IL MATTINO
covid - inchiesta di bergamo
04.03.2023 - 15:37
Roberto Speranza
"Possono essere anche verità scomode ma - appunto - va fatta verità, lo si deve ai morti, alle famiglie, allo Stato. L'assenza del piano pandemico probabilmente ha causato l'elevata mortalità, non voglio esprimere dei giudizi di parte e aspettiamo il pronunciamento della magistratura", dichiara il sottosegretario Gemmato
Il ministro della Salute Roberto Speranza era "pienamente responsabile" degli atti dei suoi dirigenti. La considerazione è contenuta nella relazione finale della Guardia di Finanza di Bergamo agli atti dell'inchiesta sul Covid in cui sono indagati anche l'ex premier Giuseppe Conte, l'ex ministro Roberto Speranza e il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana con il già assessore Giulio Gallera, il primo che provò maldestramente a sdoganare il mistico calcolo dell'indice Rt in diretta Tv. "La quasi totalità dei provvedimenti amministrativi a firma D'Amario e Maraglino (dirigenti del ministero) prima, e Rezza poi (direttore generale della prevenzione al ministero), risultano essere stati preventivamente sottoposti alla revisione del ministro Speranza e/o del capo di gabinetto Zaccardi i quali, quindi, sono di fatto pienamente responsabili di tali provvedimenti benchè il ministro abbia cercato - addirittura - di allontanare da se' eventuali responsabilità quando, il 28 gennaio 2021, ha dichiarato che "il D.l.vo 165/2001 distingue le funzioni del Ministro da quelle dei dirigenti e che i dirigenti curano l'attuazione dei piani, dei programmi e delle direttive generali e che la responsabilità di una circolare è sempre del dirigente che la sottoscrive". Il ministero della Salute provocò "uno sfalsamento dei risultati dell'analisi dei tamponi", si legge ancora nella relazione delle Fiamme Gialle che è tra gli atti depositati con la chiusura dell'indagine. Storia di un disastro annunciato? Forse si. "Sin dalle prime fasi, il ministero della Salute ha emanato provvedimenti che mal si conciliavano col principio di efficienza e chiarezza - è la considerazione -. Ciò ha comportato uno sfalsamento dei risultati dell'analisi dei tamponi visto che occorreva attendere almeno un giorno per avere conferma dell'esito". Il 12 febbraio 2020, otto giorni prima della scoperta del primo caso a Codogno (il paziente Mattia), l'epidemiologo Stefano Merler, chiamato come consulente, illustrò "in una riunione a cui partecipava anche il ministro Speranza" scenari di diffusione del contagio Covid, basati "sulle osservazioni cinesi" (le poche osservazioni che erano state rese note da Pechino e che tuttavia potevano essere utili per comprendere la tipologia di situazione e ipotizzare i rischi per la collettività) e spiegò che "l'impatto sul sistema sanitario italiano sarebbe stato devastante in termini di decessi e occupazione dei reparti di terapia intensiva". Questo passaggio è particolarmente significativo ed emerge dagli atti acquisiti dai pm di Bergamo, riportati nella maxi consulenza firmata dal professore microbiologo Andrea Crisanti. E poi il 17 febbraio, si legge ancora, Merler ha presentato un "modello" in cui si diceva che per mitigare "la diffusione del virus" dovevano essere applicate "rigide misure" come la zona rossa una sorta di localizzato lockdown. Il 20 febbraio, poi, Merler presentò l'ormai noto Piano Covid, che, secondo l'accusa, però, fu bellamente ignorato dal Governo e dal Cts, la terza camera che tutto poteva decidere sulle sorti economiche e sociali del Paese. Tutto inutile. Nella relazione di Crisanti, poi, anche considerazioni che bene possono fare intendere il caos e l'impreparazione: "con questi livelli di progressione e le conoscenze di matematica impartite alle nostre scuole medie si sarebbe potuto facilmente calcolare che nel giro di due giorni i casi avrebbero raggiunto quota mille" in Lombardia, dopo il 28 febbraio.
edizione digitale
Il Mattino di foggia