IL MATTINO
Analisi
21.04.2023 - 12:20
Il caso di Emanuela Orlandi è tornato ad essere considerato molto di attualità da quando Netflix ha pubblicato e tradotto in 141 lingue la mini serie dedicata alla ragazza scomparsa 40 anni fa, dopo le prove del coro nella chiesa Sant’Apollinare a Roma, a cui aveva partecipato il pomeriggio di quel 22 giugno del 1983. Un’altra serie televisiva, questa volta della Rai, che avrà un lungo seguito sarà quella dedicata alla ragazza di Potenza, Elisa Claps, il cui corpo è stato ritrovato dopo 17 anni dalla scomparsa nel sottotetto della Chiesa della Santa Trinità del capoluogo lucano.
Il fratello di Emanuela, Pietro, ha rilasciato innumerevoli interviste a giornali e partecipa di continuo a trasmissioni televisive, giustamente, e di recente è stato anche ascoltato da una commissione ecclesiastica per diverse ore per l’inchiesta condotta direttamente dal Vaticano. Ma in un’intervista rilasciata telefonicamente al quotidiano on line “L’Unione Sarda.it” (del 3 e del 5 aprile 2023), Pietro riporta l’attenzione su Gladio. Sono così tante le piste d’indagine sulla ragazza scomparsa 40 anni fa che non si riesconono a seguire più facilmente. Soprattutto sono tantissimi i tentativi di depistaggio in merito all’intera vicenda. Infatti, Pietro è sempre molto prudente di fronte ai diversi scenari aperti e qualche frase detta è stata anche fortemente fraintesa. Il Corriere della Sera avrebbe in mano un documento “riservatissimo” che descrive i presunti spostamenti della quindicenne, fin dalla sera della scomparsa. Emanuela fu portata da Civitavecchia in Sardegna la sera stessa in cui sparì, poi, in seguito, con un’imbarcazione a Londra. Il trasferimento sarebbe stato gestito da agenti dormienti di Gladio. Pietro afferma di essere in possesso di elementi che dimostrano la veridicità della tesi, secondo la quale la sorella sia stata portata in Inghilterra.
Ma cos’è Gladio? Si tratta di un’organizzazione segreta italiana paramilitare sorta nel 1951. La Commissione Parlamentare d’Inchiesta sul Terrorismo in Italia e sulla Mancata Individuazione dei Responsabili delle Stragi (Doc XXIII, n°51, istituita con legge 17 maggio 1988, n. 172) afferma: «Gladio non è stata tanto una struttura segreta, quanto un “segreto”. Un segreto che lo Stato italiano ha condiviso con altri Stati, e che a un certo punto è diventato suo. Come questo segreto abbia preso forma all’inizio degli anni ’50 e si sia protratto sino ai nostri giorni, è stato oggetto di una prima relazione della Commissione del Parlamento. Si è sostenuto, addirittura con compiacimento, che il fatto che il segreto sia stato mantenuto così a lungo in un Paese come l’Italia ha del miracoloso. Quel che non è stato detto è che le nostre leggi e le nostre istituzioni, se fossero state servite lealmente e correttamente, non avrebbero potuto consentire né il sorgere, né il suo protrarsi negli anni. L’ordinamento e le leggi della Repubblica non ammettono infatti in nessun modo che si formino e operino organismi statuali al di fuori del controllo delle istituzioni a ciò preposte.
Nessuno nega il diritto-dovere dello Stato di difendere il territorio nazionale da aggressioni esterne, di riconquistarlo quando fosse perduto, di predisporre anche in tempo di pace i mezzi e gli uomini per fare questo. Non c’è bisogno di collegarsi ad altri per giustificare l’adozione di misure indispensabili per tutelare l’integrità del territorio nazionale. Censurabile, anzi, sarebbe l’assenza di iniziative in questo senso. Anche la previsione e la predisposizione di reti clandestine di resistenza in quelle parti di territorio maggiormente minacciato di invasione rientrano negli atti dovuti di un Governo. Ma la protezione della “clandestinità” necessaria a tali reti, non significa che queste debbano essere clandestine all’interno delle stesse istituzioni promoventi» (p. 11).
Sui servizi segreti, la Commissione continua affermando: «Gli stessi servizi segreti, a cui Gladio è stata ancorata, sono stati, nel periodo, profondamente riformati nel 1966, al SID e poi, nel 1977, sono subentrati il SISDE e il SISMI» (p. 12). Sulla questione Gladio ci furono tentativi di vari depistaggi anche da parte di personaggi illustri della scena politica italiana: «In tutti questi quarant’anni Gladio è sempre stata mantenuta attiva e costantemente mobilitata.
Quando però il velo del segreto che ha coperto l’organizzazione è stato sollevato nell’ottobre 1990 dal Presidente del Consiglio, onorevole Andreotti, è sembrato che ci si riferisse quasi ad un qualcosa di dimenticato, un residuo della guerra fredda costituito da un limitato numero di uomini, poco più di 600, rimasti tenacemente in attesa di una nuova invasione dall’Est sempre più improbabile, encomiabili per il loro patriottismo ma da giudicare ormai con gli occhi dello storico. Così il dibattito sulla sua “legittimità” ha avuto come oggetto quasi esclusivamente l’atto costitutivo iniziale, un atto che andava “compreso” dato i tempi in cui si era stati costretti ad adottarlo e che quindi si poteva anche “perdonare”. Le cose stavano però molto diversamente» (p. 12).
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