IL MATTINO
Basilicata
14.02.2022 - 11:06
Giuseppe Nicola Crocco
La cooperazione storicamente svolge un delicato ruolo di coesione sociale, rappresenta la più profonda laboriosità del Paese e funge da aggregatore giovanile per forme di autoimpresa
I numeri sono alla base dei processi aggregativi, può quantificare i numeri lucani della cooperazione?
«L’Alleanza delle cooperative in Basilicata rappresenta circa 47mila soci, oltre 8mila occupati stabili e un fatturato annuo che supera i 500 milioni di euro, parliamo di numeri molto importanti se inseriti nel contesto socio-demografico lucano. La dimensione economica è certamente importante ma vorrei soffermarmi sulla ratio della cooperazione: mutualità, sussidiarietà, reciprocità ed equità. Sono gli imprescindibili principi che regolano questo mondo produttivo con una serie di competenze e di esperienze ormai ben radicate nel territorio in cui operano. Per questi motivi la cooperazione lucana propone poche e chiare azioni su cui chiede di poter continuare a fare la propria parte e ritengo che per uscire da un complesso biennio segnato dalla crisi sanitaria e a cascata dalla crisi produttiva, sociale ed economica sia fondamentale il ruolo dell’imprenditoria cooperativa a partire dalle aree interne e dalle zone più svantaggiate. È anche chiara l’esigenza che ad investimenti pubblici si accompagni nuovamente un nuovo ciclo di investimenti privati. I giovani cooperatori possono e devono rappresentare l'opportunità da cogliere nei processi di crescita e di sviluppo dei nostri territori, dove il tema centrale è rappresentato dalle scarse opportunità per le nuove generazioni. I dati continuano a confermare una continua emigrazione, ogni anno mancano all'appello 3000 lucani e in questo scenario la cooperazione può contribuire a formare la cultura dell’autoimpresa nel proprio territorio. I dati dell'occupazione femminile, infine, sono eloquenti: è necessario fornire strumenti di crescita per le donne, imprenditrici e dirigenti, per aumentarne la presenza nella governance delle imprese e nella rappresentanza politico sindacale. In questo scenario diventa, quindi, fondamentale porre grande attenzione ai temi dell’occupazione e nella fattispecie quella femminile, con l’intento di contribuire al cambiamento organizzativo ed economico delle imprese e dei territori con misure specifiche e progetti che rispondano alle esigenze delle lavoratrici per conciliare tempi di lavoro e tempi di vita».
Relativamente al Piano strategico regionale inserito in quadro più esteso che abbraccia anche il Pnrr, quali sono le azioni programmatiche proposte dall’Alleanza delle cooperative?
«La Basilicata è un territorio geograficamente complesso - montagna, valle e mare e ancora fiumi, dighe e laghi - la varietà, la diversità ed ovviamente la bellezza paesaggistica e naturale da un lato - e aggiungerei con un poco di rammarico - rappresentano ad oggi un handicap a causa del deficit infrastrutturale, con una serie di disarticolazioni del territorio, specialmente delle aree interne. Pertanto alla base delle linee programmatiche è imprescindibile il ruolo delle infrastrutture digitali e di collegamento che potrebbero nel medio termine impattare sugli insediamenti aziendali e produttivi, andando a mitigare due note dolenti della nostra terra: emigrazione e declino demografico e questione occupazionale, perchè la mancanza di lavoro e di opportunità è alla base dell'emarginazione sociale. Altro tema importante è quello legato all'ambiente e all'energia: la Basilicata per le sue risorse rappresenta un asset strategico nazionale. Il tema energetico, ad oggi, è al centro del dibattito ed è necessario porre in essere misure rapide e mirate per calmierare il caro bollette. Per le imprese e per i cittadini è una vera urgenza. Il progetto 'Comunità energetiche e autoconsumo' intende contribuire alla definizione e allo sviluppo di nuovi modelli di produzione e consumo energetico tramite la costituzione, la promozione e lo sviluppo delle comunità energetiche in forma