IL MATTINO
Analisi
25.02.2023 - 17:51
È ancora presto per fare un vero bilancio dell'esperienza terrena di Maurizio Costanzo, al netto della partecipazione popolare alla sua dipartita, ma senza Maurizio Costanzo la TV commerciale in Italia non si sarebbe radicata in maniera così pervicace, al punto di dettare l'agenda sociale e politica del Paese, da conformare anche le regole e i protagonisti della TV di Stato, e la società di massa sarebbe rimasta sullo sfondo come osservatrice silente, soprattutto mai il sogno americano avrebbe assunto i contorni della possibilità.
Prima dall’avvento di Maurizio Costanzo la TV in Italia aveva i contorni contenutistici cattocomunisti, contorni improntati ad un'etica del tubo catodico, un'etica che non prevedeva che la massa fosse pare attiva dell’istanza televisiva, e se massa c’era nei programmi televisvi aveva la forma della tribune politiche moderate da Jader Jacobelli, insomma era una massa estetica.
Poi arrivò Silvio Berlusconi e la sua TV, quella che doveva agganciare la pubblicità del Gran Biscotto a un programma televisivo per intenderci, e di quella TV Maurizio Costanzo è stato il signore indiscusso, neppure Mike Buongiorno è stato più bravo di lui, non era un giornalista.
L'essere stato un giornalista ha infatti permesso a Maurizio Costanzo di fare questa scalata o meglio gli ha consentito di fare cambiare pelle, in maniera indolore, al Paese, con l'aiuto e la collaborazione di Silvio Berlusconi.
Che piaccia a oppure no Silvio Berlusconi e Maurizio Costanzo hanno camminato in maniera sincronica, benché a uno sguardo superficiale questo non appaia, per rendere il mercato televisivo in Italia più fluido e democratico, nell'accezione americana del termine, e ci sono riusciti, al punto che sia l’uno, sia l'altro, nemmeno possono essere oggetto di critiche per quanto si sono incistati nel mondo in cui viviamo.
Un fatto questo che dimostra come la visibilità televisiva abbia attribuito a entrambi dei poteri assoluti, un fatto questo che dimostra la loro intelligenza ferina, da qui la difficoltà di parlarne in un modo altro dal trionfalismo, solo a farlo si scatenerebbero guerre di tutti i tipi, senza che si giunga a niente di buono.
Eppure chi ha vissuto prima dell'avvento della TV commerciale ha difficoltà a vedere entrambi come portatori di novità, ma ognuno di noi è figlio del proprio tempo, e per quanto voglia e possa guardare ai fenomeni sociali, Berlusconi e Costanzo sono innanzitutto fenomeni sociali, in maniera disinvolta, sempre è costretto a ridisegnare i contorni del reale, per evitare che anche il buono che c’è, in qualsiasi situazione, sia nel tempo fagocitato da tutto ciò che buono non è.
Allora iniziamo con il dire che Maurizio Costanzo non ha inventato nulla, questo è bene sottolinearlo adesso, quando è pure impensabile farlo, e serve sottolinearlo perché diversamente ci sfugge il percorso che abbiamo fatto insieme a lui per diventare società di massa.
Ha studiato molto e qualsiasi mezzo di comunicazione, ma è con la TV che le sue doti si sono espresse in maniera più compiuta, nel senso pop e contemporaneo, perché grazie alla TV ha fatto entrare chiunque nel tubo catodico, “wharolizzando” l'Italia, perché quella fame di visibilità che lo possedeva gli faceva intercettare la fame di visibilità altrui.
Del resto prima che arrivasse la TV commerciale Maurizio Costanzo, benché famoso, navigava a vista, e anche avere dato vita a un giornale popolare come “L’occhio” non era servito a granché.
Il giornale a quel tempo era ancora uno strumento di potere per le élites, élites che di certo mai si sarebbero potute affezionare a un giornale di massa per comprendere la realtà, senza che la massa fosse filtrata dalla carta stampata.
La cronaca minuta, il pettegolezzo, il fritto misto che oggi sono la cifra stilistica di qualsiasi giornale allora non funzionavano, e così Maurizio Costanzo si mise a fare il suo giornale in TV, su quel palco dove chiunque è passato perché scelto da lui con l'occhio scaltro del giornalista, e in questo modo ha sempre proposto i suoi ospiti, come se fossero dei lanci di notizie. Se avessero un futuro, in quanto notizie, l’avallo del suo giornale/palco avrebbe condizionato la notizia, sulla cui durata però lui non garantiva, ci avrebbero pensato il pubblico e la TV di massa a farli durare, nel caso.
In questo modo ha condizionato ogni virgola, e ogni rapporto, e ogni contratto nella nostra epoca, e forte del suo successo in termini sociali ha fatto come più gli è piaciuto, ritagliandosi quello spazio nel paludato mondo culturale italiano, un spazio che voleva ardentemente, da quando, a 18 anni, aveva iniziato a fare il giornalista per “Paese Sera”.
Il meglio di sé lo dava nel privato dove si era costruito una vita blindatissima, grazie anche al sodalizio affettivo, e di lavoro, con Maria De Filippi, la sua erede in tutti i sensi.
Anche in questo è stata la sua vera grandezza, avere fatto da pigmalione a chiunque
gli fosse capitato a tiro, il più grande gioco di potere di tutti i tempi, ma scegliendo sempre con attenzione il suo protetto/ protetta con un occhio particolare alle fragilità dei soggetti. Questo abile gioco di potere gli consentiva, gli ha consentito, di avere attorno a sé una rete di contenimento a prova di qualsiasi crisi, e la consapevolezza che dopo di lui niente potesse perdersi perché era forgiato su di lui in toto, e agganciato saldamente alla società di massa, attraverso la partecipazione ai sui programmi per chiunque.
Insomma chiunque poteva accedere a lui come se fosse un santone ed esserne illuminato, mentre i prescelti gli davano una spolverata di noia alle scarpe.
Perché Maurizio Costanzo aveva un bisogno costante di non annoiarsi, da lì il sarcasmo e anche la strafottenza, romani, con cui liquidava chi non era degno della sua noia o chi non era animato dal sacro e vero bisogno di apparire, in maniera quasi dolorosa, solo in questi casi, e solo quando aveva intercettato tutto questo, lui se ne faceva carico, semplificando ai prescelti l’accesso nel mondo crudele e cinico della visibilità. Una sorta di esame preventivo il suo, come se arrivando da lui si fosse davvero arrivati al cospetto di quella università della vita che fa tanto titolo di studio da social, ma a che Maurizio Costanzo aveva inaugurato come corso di studi accademico.
E infatti a custodia del suo mondo ha lasciato la moglie e i figli, un'eredità di affetti che poi è l'impianto di un mondo, quello della società di massa all'italiana, un'operazione ardita e singolare, di cui solo i posteri comprenderanno tutta la portata benefica o malefica.
Chissà.
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