IL MATTINO
Tv
04.02.2023 - 16:34
Sono lontani i tempi da cui si partiva da una ballata cinquecentesca, un esempio su tutti la storia tragica della baronessa di Carini trasformata in romanzo pop, e quindi televisivo, da Gabriele D'Anza, oggi si costruisce direttamente la storia partendo dai luoghi, facendo in questo modo un'operazione culturale, è un'operazione culturale, che è a metà strada tra lo spot turistico e il Grand Tour, dopodiché si costruiscono i personaggi sui tic e le caratteristiche del luogo, sperando anche di riuscire a farli parlare con una lingua altra, come è accaduto solo con Andrea Camilleri, però, che ha dato vita al “montalbanese”, una lingua differente dal siciliano, per quanto possa sembrare uguale.
Oggi, come ieri, sono le storie a interessare i lettori, e questo non è detto che sia un bene, vediamo perché.
La scrittura e la sua capacità di portare altrove per sedurre chiunque, non solo chi vuole un benedetto/ maledetto testo da leggere, necessitano di molto più che di una storia. La storia serve a contenere il vero di ogni libro , e cioè lo stile e la voce dell'autore, metrica compresa, metrica che se non c'è fa decadere qualsiasi testo in un semplice plot, insomma in una storia da raccontare e basta.
La precisazione è necessaria perché oggi le storie hanno preso il sopravvento su tutto, e di storie i libri pubblicati sono pieni, solo che le storie, e il loro essere semplice costrutto, sono quanto mai utili per riscrivere soggetti, e per creare prodotti multimediali adatti a chiunque, prodotti multimediali di cui i libri, le storie nei libri, sono solo l'interfaccia, una sorta di scheletro nell'armadio, in pratica.
È il caso di Lolita Lobosco, che deve al suo essere storia, costruita, la sua fortuna.
Innanzitutto è importante tenere presente come, per stessa ammissione della sua ideatrice, la scrittrice pugliese Gabriella Genisi, la protagonista nasca sull’ impulso dato alla sua scrittura da Andrea Camilleri, attraverso la creazione del suo protagonista alter ego commissario Montalbano, e come di riflesso lei abbia ipotizzato la necessità di colmare un vuoto letterario e sociale attraverso la creazione di un commissario donna, commissario donna che avesse anche delle specifiche caratteristiche territoriali, come già aveva fatto Andrea Camilleri con Salvo Montalbano.
È allora perché non porre la protagonista delle sue storie nella “teca” geografica della Puglia, con la consapevolezza di farle fare anche un percorso di autonomia e di affermazione sociale e culturale?
Sono lontani i tempi da cui si partiva da una ballata cinquecentesca, un esempio su tutti la storia tragica della baronessa di Carini trasformata in romanzo pop, e quindi televisivo, da Gabriele D'Anza, oggi si costruisce direttamente la storia partendo dai luoghi, facendo in questo modo un'operazione culturale, è un'operazione culturale, che è a metà strada tra lo spot turistico e il Grand Tour, dopodiché si costruiscono i personaggi sui tic e le caratteristiche del luogo, sperando anche di riuscire a farli parlare con una lingua altra, come è accaduto solo con Andrea Camilleri, però, che ha dato vita al “montalbanese”, una lingua differente dal siciliano, per quanto possa sembrare uguale.
E non è quindi un caso che Luca Zingaretti, il commissario Montalbano, abbia acquistato i diritti di Lolita Lobosco per farne una serie Tv, serie Tv che ha come protagonista Luisa Ranieri, e l’abbia poi prodotto per RAI Fiction, con BIBI Film Tv, di Angelo Barbagallo, Zocotoco, la sua casa di produzione, con il contributo di Apulia Film Commission.
Nessuno meglio di lui, che ha portato Salvo Montalbano al successo in Tv, più di quanto non fosse accaduto a Camilleri con i suoi libri, poteva comprendere il passo lungo di Lolita Lobosco, riconoscendone la dimensione globale e multimediale.
È così come era accaduto a Montalbano, diventato notissimo grazie alla Tv, così è accaduto a Lolita Lobosco, con una consapevolezza maggiore.
Se nel caso della serie di Camilleri il lavoro di costruzione del personaggio è stato merito di Zingaretti che ha preso di peso la figura del commissario dalle pagine del libro e l’ha indossata calibrandosela alla perfezione, nel caso di Lolita Lobosco il lavoro è stato di incasellamento di tutto il libro, la Genisi aveva già studiato, e bene, il Montalbano di carne e di parole.
Questo non vuol dire che fosse già tutto pronto, al contrario, nella serie Tv niente è lasciato al caso.
A partire dalla sigla di Santi Pulvirenti che è un tocco di America, e che fa da medium per intercettare anche lo spettatore più recalcitrante, e che è l'elemento più importante di tutta la serie, insieme ai tacchi a spillo della protagonista e al suo ciondolo a forma di bocca in corallo.
Questi tre elementi sprovincializzano Lolita Lobosco e la rendono una donna uguale alle altre, non solo pugliese, benché l’accento e la collocazione geografica lo attestino inequivocabilmente.
Insomma Luca Zingaretti e Angelo Barbagallo, i produttori, hanno dato una voce, e quindi una metrica a Lolita Lobosco, non perché non l'avesse ma perché era ancora debole, televisivamente parlando, insomma erano storie pop le sue che necessitavano di essere anche popolari, e questo senza niente togliere alla Genisi, ma le storie, tutte le storie, hanno bisogno di radicamento, un radicamento che non può essere solo tracciato ancorando un testo al territorio.
E poi c'è un'altra cosa da considerare, e cioè che le coppie di vita e di lavoro al cinema, e in Tv, sono una risorsa e assicurano una riuscita migliore ai prodotti multimediali.
Un produttore che conosca bene l’attrice protagonista sa fino a che punto può “intervenire” per tirare fuori da una sceneggiatura il massimo, e così questi sodalizi sono utili perché fanno girare al meglio l'economia, l’arte e anche la geografia.
Se poi si arrivano a vendere anche dei libri va bene, ma il pensiero che attraversa la storia di Lolita Lobosco, il suo essere sottotesto e vero contenuto è frutto dell’abilità della coppia Zingaretti/Ranieri, lo sguardo, la metrica, vedi sigla, la presenza di carne è tutta farina del loro sacco, del resto sono loro che mettono anche mano alle storie della Genisi, ma questo è il cinema, bellezza, parafrasando Humphrey Bogart, per la Letteratura c’è tempo.
PS: il primo a stilizzate una bocca, sotto forma di divano, ispirato al volto di Mae West, è stato Salvador Dalì che disse all’attrice: “il tuo volto è un sogno che trasformerò in un soggiorno”, e così fu, e quindi è più che giusto che la Lolita/Ranieri porti un ciondolo a forma di labbra, chi più di lei?
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