IL MATTINO
Il caso (2)
26.05.2023 - 11:43
Il coraggioso NO del liceo Albertelli di Roma: un possibile nuovo inizio, se altri seguiranno il suo esempio, per dirottare i massicci investimenti del PNRR destinati alla Scuola dalla riprogettazione delle presuntivamente “anacronistiche” aule quadrate con i banchi a file, non sufficientemente multimediali - riprogettazione che si vuole atta a favorire “esperienze didattiche immersive”, basate sulla continuità fra lo spazio fisico e virtuale propria di un “ambiente di apprendimento onlife” - verso altre priorità: la sicurezza fisica degli studenti, mediante opportuni interventi infrastrutturali, e l’assicurazione della continuità didattica all’interno di classi numericamente adeguate, in conformità al diritto all’istruzione costituzionalmente sancito.
Secondo una ricerca internazionale, Italia compresa, di Frontiers in Psychiatry (2022) per oltre 3 adolescenti su 10 l’istituzione scolastica trasmette insicurezza e disagio e la criticità più diffusamente percepita è la mancanza di dialogo fra studenti e insegnanti. Nelle scuole in cui migliore è il rapporto aumenta la probabilità che i ragazzi si sentano emotivamente al sicuro; da qui la rilevanza attribuita dai ricercatori al ruolo del docente. Evidentemente consci della centralità del fattore relazionale i “dissenzienti” del Pilo Albertelli individuano quale elemento di rischio dell’apprendimento ibrido promosso dal piano Scuola 4.0, e dai progetti proposti al Liceo, proprio la mediazione digitale del rapporto fra studente e insegnante e fra studente e studente. La DAD sperimentata durante la pandemia ha prodotto una rottura drammatica nel vissuto scolastico dei ragazzi verosimilmente non paragonabile all’impatto di forme di apprendimento di questo tipo. E’ lecito tuttavia tenere conto di alcune emergenze valutative, come quelle della ricerca condotta da Parole O Stili, Istituto Toniolo e Ipsos su 3500 alunni delle scuole secondarie, che hanno diffusamente testimoniato del crollo nefasto di schemi morali e comportamentali accompagnato, per un quarto di loro, da un deterioramento del rapporto e del dialogo con l’insegnante e con i coetanei; anche peggiore la valutazione della DAD sotto il profilo dell’apprendimento e della motivazione. Ciò pur in presenza di un corpo docente che il 50% ha promosso con un “sufficiente” e “buono” in rapporto al livello di digitalizzazione. L’upgrade da questo punto di vista è in ogni caso garantito dal Piano Scuola 4.0, che punta a migliorare la performance degli insegnanti posizionati, nel quadro di riferimento europeo per la misurazione delle digital skills DigCompEdu, sui 6 livelli di Novizio, Esploratore, Sperimentatore, Esperto, Leader e Pioniere.
Le ricerche che focalizzano l’attenzione sul ruolo dei docenti e sull’importanza delle relazioni all’interno della comunità scolastica sono, è bene ricordare, da leggersi alla luce di altre allarmanti evidenze sulla fragilità crescente di quella che viene definita Generazione Z. Per restare a Roma, città del Liceo Albertelli, i dati diffusi dall’ospedale Bambino Gesù sono eloquenti in merito alla crescita esponenziale, negli ultimi 10 anni, delle consulenze per casi di ideazione suicidaria e degli accessi al PS per comportamenti suicidari da parte di giovanissimi, mediamente quindicenni, con un ulteriore aumento del 75% nei due anni di pandemia.
Tutto ciò induce verosimilmente a interrogarsi sull’opportunità di adeguare il sistema educativo e formativo a modalità di interazione che se è vero che sono proprie di questa generazione, che di fatto se le è trovate, non è altrettanto chiaro se siano la via verso le magnifiche e progressive sorti della Scuola, ovvero una con-causa del disagio emergente dei giovani e, con ciò, della comunità scolastica di cui come studenti sono parte. A margine di questa riflessione è curioso apprendere da una recente ricerca di Spotify sulla Generazione Z che il 59% degli intervistati crede che la vita fosse migliore prima dei social media.
2. Continua
edizione digitale
Il Mattino di foggia