IL MATTINO
Salute
25.03.2022 - 18:24
Con la dottoressa Rosa Iatomasi, esperta in Psicologia del Comportamento Alimentare, in Training Autogeno e Tecniche di Visualizzazione e autrice del libro “Il coraggio di avere fame". L’Anoressia di una psicologa im-perfetta.” discutiamo sui DCA (Disturbi del Comportamento Alimentare), uscendo da quelle false credenze per cui un professionista della menta sia esonerato da dolori e problematiche. La Iatomasi non teme tali pregiudizi e mette in gioco se stessa raccontando la sua storia personale, come donna e professionista.
Nel suo libro “Il coraggio di avere fame” racconta i disturbi del comportamento alimentare attraverso la sua esperienza come donna//paziente/ psicoterapeuta. Nel suo caso è avvenuta un’iniziale autodiagnosi? Ha subito riconosciuto i primi campanelli d’allarme? Come e quando ha deciso di farsi aiutare?
«La decisione di chiedere aiuto è stata lenta e dolorosa. Soltanto quando ho raggiunto il fondo, ho compreso che non potevo salvarmi da sola. Ho impiegato molto tempo prima di acquisire la consapevolezza del mio disturbo alimentare. Non ho formulato un’autodiagnosi e ho convissuto per numerosi anni con pensieri disfunzionali che, in quanto miei, ritenevo naturali e “giusti”. I DCA sono disturbi egosintonici: la persona che ne soffre vive in sintonia con i propri sintomi. I pensieri e le emozioni non sono portatori di disagio, ma sono esperiti comecongruenti con l’immagine che la persona ha di se stessa. Riconoscere i segnali della patologia, anche per me, è stato pressoché impossibile. L’allarme è stato innescato dai miei familiari, soprattutto da mio marito, che ha condiviso con me ogni singolo passo di questo cammino infinitamente doloroso».
Da sempre si crede erroneamente che i professionisti della “mente” siano immuni al dolore o a qualsiasi tipo di patologia. Come ha fronteggiato questo pregiudizio? Si è mai sentita screditata o meno competente nel suo lavoro?
«Racconto senza alcuna vergogna la mia storia di Anoressia Nervosa per moltissime ragioni e una di essa è proprio la necessità di “umanizzare” i professionisti della salute mentale. Il dolore appartiene all’esperienza umana e nessuno ne è esente. Il funzionamento cognitivo ed emotivo è universale, esattamente come la sofferenza. Ho avuto inizialmente paura nell’esporre l’intimità delle mie vicende personali ma, per professione, so che ogni paura può essere superata solo esponendosi a ciò che spaventa. Grazie ad un intenso lavoro interiore, ho trasformato il mio DCA in una risorsa che mi consente di comprendere la sofferenza dell’altro in modo ancora più autentico e profondo. La nostra società è intrisa di pregiudizi che assoggettano i disturbi alimentari alla mera moda della magrezza o a capricci adolescenziali. Questa visione limitante necessita di un urgente lavoro collettivo di ristrutturazione culturale in merito alle patologie del comportamento alimentare».
La realtà attuale necessita di un’estrema sensibilizzazione sui disturbi del comportamento alimentare, non solo per chi ne soffre ed ha bisogno dei mezzi giusti per riconoscere la problematica e poter richiedere aiuto, ma anche e soprattutto per chi sta accanto affinché possa fornire un adeguato supporto. Cosa propone a riguardo?
«I disturbi del comportamento alimentare sono la patologia della persona che è portatrice del sintomo, ma anche del suo sistema familiare. La vita di genitori, partners, fratelli e sorelle è devastata. Il senso di colpa, i sentimenti di impotenza e di inadeguatezza offuscano la mente e impediscono l’attivazione di comportamenti funzionali. La mancanza di informazione, unitamente all’assenza di strutture adeguate in molte regioni italiane, ritarda in maniera significativa l’accesso alle cure. Ritengo vitale l’opera di divulgazione e sensibilizzazione perché i modelli socioculturali improntati a utopiche immagini di perfezione siano sovvertiti; perché le famiglie imparino a riconoscere i campanelli d’allarme; perché i genitori sappiano a chi rivolgersi e cosa fare per ricevere supporto. Ho dedicato un’intera sezione del mio libro “Il coraggio di avere fame". L’Anoressia di una psicologa im-perfetta” alle domande che ricorrono più frequentemente per offrire risposte precise e, soprattutto, concrete. Adopero i social per diffondere la conoscenza dei DCA e lavoro quotidianamente con le famiglie per fornire indicazione pratiche sui comportamenti, sugli stili relazionali e comunicativi che possano essere realmente di aiuto. Sto lavorando all’apertura di un polo multiprofessionale per le cure di primo livello dei DCA, con sede fisica nella provincia di Pisa ma con presenza».
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