IL MATTINO
Il tempio della musica
14.02.2023 - 18:31
Burt Bacharach
Burt Bacharach compositore statunitense, tre volte premio Oscar, è morto, a 94 anni di morte naturale, pochi giorni fa, lo ha annunciato la sua agente Tina Brausam, in concomitanza con il Festival di Sanremo. Un fatto che di per sé potrebbe non avere rilevanza, ma che invece c’entra moltissimo, perché Burt Bacharach è stato il re della pop music, e quindi c’entra eccome con Sanremo.
In pratica Burt Bacharach ha attraversato tutta l'età moderna condizionandone il ritmo e la metrica, ha determinato l'estetica del capitale, di cui aveva compreso la natura egualitaria e consumistica, tanto da avere vissuto con felicità e con fluidità, cose che attraversano tutta la sua attività musicale.
Non è un'esagerazione ma la constatazione di un dato di fatto, dato di fatto che trova la sua evidenza nella biografia dell'autore, senza nemmeno che ci si debba scervellare a cercarla, basta saltellare di qua e di là attraverso la sua musica per rendersene conto.
Nato a Kansas City nel 1928, dopo aver capito che la musica sarebbe stata la sua strada, iniziò a lavorare con Marlene Dietrich, e da lì partì la sua attività di arrangiatore, pianista, musicista.
Il successo, quello vero e imperituro, arrivò con Hal David, con cui costituì una coppia inossidabile, per venti anni, scrivendo canzoni per i Beatles, per i Drifters, per Tom Jonas, per Dusty Sprinfield e per Herb Alpert.
Ma fu Dionne Warwick la sua musa, una musa che lo portò anche in tribunale quando smise di scrivere per lei.
Una lite che fu ricomposta con un nuovo pezzo di successo quale fu “That’s What Friends Are For”
Con la sua musica e i suoi arrangiamenti orchestrali sofisticati definì uno stile ben preciso, stile che traghettò il pop oltre il puro edonismo, e che fece da livellatore del gusto a livello mondiale, questo gli permise anche di contrapporsi alla musica più rivoluzionaria e politica che caratterizzò il ritmo della società negli anni ‘60 e ’70.
In pratica Burt Bacharach ha fatto da apripista alla musica, tutta la musica pop, in termini di musica di ascolto globale, prima che arrivasse internet, e un po' di lui c’è in qualsiasi pezzo di musica pop si sia imposto e si imporrà.
Burt Bacharach ha cannibalizzato tutto ciò che ha ascoltato dalla musica classica, al jazz, allo swing fino ad arrivare a prodotti musicali levigati ma complicati dal punto di vista dell'architettura musicale, proprio perché da lui erano filtrati e ragionati, e per questa ragione arrivavano a tutti.
Ha poi imposto il pianoforte come strumento necessario per dare da subito un'impronta di stile a qualsiasi pezzo pop, e infatti chiunque voglia arrivare a tutti, in maniera decisa ed elegante, attraverso la musica sa che un pianoforte fa immediatamente ascolto, a prescindere dal gusto musicale dell’ascoltatore.
Un decisionismo musicale importante, e necessario, per dare al pop una continuità, e per permettere alla musica pop di camminare a testa alta accanto alla musica quella nobile, che condiziona, e per davvero, il gusto estetico di qualsiasi epoca, ma che è sempre appannaggio di pochi per ragioni etiche.
E poi la sensualità del suo modo di comporre, the human touch, era rappresentato in maniera tattile non solo dalle sue interpreti ma da chiunque si misurasse con i suoi brani.
Tutto questo fa sì che la sua morte porti a riflettere su quanto la musica influenzi la vita da sempre, e ancora di più lo faccia in periodi storici poveri di costrutti sintattici come il nostro.
Di certo Burt Bacharach non era l'espressione dell'America multietnica, ma l' America multietnica per vendere, e quindi esistere, doveva fare sua anche la capacità di allargare il mondo attraverso la costruzione di un pezzo alla Bacharach.
Un fatto evidentissimo anche a Sanremo, dove ciò che funziona non è più lo schema classico della canzonetta, irrimediabilmente defunto, ma la capacità di coniugare realtà ed estetica, vedi architetture classiche, per uscire fuori dai ghetti, e rendere anche il nichilismo una possibilità di osservazione della realtà per tutti, da qui il successo crescente, e trasversale, di un rapper come Lazza.
Non è una considerazione ardita ma la constatazione di come la musica pop disegni e illustri la realtà in maniera precisa, al punto che chiunque voglia esprimersi, musicalmente, meglio, e voglia arrivare a tutti, si debba misurare con il mondo musicale tutto, pena l'esclusione dal palco della vita, e di conseguenza dal mercato.
Però in questo momento storico la curiosità nell’ascolto è praticamente scomparsa, e poiché la globalizzazione ha livellato ogni cosa il conservatorismo impera, e qualsiasi fenomeno di contaminazione, anche musicale, incontra enormi resistenze.
Sarebbe bello che anche nel regno ultraterreno della musica, Burt Bacharach venisse incoronato, e da lì ogni tanto inviasse una scarica di adrenalina ordinatrice, sotto forma di note musicali.
Per lui la musica ben costruita era degna di essere suonata e cantata, in maniera leggera e consapevole. Gli unici modi utili, la leggerezza e la consapevolezza, per poter salire su un palco a farsi assorbire dal pubblico in maniera prepotente, poi che si trattasse di musica classica, musica pop, rap, jazz, rock e via cantando poco contava, bastava continuare a camminare (walk on by) in suoplesse
Alla maniera di Burt Bacharach.
“If you see me walking down the street
and I start to cry, each time we meet
walk on by
Make believe that you don’t see the tears
yes let me grieve in private
‘cos each time I see you I break down and cry
oh walk on by
I just can’t get over losing you
and if I seem broken in two
walk on by
Foolish pride, that’s all I have left
so let me hide the tears and the sadness
you gave me when you said goodbye
oh walk on by
Stupid pride that’s all I have left
so let me hide the tears and the sadness
you gave me when you said goodbye
oh walk on by
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