IL MATTINO
la storia
28.10.2022 - 19:03
Lagopesole. Campo sportivo, panoramica del 1978
Questa è una storia di sport e non solo. «È una vera e propria storia d’amore tra un popolo e la sua squadra di calcio: una storia che rischia di veder oggi, dopo 71 anni, scritta la parola fine a causa della definitiva chiusura del campo di calcio ubicato all’ingresso del centro abitato». Così lo scorso primo ottobre Nicola De Carlo, all'epoca dei fatti vice sindaco di Avigliano, in una lettera dai toni ricchi di speranza, di amore e di passione per la propria comunità e per la squadra di calcio A.C. Lagopesole 1951 si rivolgeva al presidente della Repubblica Mattarella e ai presidenti Malagò e Gravina, rispettivamente numeri uno di Coni e Figc
Di seguito la lettera integrale:
«Mi chiamo Nicola De Carlo, ho 52 anni, svolgo la professione di avvocato e da due anni sono vice sindaco ed assessore allo sport del mio comune, Avigliano. Un paese di circa 11.000 abitanti, situato in Basilicata, terra di giuristi di fama nazionale, come Emanuele Gianturco ed i fratelli Nicola e Leonardo Coviello. Una comunità laboriosa e forte, la nostra, come lo sono quelle dell’intera regione. Avigliano conta diverse borgate, contrade, frazioni; tra queste ultime v’è la mia, Lagopesole, che si sviluppa alle pendici di un castello fatto costruire dall’Imperatore Federico II di Svevia nel 1200. Un borgo di circa 700 anime con una grande passione per il calcio e per la propria squadra di calcio, l’A.C. Lagopesole 1951. E’ questa la storia che voglio raccontare nella speranza di riuscirne a sintetizzare i tratti in poche righe.
Si tratta di una storia che non è solo di sport ma una vera e propria storia d’amore tra un popolo e la sua squadra; una storia che rischia di veder oggi, dopo 71 anni, scritta la parola fine a causa della definitiva chiusura del campo di calcio ubicato all’ingresso del centro abitato. Una storia fatta di passione, di persone, di personaggi, di coinvolgimento emotivo e sociale con risvolti positivi per la comunità finanche dal punto di vista economico. Una storia che nasce allorquando un Principe illuminato, Filippo Andrea Doria, decise di donare agli abitanti di Lagopesole un terreno sul quale costruire un campo di calcio. Fu così che i giovani del posto cominciarono a tirar calci ad un pallone all’interno di un vero e proprio campo di gioco che stimolò la costituzione di un’associazione sportiva per consentire a tutti la pratica del calcio in forma organizzata.
Nel 1951 nasce l’U. S. Doria Pamphilj, trasformatisi negli anni 60 in A.C. Lagopesole, che si iscrive per la prima volta ad un campionato federale e così per gli anni a venire, ininterrottamente fino alla stagione calcistica 2022-2023 appena iniziata, conservando nel corso del tempo la matricola originaria, 25410. Un orgoglio per noi Castellani. Nessuno può vantare in regione un primato simile; anche quando paesi e città più importanti, comprese Potenza e Matera, non sono riuscite ad iscriversi ai campionati di competenza, l’A.C. Lagopesole ha sempre risposto presente, continuando a portare, con orgoglio e passione, i propri colori in giro per la Basilicata, sventolando la propria bandiera, quella del cuore, in tutti i campi di calcio. Tanti i successi ottenuti; il più prestigioso è stato, senza dubbio, la vittoria, con una squadra composta di soli calciatori locali, del campionato di Promozione che consentì, negli anni 90, l’accesso al massimo campionato regionale. Un unicum nella storia calcistica della Basilicata. Oggi il Lagopesole partecipa al Campionato Regionale di Promozione ma è costretto a giocare in un campo di calcio situato in un comune vicino, Filiano. Questo perché una decina di anni fa l’Amministrazione Comunale a quel tempo in carica, decise di chiudere il campo sportivo di Lagopesole convertendo l’area in una sorta di villa comunale dotata di un parco giochi per bambini.