cooperativa, avendo riguardo alle diverse fonti di energia e applicando di conseguenza le direttive europee in materia. Grazie alle tecnologie dell'energia distribuita e alla responsabilizzazione dei consumatori, le comunità energetiche rappresentano un modo efficace ed economicamente efficiente per rispondere ai bisogni e alle aspettative dei cittadini riguardo alle fonti energetiche, ai servizi e alla partecipazione locale. Si tratta, in particolare, di iniziative finalizzate ad apportare alla comunità numerosi benefici economici, sociali e ambientali che vanno oltre i meri benefici derivanti dall'erogazione dei servizi energetici. Infine la questione relativa alla Pubblica Amministrazione che è sempre più digitale e necessita di ulteriori nuove competenze. Per il raggiungimento degli obiettivi è - pertanto - necessaria la prevalenza della logica degli investimenti a discapito del sussidio anche se riteniamo, tuttavia, che vadano conservate alcune aree di intervento per specifiche categorie particolarmente a rischio. Sostenere sì, ma il giusto, bisogna favorire l'iniziativa imprenditoriale».
Riprendendo quanto appena affermato: è la prevalenza degli investimenti sul sussidio la vera sfida da raggiungere?
«Gli investimenti sono alla base per un ciclo di sviluppo per ammodernare strutture e società con l’obiettivo della massima occupazione possibile quale criterio di selezione di progetti e misure. Mettere in campo le iniziative che possano effettivamente essere meritevoli, strategiche ed 'assorbire' quante più risorse umane possibile. Gli investimenti devono - ovviamente - essere ponderati rispetto al tipo di territorio e al tipo di società e di figure professionali. Per questo motivo e per rispondere adeguatamente all’offerta del mercato del lavoro sarà necessario il ruolo della formazione aggiornando il repertorio delle qualifiche professionali. Non possiamo permetterci di ripetere gli errori figli della legge 219 del 1981, quando vennero destinate immense risorse economiche quantificabili in 8 miliardi di euro per 20 aree industriali localizzate nelle zone del cratere del sisma dell'Irpinia e della Basilicata. Tante delle infrastrutture si rivelarono molto onerose, poco utili e dannose per l'ambiente. Alle aziende che volevano investire fu garantito il 75% di finanziamenti a fondo perduto. Molte beneficiarono delle agevolazioni statali ma non iniziarono le attività o dichiararono fallimento a distanza di pochi anni. Si tratta di aziende del tutto scollegate con il territorio di riferimento. Tra fallimenti mirati e imprese fantasma ci sono ovviamente storie virtuose e di successo, ad esempio la Ferrero, sia a Sant’Angelo dei Lombardi, dove ha creato un connubio con gli agricoltori locali, che a Balvano. Proprio qui ha coniugato tradizione, capacità imprenditoriale e peculiarità territoriale, infatti all'epoca l’unica azienda che fece domanda d’insediamento a Balvano, fu, per l'appunto, la Ferrero Dolciaria, che richiedeva espressamente di insediarsi ad una certa altitudine, considerata ottimale per la lievitazione delle merendine. Con questo esempio sostengo la necessità di investire, ma farlo correttamente perchè il più grande precedente storico di aiuto e di investimento statale non è propriamente positivo. Fortunatamente gli errori del passato offrono spunti di ricerca e di riflessione. Bene ha fatto il ministro Carfagna - in riferimento al Pnrr - a parlare di rilancio delle aree interne del Sud con il turismo sostenibile, con la filiera delle eccellenze enogastronomiche, con le ciclovie, con i borghi del 'buen vivere' e non con ipotetici progetti e stabilimenti che nulla hanno a che fare con il territorio. Proprio su questa scia una delle nostre linee programmatiche conferisce centralità alla riqualificazione dei borghi e dei centri storici in particolare dei piccoli comuni anche attraverso soluzioni cooperative affiancate al potenziamento di programmi ecosostenibili e biocompatibili per la manutenzione del territorio e la tutela delle risorse naturali».
