilicata. In Azione ho trovato l’humus ideale per l’identità di partito moderato e liberale, dove il confronto è sui temi reali di interesse collettivo. Ho trovato molto positivo l’approccio di non proporre nulla che non sia realizzabile; il populismo fatto di promesse irrealizzabili, in campagna elettorale per prendere qualche voto in più, è l’opposto di quello che ho trovato in Azione, anche per la mia formazione tecnica ormai strutturata in quanto non condivido minimamente l’idea di proporre soluzioni non realistiche.

Stiamo sui temi. Di cosa dovrà occuparsi prioritariamente la prossima giunta regionale?
Oltre all’emergenza sanità, con tutte le sue variabili di difficile approccio, ed al tema del welfare, sono tre gli altri temi fondamentali che dovrebbero essere il faro per l’attività della prossima amministrazione regionale. Lo spopolamento delle aree interne, il rafforzamento del tessuto imprenditoriale locale e la creazione di condizioni per ridurre l’ emorragia dei nostri giovani; tre temi che sono tra loro interconnessi e che sono stati più volte sottoposti a questa giunta in carica; le soluzioni sono scritte sempre nella parte da me proposta nel piano strategico ma non si sono volute adottare per motivi ancora oscuri; non voglio pensare minimamente che nessuno dei componenti la giunta regionale lo abbia letto e tantomeno metabolizzato. Se Azione sarà nelle condizioni di poter incidere sulle scelte del prossimo governo regionale sono certo che sarà estremamente incisivo su questi temi.
Ma Enzo Acito sarà candidato alle prossime regionali di primavera?
Anche in questo caso prima delle scelte serve il dialogo ed il confronto; l’epoca delle direttive calate dall’ alto, tipo Forza Italia, è per me definitivamente tramontata. Se ci saranno le condizioni e se queste saranno state condivise non farò mancare la mia disponibilità alla prossima competizione regionale.

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