Una scelta dai più non condivisa già al tempo per le inevitabili ripercussioni negative ad essa sottese che oggi trovano conferma non solo nelle avversità e nei problemi insuperabili cui è costretta la squadra di calcio ma anche nel declino inarrestabile, anche da un punto di vista economico, che sembra vivere la comunità castellana che aveva costruito, nei decenni
precedenti e proprio intorno a quel campo di calcio, le fondamenta dello sviluppo socio - economico del borgo. Ebbene si, quello che poteva apparire un semplice impianto sportivo ha rappresentato per decenni il centro motore della vita del paese svolgendo una funzione sportiva ed al contempo sociale ed economica in ragione delle molteplici attività che proprio in quel luogo venivano organizzate contribuendo a stimolare l’arrivo in paese di persone e giovani provenienti da paesi vicini, da comuni contermini, dall’intera regione.
Un manipolo di appassionati, con sacrifici immensi non solo dal punto di vista economico, sta tenendo in vita l’associazione e, quindi, l’attività sportiva da sempre svolta. Oltre alla prima squadra che, come detto, partecipa al Campionato Regionale di Promozione, la compagine può contare su un settore giovanile e su una scuola calcio apprezzata per competenza, passione, partecipazione. Mi sono chiesto come abbiamo fatto in questi lunghi anni a tenere in piedi la baracca, a portare avanti questo progetto senza un campo sportivo e con l’assenza pressochè totale delle Istituzioni Pubbliche Locali incapaci di offrire anche un sol minimo supporto. Tanti giovani calciatori locali e gli oltre 70 bambini della scuola calcio rischiano concretamente di non poter far sport nel proprio paese, rischiano di vedersi infranti i propri sogni.
La comunità rischia di perdere per sempre la propria squadra, rischia di veder scritta la parola fine a questa lunga storia d’amore, perdurando l’assenza di un impianto sportivo in loco capace di ospitare le attività che oggi tutti sono costretti a svolgere altrove. E allora ho deciso di prendere carta e penna per inseguire un sogno. Ho deciso di scrivere per evitare il destino avverso cui sembra essere costretta questa storia d’amore. Non so se riuscirete a leggere questa lettera, a trovare un po' di tempo da dedicare a queste parole (tanti e ben più impegnativi ed importanti sono i problemi che ciascuno di Voi è
chiamato ad affrontare e risolvere quotidianamente). Ma nei sogni tutto è possibile.
A Lagopesole ed all’A.C. Lagopesole serve un nuovo campo di calcio e soprattutto servono le risorse per poterlo realizzare. Il comune che oggi rappresento non è nelle condizioni di poter assumere un tale impegno; le ristrettezze economiche in cui versa impongono scelte politico-amministrative volte a dare preferenza ad altri settori della vita sociale, piuttosto che allo sport. E allora ho sognato di ospitare le SS.LL. nella nostra comunità. Ho sognato di raccontarvi dal vivo questa storia, di farvi raccontare le origini dai nostri padri, di farvi vedere all’opera i nostri giovani. Ho sognato di farvi apprezzare come dietro ad un pallone si possono costruire percorsi di crescita sana, di sviluppo, di felicità, di condivisione, di abbattimento di qualsivoglia forma di barriera. Ho sognato di farvi innamorare dei nostri colori, delle nostre bandiere che non sventolano in stadi di serie A ma che hanno, nel tempo, contribuito a costruire uno spirito identitario fatto di valori, di amicizia, di solidarietà, di senso di appartenenza.
Ho sognato di farvi appassionare a questa storia d’amore tra un popolo e la sua squadra di calcio nella speranza di poter sollecitare un Vostro Prezioso intervento, l’unico in grado di sovvertire un destino avverso. Ho sognato di svegliarmi e di vedere i nostri bambini correre dietro un pallone nel nuovo campo sportivo di Lagopesole. Forse ho sognato si, ma a volte i sogni si avverano. Perdonerete il tono confidenziale assunto e vi ringrazio per l’attenzione che Vorrete prestare a queste parole scritte da un figlio di questa terra di Basilicata, spesso amara, ma sempre laboriosa e forte che talvolta, come in questo caso, ha bisogno di aiuto. Grazie».
