IL MATTINO
potenza
30.05.2023 - 18:35
Ogni 29 maggio a Potenza, anticipando la processione religiosa che si celebra il giorno successivo, si svolge ogni anno la storica parata dei turchi in onore di San Gerardo, santo patrono della città. Per tutti i potentini è la sfilata dei turchi, rappresenta il momento di massima aggregazione sociale e occasione di grande affluenza nel capoluogo lucano, è attesa durante tutto l'anno ed è preceduta da tre giorni di festa e appuntamenti culturali e musicali.
Le origini della parata sono dubbie, e pur essendo forse la meno credibile dal punto di vista storiografico, l'interpretazione che ne viene rappresentata risulta essere certamente la più appassionante e coinvolgente. La leggenda vuole che nel XII secolo un esercito di guerrieri turchi, dopo aver risalito navigando il fiume Basento, sarebbe stato in procinto di raggiungere la città di Potenza per metterla a ferro e a fuoco. La popolazione, atterrita dall'imminente arrivo del nemico e consapevole della forza distruttrice che si sarebbe abbattuta inarrestabile, avrebbe chiesto aiuto al vescovo, Gerardo La Porta, divenuto poi santo, il quale in una luce accecante e con l'ausilio di angeli guerrieri avrebbe messo in fuga la masnada di invasori turchi. Una delle fonti storiche da citare è sicuramente Raffaele Riviello, che nel suo Usi e costumanze della città di Potenza descrive la parata proprio in riferimento a questo miracoloso evento, che risalirebbe al 1111 d.C. Qualche dubbio sulla navigabilità del Basento, anche rispetto a quel periodo, e altre evenienze storiche hanno dato adito ad altre teorie sull'origine della manifestazione: la liberazione del re di Francia Ludovico fatto prigioniero dai Saraceni, oppure un'antica leggenda campana che riguardava alcuni cristiani martirizzati in viaggio dall'Africa a Roma (Giacomo Racioppi); la battaglia avvenuta sì contro i turchi, ma a Vienna molto più tardi, nel 1683, o le similitudini con la processione a ricordo di schiavi riscattati da religiosi, tenutasi a Bruges nel 1884. Qualunque sia la reale origine della parata storica di Potenza, risulta chiaro che la figura dei turchi sia comunque un riferimento alle reali minacce e invasioni subite storicamente da quasi tutte le popolazioni meridionali, e che si mescoli virtuosamente ai festeggiamenti pagani e rituali che si tengono nel periodo di maggio in tante aree del sud, atte a invocare la rinascita della natura, la prosperità e la vittoria contro le asperità di quell'inverno che diviene metaforicamente stereotipato. Inoltre le feste patronali hanno da sempre una valenza sociologica riguardante i ceti meno abbienti che, isolati spesso nelle proprie realtà rurali, durante i giorni di festa occupavano e in qualche modo riconquistavano gli spazi e i ruoli che erano appannaggio delle fasce più nobili e ricche; anche se solo nella finzione dei rituali e delle messe in scena, contadini, pastori e artigiani indossavano finalmente i panni di coraggiosi cavalieri, o esorcizzavano ataviche paure indossando i panni di guerrieri invasori. Ogni anno la parata dei turchi rivive la sua intrinseca bellezza grazie agli sforzi delle istituzioni locali e al fondamentale apporto di ferventi associazioni, come I Portatori del Santo e Io Potentino che, durante tutto l'anno, investono tempo ed energie per coinvolgere l'intera città nei giorni di festa e nell'ormai tradizionale pranzo che precede la partenza della sfilata. Ai portatori del santo e a centinaia di figuranti locali si aggiungono ogni anno anche nuovi partecipanti provenienti da fuori città, a riprova che il fascino della manifestazione ha toccato anche le corde sentimentali di chi, dopo esserne stato spettatore, ha deciso con entusiasmo di entrarne a far parte e omaggiarne la tradizione in prima persona. In centinaia sfilano dal campo sportivo fino al centro storico della città, in un tripudio di musica e danze, con adulti e bambini in abiti storici, tra sbandieratori e tamburini, cavalli e falconieri. Ad ogni sosta del corteo si ammirano scene di lotta tra cavalieri e soldati turchi, i quali si lanciano sul pubblico, posizionato lungo le strade a formare due grandi ali intorno alla parata, e strappano spesso sorrisi piuttosto che lo spavento sperato. Grandi protagonisti sono la nave con il Gran Turco e ovviamente il tempietto del santo patrono, sorretto dai portatori per sfilare in trionfo. Il tutto si articola in diversi quadri storici, con riferimento a diversi periodi: il 1100, che rappresenta il momento della santificazione e della devozione per San Gerardo, poi il 1500, con l'arrivo a Potenza del conte Alfonso de Guevara e infine il 1800, con evidente riferimento alle tradizioni potentine. In tempi recenti si è anche recuperata l'antica usanza della iaccara, un fascio di canne e di legna lungo più di dieci metri e pesante circa una tonnellata, sostenuto a spalla e fatto sfilare con maestria da circa venti portatori lungo tutto il percorso della parata.
Alla fine del tragitto la iaccara viene innalzata, scalata dal capoiaccara e incendiata, in omaggio votivo a San Gerardo. Sono evidenti i richiami a molti riti pagani, specie quelli arborei celebrati in tutta la Basilicata. Nella storica parata dei turchi migliaia di ammirati spettatori e più di mille entusiasti interpreti con indosso i costumi tipici potentini, si rispecchiano nell'impegno del comune e delle associazioni e si stringono intorno al santo patrono, simbolo di unità e di rinnovate speranze.
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