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Reportage/4

Viaggio lungo le coste della Campania e della Grande Lucania e del loro sogno del mare d'inverno. La Piana del Sele e le sue mille facce

Viaggio lungo le coste della Campania e della Grande Lucania e del loro sogno del mare d'inverno.  La Piana del Sele e le sue mille facce

Benché la Costiera Amalfitana sia tra i biglietti da visita più prestigiosi per Salerno e per la Campania tutta, Mercatello rimane il punto di riferimento più che la Costiera stessa per il mare che da Salerno porta in Basilicata. Perché Mercatello è la spiaggia che se da un lato diventa costa senza spiaggia, e perciò dura, impervia, antica, fino ad arrivare a Sorrento, e quindi a Napoli, dall'altro lato è anche il luogo in cui la spiaggia continua, fino a quando gli scogli di Palinuro non diventano il nuovo limite da inglobare e da oltrepassare per arrivare in Lucania, proseguendo su questo doppio binario del mare, doppio binario che l'uomo vorrebbe addomesticare, e che invece finisce irrimediabilmente solo per sfruttare in maniera disarmonica e discontinua.

La Piana del Sele e le sue mille facce
Il lato di mare di Salerno che diventa solo spiaggia è un pullulare di realtà, di sogni aggrovigliati e di sogni infranti, ed è una parte di mare in cui c’è la Piana del Sele. Un pezzo di territorio eterogeneo, pezzo di territorio in cui, da sempre, convivono, con difficoltà, oasi di pace, serre - quelle della terza gamma che nella Piana del Sele è approdata, dopo che la Pianura Padana, desertificata, non aveva più niente da offrire ai produttori di ortaggi – parchi gioco, come quello di Pontecagnano, e speculazione edilizia sfrenata. Praticamente il Villaggio Coppola parcellizzato senza che mai a quello, per davvero, si fosse pensato, creando, paradossalmente, più problemi e facendo più danni di quella speculazione edilizia faraonica.
Le interpoderali che nella Piana del Sele portano al mare gli abitanti dei paesi non più bagnati, da presso, dall'acqua salata, sono la testimonianza di come quel mare, una volta e al tempo dei Greci, lambisse tutta la provincia di Salerno, da qui i terreni fertili, anche per la presenza di fiumi che arrivano poi fino al Sele che a mare va a confluire.
Questo complesso tracciato di storia e di vite mai incanalate, fa da zoccolo duro e da base a una realtà che non è scalfitta né è assorbita dallo zoccolo duro, tanto che lo zoccolo si trasforma in terreno molle, un terreno molle incapace di compattarsi e di trasformarsi in maniera armonica. Anche qui si tende a perseguire la strada dello sfruttamento del territorio fine a sé stesso, mentre al mare viene assegnato il ruolo, e il compito, di cornice. Una cornice stanca, che contiene un mare osservatore disincantato e assente, più che un protagonista e un padrone assoluto dei luoghi, un protagonista cui a poco a poco sono state sottratte bellezza e potenza. E anche se le caretta caretta vanno a deporre le uova a Campolongo, a ridosso del fiume Sele, è solo una passata di vernice tutt'altro che laccata. Come è stata una passata di vernice abbattere le costruzioni abusive a ridosso della pineta, pineta che era una delle più belle d'Europa, almeno negli Anni ’70, senza che poi ci fosse stato un vero progetto di riqualificazione del territorio, progetto che avrebbe evitato l'ulteriore decadimento del luogo, luogo che soprattutto di notte diventa terra di nessuno che sia estate o sia inverno.

Le cattedrali nel deserto

Ciò prova come il mare, da questo lato del Tirreno, mai sia stato preso seriamente da chi ha amministrato i luoghi dagli Anni ‘80 in poi, ma anche da chi avrebbe potuto investirci con maggiore oculatezza, e invece si è pensato sempre e solo a costruire cattedrali nel deserto, tanto che anche gli alberghi più esclusivi, costruiti a ridosso di spiaggia e pineta, sembrano essere stati costruiti per caso, anche se lo scopo era quello di “sprovincializzare" la zona.
Il risultato è stato l'accentuazione del degrado, un fatto che fa sembrare questi luoghi uguali a qualsiasi altro luogo del globo, risultato che ancora una volta porta a uno sviluppo asimmetrico e a doppio binario.
La maledizione del mare da questo lato è così una maledizione di tutto l'anno, quelle interpoderali nate con la bonifica di queste zone, zone che da ex mare divennero acquitrini, da qui l'esigenza di bonificarle, mai sono diventate vie di comunicazione differenti, nonostante l’attraversamento costante di mezzi di qualsiasi tipo.
Questo ha creato situazioni abnormi, come quella di dividere per censo le spiagge e i luoghi, luoghi ulteriormente parcellizzati dal Sele.

Le spiagge e le caste

E così a mano a mano che il mare, più che la vita lungo le interpoderali, si urbanizzava, le persone si spostavano da una parte all'altra: i borghesi/professionisti verso Paestum, Agropoli e il Cilento, il mare bello e buono, il resto sul lato che dal Sele porta a Mercatello. Un lato in cui confluivano e confluiscono non solo gli abitanti di Pontecagnano, di Battipaglia, di Eboli ma anche quelli prossimi a Salerno, come Nocera, Scafati, per esempio, e quelli che dalla provincia di Avellino, trovavano e trovano più comodo spostarsi verso il mare in cui sfocia il Sele, come se questa parte di mare fosse talmente distante dalla loro quotidianità da diventare un luogo esotico, tanto da essere scelto per le vacanze, ma anche più accessibile, democratico. Eppure si ha l'impressione che sia gli uni sia gli altri mai siano stati a mare, come testimoniano anche i rituali che si consumano in spiaggia, quelli di un'Italia che guarda al mare sempre e solo senza sentimento.
In ogni dove riecheggia nell'aria un “vir o mare quant’è bello” dalla celeberrima “Torna a Surriento", e invece nessuno vede e sente niente.
Soprattutto non vede e non sente il mare.

(4 – continua)

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