«Il suo appassionato appello è un manifesto di apprezzabile e sincera vicinanza nei confronti della comunità che rappresenta, in nome dell'amore per lo sport e, in particolare, del mondo del calcio». Pochi giorni dopo, come tutte le storie a lieto fine - puntuale e tempestiva - è arrivata la risposta del presidente del Coni, Giovanni Malagò. È il 4 ottobre
«La situazione afferente l'A.C. Lagopesole, descritta attraverso l'esaustiva ricostruzione oggetto della missiva - prosegue Malagò - rappresenta motivo di profondo rammarico per qualsiasi istituzione abbia a cuore la promozione e lo sviluppo del nostro mondo, che passa per la tutela e la valorizzazione della tradizione e del patrimonio storico di cui la vostra società riesce a essere mirabile espressione nel firmamento nazionale. Le garantiamo che ci ha reso partecipi della vostra orgogliosa identità e della volontà di non depauperarne i contenuti ma, mio malgrado, devo ricordare che la natura giuridica del CONI, anche alla luce del quadro normativo vigente, non consente all'Ente alcuna manovra d'azione nella direzione da Lei auspicata sotto il profilo del reperimento delle risorse necessarie per la realizzazione del nuovo impianto, pur comprendendone la fondamentale importanza rivestita nell'ambito della vostra attività. Ci permetta di suggerirLe - spiega Malagò a De Carlo - in attesa della formazione del nuovo Esecutivo (è il 4 ottobre, ndr) e dell'eventuale introduzione di misure funzionali al coronamento del vostro legittimo sogno - la valutazione dei requisiti di legge da soddisfare ai fini di un'eventuale istanza per concorrere all'assegnazione dei finanziamenti attribuiti attraverso il Fondo Sport e Periferie, oltre a qualsiasi, ulteriore percorso possa consentirvi di sviluppare il progetto».
Il giorno dopo, è il 5 ottobre, alla Pec di De Carlo giunge anche la risposta del presidente della Figc Gabriele Gravina.
«Ho letto con attenzione e particolare partecipazione la Sua lettera intitolata ‘Un Sogno nel Cuore’, nella quale accende i riflettori su un tema di massima rilevanza: la funzione educativa e sociale dello sport. Nel Suo accorato appello, ha rappresentato perfettamente lo spirito che anima da lungo tempo l’associazionismo di settore, rappresentando la spina dorsale dell’educazione sportiva e sociale del nostro Paese. Non senza un pizzico di emozione, mi sono pienamente ritrovato nel senso di Comunità che ha descritto, perché, prima di essere eletto a guida della Federazione Italiana Giuoco Calcio, sono stato giovane studente in una piccola località della Provincia di Taranto, poi Presidente di un sodalizio calcistico di un Comune abruzzese di 5000 abitanti (Castel di Sangro). Perciò - afferma Gravina - conosco bene le difficoltà che affliggono realtà come quella dell’A.C. Lagopesole e che purtroppo riguardano trasversalmente l’intero mondo del volontariato sportivo».
Un sogno (nel cuore) è pur sempre un sogno e non può svanire, lo si accarezza e si lavora duramente e giorno dopo giorno per portarlo a compimento
«Per quanto di mia competenza - scrive ancora Gravina - in accordo col Presidente del CONI Giovanni Malagò, mi farebbe piacere farvi visita il giorno 31 ottobre per conoscere di persona le esigenze che ha manifestato nella Sua lettera. Mi rendo conto che non è l’immediata soluzione ai problemi che ha denunciato, ma è mia intenzione manifestare concreta vicinanza a quanti, contrariamente ai costumi del nostro tempo, continuano a destinare all’educazione giovanile ‘il tanto del poco che hanno’ senza chiedere nulla in cambio».
"Non supereremo mai questa fase", così - per citare il celebre romanzo "Febbre a 90" di Nick Hornby e la storica scena finale dal quale è tratto il film omonimo - Lagopesole si prepara ad accogliere Gabriele Gravina e a coltivare, giorno dopo giorno, quel sogno di un manipolo di appassionati.
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