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Olivicoltura

Olivicoltura lucana, grido d’allarme dell’Oprol - Cia Basilicata: "Soluzioni immediate e ragionate"

Olio di semi spacciato per olio d'oliva: 24 arresti

«Dopo le colture foraggere pressoché nulle, le cerealicole compromesse e una vitivinicoltura resa ai minimi storici ora tocca agli olivicoltori». È il grido d’allarme dell’Oprol-Cia Basilicata che stima nel 40% il raccolto danneggiato e caduto al suolo per le continue “bombe d’acqua” e grandinate intense. «Ci eravamo cullati che nonostante un periodo di fioritura e allegagione altalenante tra giornate piovose e temperature non ideali – sottolinea Paolo Colonna, presidente Oprol - avevamo superato tutto ciò con una certa positività. Ora la fanno da padroni le bombe d’acqua e grandinate intense...Alberi secolari squarciati. Ci vogliono soluzioni immediate e ragionate. Per un comparto che già lascia alle spalle un anno nero per l’intera compagine olivicola mondiale». La campagna olearia 2022 si è chiusa in Basilicata con 3.427 tonnellate, 492 tonnellate di olio prodotto e una resa olio/olive del 14,36%. «Avevamo indicato il 2023 come anno di svolta per l’olivicoltura, in particolare per quella lucana e invece – aggiunge Colonna – siamo costretti a difenderci dai danni dovuti ai cambiamenti climatici e non solo. Non si sottovaluti il mantenimento dei nostri uliveti per la salvaguardia del territorio e del paesaggio. Anche perciò rilanciamo la riapertura dei tavoli regionali permanenti per una efficace programmazione e monitoraggio delle attività. Si tratta di far ritornare l’olivicoltura al centro dell’agenda del governo centrale e regionale».

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