IL MATTINO
Reportage/10
18.08.2023 - 11:56
La possibilità di Ischia di farsi terra e mare consente a chiunque la frequenti di avere infinite vie di fuga, un fatto questo che è stato ed è la fortuna dell’isola, chi la frequenta sa che a Ischia potrà “viaggiare” di continuo senza dovere andare altrove. Quando ci si stanca del mare c’è l’Epomeo con i suoi sentieri, quando ci si stanca del mare e della montagna ci sono le terme, terme che tutto l'anno offrono la possibilità di curare corpo e anima, e quando ci si stanca di tutto questo rimane sempre la vita da vivere, la quotidianità, come dappertutto del resto.
Basterebbe questo come pacchetto per rendere Ischia “splendida splendente” ma non basta.
L'isola più che ai sui abitanti deve agli stranieri la possibilità di modificare la propria condizione, stranieri che ne intravedono, all'istante, le potenzialità economiche, a differenza degli ischitani che, essendo totalmente assuefatti al luogo, filtrano ogni cosa con la convinzione che tutto tenga, malgrado il mare ogni giorno dimostri il contrario.
Alla bellezza, come alla bruttezza, ci si abitua, un fatto ampiamente sottovalutato e che conduce la bellezza dritta dritta sul patibolo dell’incuria e del degrado.
Gli stranieri, da qualsiasi parte arrivino, hanno perso il ritmo del tempo e del vivere secondo natura, che a Ischia, ma sulle isole tutte, sono la misura di ogni cosa, e all'istante realizzano che un’altra vita su questa isola è possibile così da volerla trasformare l’isola, dando alla bellezza la cornice giusta per non rendere la bellezza innocua, addomesticata come accade nel quadro di Giacomo Balla: “Dinamismo di un cane al guinzaglio". Un tentativo efficace quello di Balla, tanto da rendere lo spazio e il tempo progressivi, armonici, come accade a Ischia dove lo spazio e il tempo sono armonici e progressivi, e la bellezza viene continuamente messa al guinzaglio con risultati differenti e nefasti rispetto a Balla.
Un esempio su tutti, dell’importanza dello straniero per la difesa e la promozione del territorio, grazie a un suo utilizzo funzionale, è Lacco Ameno, che deve ad Angelo Rizzoli, il cummenda, l'ammodernamento e le infrastrutture capaci di soddisfare le esigenze di chi, pure se a mare, del lusso non può fare a meno, perché Lacco Ameno grazie ad Angelo Rizzoli la fame non l'ha patita più, un fatto che ha permesso ai sindaci che si sono avvicendati di poter continuare a vivere di rendita.
Lacco Ameno è un mondo a sé, e pure se i lacchesi come qualsiasi ischitano/isolano tendono a fare ogni cosa con il minimo sforzo, in questo caso la presenza di un'interfaccia sociale più densa li costringe a muoversi in maniera differente, anche se poi le liti permangono perché il contadino che è in ogni ischitano viene fuori, e con lui “la roba” come misura di ogni cosa.
Come si sopravvive alla fame su un'isola
Giosuè Barbieri: l’uomo dal pene d'oro, una storia ischitana
La storia di Giosuè Barbieri è una storia da rotocalco ed è il paradigma esistenziale dell’ischitano, dell'ischitano che lascia la zappa, si impiega nei grandi alberghi - grandi alberghi che ai tempi di Giosuè Barbieri erano ancora pochi e davvero lussuosi - e da lì inizia la scalata sociale, usando il sesso e la fluidità di genere, istintuali, come strumenti capaci di offrire una possibilità di vita altra, perché l’istinto animale negli ischitani è primario e rappresenta la bussola esistenziale/comportamentale per andare dappertutto.
Giosuè Barbieri grazie ai consigli di Emilio Colombo e dell' ex moglie di un importante editore straniero diventò proprietario del locale più esclusivo de "le Fumarole" (“Da Nicola”, con il suo divieto di accesso a chi soldi non ha, era lontano da venire) garantendo soldi ai suoi familiari, ma nessuna visione imprenditoriale. Un pene d'oro, così veniva soprannominato Giosuè Barbieri, non fa Primavera, ma la scogliera davanti al suo locale, chiamata scogliera Colombo, è stato il primo esempio di difesa del territorio su questo lato dell'isola, seguito dal ripascimento del 2002, grazie a Romano Prodi, allora Presidente della Commissione Europa e frequentatore della spiaggia dei Maronti dove amava correre, e ad Antonio Bassolino, governatore della Campania. Dopo di loro nulla più, se si esclude la messa in posa di una scogliera in Cavascura per risolvere il problema, serissimo, della mancanza di spiaggia ai Maronti - un problema che ha a che fare con la morfologia del luogo - e il ripascimento in zona Petrelle, con il concorso del Comune di Serrara Fontana e di una cordata di imprenditori che su quella parte di spiaggia hanno le loro attività.
Poca roba.
Eppure mai nessuno si è preoccupato di risolvere tutto questo e per tempo. In Liguria, che di certo non ha spiagge lunghissime, il ripascimento è una pratica annuale, diversamente come potrebbero lavorare gli operatori del settore, e come potrebbe mantenere la Liguria la sua grande capacità attrattiva nei confronti dei turisti di tutto il mondo?
A Ischia si lascia correre, aspettando che siano gli imprenditori, imprenditori che sulla spiaggia hanno le loro attività, a farsi carico dei costi, ma nessuno di loro è Giosuè Barbieri e quindi tutto va in malora.
La difficile vita dei residenti
A causa delle differenti velocità dell’isola, differenti velocità che il turismo, unico comune obiettivo, non riesce a compattare, la fame più della fama fa da stabilizzatore sociale, così i problemi derivanti dalla necessità di manutenere il territorio diventano sempre meno importanti, mentre i sindaci sull'isola sono tali a vita, grazie al ricambio generazionale, così che i figli succedano ai padri. A costoro interessa il mantenimento dello statu quo, diversamente cosa potranno promettere alle elezioni prossime, e a venire, se iniziano a prendersi la responsabilità di rendere l'isola più ospitale? Per fare questo serve una presa di coscienza collettiva, ma a Ischia questo non è mai accaduto.
Così il turismo, unica vera risorsa, ha il fiato corto, tanto che all’abbisogna si serve di Napoli, quella Napoli che consuma e spende e sporca e che non dà futuro, mentre i tedeschi e i russi che la frequentano adesso l'isola sono i sottoproletari d'Europa, la massa globalizzata, in pratica, e tra loro e gli italiani senza futuro non c’è differenza, a tutto discapito dell'economia isolana.
La vita sull'isola in estate diventa difficile per l'eccesso di turisti, anche se ormai i turisti sono concentrati nei weekend e sono interessanti solo a spendere il meno possibile, perché il turista oggi vuole solo essere parte della narrazione collettiva e da social, la vacanza gli serve solo per aggiornare i propri status, di contro aumentano i costi per lui, ma poiché la domanda e l'offerta usano solo il calmiere economico come stabilizzatore, l'economia isolana è destinata a soccombere. D'inverno invece ci si mette il mare a governare ogni cosa, in entrambi i casi, e cioè sia d'inverno sia d'estate, l'ischitano latita, è in letargo, al punto da non dare importanza al mare e alle stagioni estive che ripetendosi, senza nuove prospettive di sviluppo, erodono allo stesso modo spazio e tempo in maniera dinamica e senza guinzaglio.
( 10 – continua )
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