IL MATTINO
Cinema
16.10.2022 - 19:07
“Blonde ” di Joyce Carol Oates è considerato il libro migliore della scrittrice americana, ed è libro da cui è stato tratto il film che porta lo stesso titolo, prima ancora dal libro era stata tratta una serie Tv, film che è possibile vedere su Netflix in questi giorni, dopo che è stato presentato al Festival del Cinema di Venezia in settembre. Il film ha suscitato non poche polemiche, perché l'argomento trattato, la storia romanzata, e ripensata dalla Oates, di Marylin Monroe, provoca malessere, come accade ogni volta che si incontra la difficoltà di stare al mondo di un altro. Anche nel caso di Marylin, la Oates riesce a mettere in piedi il suo spettacolo letterario preferito: la messa in scena dell'eterna difficoltà dei suoi protagonisti di vivere con appagamento, senza che la solitudine prenda il sopravvento così da scinderli, una scissione che in “Blonde” la Oates traccia con determinata spietatezza, con la convinzione di avere intercettato l’essenza di Marylin/Norma Jeane al punto da dire che il film di Andrew Dominik tratto dal suo libro, è molto meno feroce della vera vita di Norma Jean Mortenson Baker ed è rispondente alle sue aspettative e forse pure a quelle di Marylin.
Sarà vero?
“Blonde è un romanzo. Benché alcuni personaggi qui ritratti abbiano una corrispondenza nella vita e nell'ambiente di Marylin Monroe, le caratterizzazioni e gli eventi sono interamente frutto della fantasia dell'autrice. Pertanto Blonde va letto unicamente come romanzo e non come biografia di Marylin Monroe.”
Questa dichiarazione d'intenti della Oates la mette al riparo da qualsiasi polemica, così le polemiche che il film ha innescato sono una conseguenza della difficoltà di scindere, e di ricomporre nel film Marylin e Norma Jeane, perché il film piu del libro fa affiorare impressioni e ricordi, dando maggiore spazio a percezioni emotive che nel caso di Marylin si ingigantiscono.
Il film che come il libro è un grande affresco dell'America e nello specifico di Hollywood, affresco in cui Marylin, l’archetipo della donna giovane e inesperta entrata in una realtà scintillante che a poco a poco la frantuma, dà vita alle numerose pagine di un romanzo che non hanno lo scopo di salvare Marylin ma nemmeno di restituirla a sé stessa.
Il film in questo senso è un' esatta ricostruzione del libro e infatti la Oates l'ha trovato perfetto ma cosa c'è che manca allora?
Manca l'identità blonde, identità blonde a cui il titolo richiama.
È cos'è questa identità blonde? È una consapevolezza differente di sé, quella del fascio di luce che non lascia spazio a niente altro, e in cui la Oates ha ritagliato l'immagine, pensata e ipotizzata da lei di Marylin, un'immagine per la verità uguale a quella di tante sue protagoniste, eppure più esasperata e cinica, una conseguenza questa del mondo in cui Marylin viveva, ma che non risolve né illumina di più Marylin, per quanto la scrittrice abbia centrato il senso di Marylin, il blonde, la luce innocente e consapevole, in pratica, non lo ha sapientemente illustrato, perdendosi Marylin o meglio ha perso la bella bambina, bella bambina che è il vero centro identitario dell'attrice, quello che ci ha descritto Truman Capote, come ha perso di vista le foto che ritraggono Marylin tra i libri e che« alludono a una malinconia del corpo intelligente, il vero punto nodale della sua capacità di seduzione, l'intelligenza del suo corpo, di quel corpo che appartiene a tutti, non si nega – non è più quello della donna vamp – ma al tempo stesso ha una risonanza malinconica. […]
Torniamo a guardare le foto di quel corpo in mezzo a tutti quei libri. Quegli scatti ci parlano di almeno tre, quattro cose. Anzitutto, di un bisogno continuo di riconoscimento rispetto al quale la vicenda dell’infanzia infelice certo conta ma non totalmente. Non è soltanto una psiche vulnerata quella che chiede lo sguardo, ma un talento scenico fuori dalla norma – un solo rapido esempio di riscontro: l’interpretazione di Marilyn nel film Il principe e la ballerina. In più, quei ritratti raccontano il gusto, spesso anche violento, di chi li ha eseguiti: l’attenzione a procurare un effetto di vita privata. Ma queste due ragioni, evidentemente, non bastano a spiegare il nostro sconcerto e quell’attimo di sospensione tra l’avvertimento comico e il sentimento umoristico », come se noi mai arrivassimo a pensarla Marylin in maniera intelligente, eppure il suo corpo è lì davanti a noi a provarlo.
E cosi Blonde non risolve questo dilemma, lo accentua, al punto che ci ritroviamo ad abitare il mondo della Oates, non di Norma Jeane/ Marylin, perché il linguaggio usato è quello dell' immaginazione e la Oates più che immaginare Marylin. Al contrario Truman Capote con una crudeltà leggera e pure luminosa, parla e scrive a Norma Jeane Baker, in arte Marylin Monroe, per davvero, semplicemente perché per lui Marylin/ Norma Jeane è vera, esiste in tutta la sua potenza non immaginaria e quindi in tutto il suo blonde.
« Marylin: Ricordi che ti ho chiesto: se mai qualcuno un domani ti domandasse come ero io, come era veramente Marilyn Monroe… ebbene cosa risponderesti? (il tono era scherzoso, ironico, ma anche serio; voleva una risposta sincera.) Scommetto che gli diresti che io ero una sciattona. Un pastrocchio. Truman Capote: Certo. Ma direi anche…
( La luce andava scemando. Lei sembrava dissolversi con essa, fondersi con il cielo e le nubi, svanire al di là dell’orizzonte. Avrei allora voluto alzare la voce per sovrastare le grida dei gabbiani e richiamarla: Marilyn! Marilyn, perché doveva andare come tutto è andato? Perché la vita deve essere un tale schifo?).
TC: Direi…
Marilyn: Non ti sento.
TC: Direi che eri una bellissima bambina »
da: “I ritratti dialogati. 6. Una bellissima bambina.”. Romanzi e Racconti Truman Capote. ed. Mondadori
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