A questo punto il collegamento è d'obbligo: è possibile fare impresa in Basilicata e in via più estesa nel Mezzogiorno?
«Nell’ambito delle misure di sostegno allo sviluppo del Mezzogiorno, un’attenzione particolare va riservata alle zone economiche speciali, le note Zes e al Piano per il Sud 2030. Nelle Zes, le imprese possono godere di condizioni economiche favorevoli e di semplificazioni burocratiche, in Basilicata ne è stata progettata una interregionale con la Puglia che includerebbe il porto di Taranto e le aree lucane della Val Basento ovvero Pisticci e Ferrandina, Matera La Martella e Jesce, Tito, Mel e Galdo di Lauria rispetto alla quale si attendono sviluppi ulteriori. Perciò è ovviamente possibile fare impresa ed maggiormente possibile farlo in questi speciali perimetri. Oltre ai settori in cui storicamente la Basilicata eccelle, come ad esempio quello agro alimentare, per il futuro della Basilicata bisogna immaginare una classe imprenditoriale che faccia della cultura e del turismo un elemento trasversale e vincente. Come ho accennato la Basilicata per la sua conformazione territoriale è in grado di soddisfare le più svariate esigenze per gli amanti della montagna, del mare, del trekking, della fotografia, del turismo religioso e ovviamente di quello enogastronomico. Attrattori quali 'esperienze' come quello di Sasso di Castalda e di Pietrapertosa sono apprezzati anche fuori dai confini nazionali. I Sassi di Matera che da essere definiti dal Presidente De Gasperi 'vergogna d'Italia' sono oggi patrimonio mondiale Unesco e meta di migliaia di turisti da tutto il mondo. Ecco la bellezza e la cultura determina un valore aggiunto e di sviluppo sostenibile che è tra gli obiettivi dell’Agenda 2030. Non dimentichiamo che la Basilicata offre anche testimonianze archeologiche di altissimo livello. Abbiamo, perciò, tutte le carte in regola. Infine la sfida green coniugata alla messa a valore delle risorse naturali e culturali dei territori, i progetti di rigenerazione urbana a base culturale e una sfida digitale, che includa anche competenze e innovazione proprio in ambito culturale. Ad esempio il 'Progetto Città accessibili: abitare, cura e cultura' tende in questa visione di insieme, rigenerando comunità e luogo che all'occorrenza diviene attrattore».
Cosa insegna la pandemia e le difficoltà del settore sanitario? E quali sono le visioni della cooperazione?
«Senza ombra di dubbio la medicina del territorio è la prima risposta ed è posta a tutela delle strutture ospedaliere: senza una rete di supporto assistenziale territoriale le tante persone fragili sono condannate alla solitudine e all’abbandono, abbiamo visto che la risposta di prossimità è fondamentale, potenziarla significa affrontare meglio la complessità che abbiamo davanti. Per tale motivo l’Alleanza, d’intesa con l’Anci Basilicata, già da tempo chiede l’istituzione di 'un tavolo Tecnico regionale permanente su sanità e politiche socio assistenziali'. Questo strumento garantirebbe, inoltre, di coordinare e portare a sistema anche altri due temi aperti: l’accreditamento delle strutture socio assistenziali ed educative e l’attuazione concreta del Decreto legislativo 117/2017 meglio noto come Codice del Terzo Settore. Il primo rappresenta la corretta modalità di affidamento ed erogazione dei servizi perché centrata sul miglioramento continuo della qualità, ma anche e soprattutto sul rispetto delle regole contrattuali e del lavoro. Il secondo garantisce il viatico per definire le politiche e le azioni della co-programmazione e della co-progettazione. Il welfare è un nodo cruciale e bisognerebbe apprendere quanto di buono - ad esempio - è stato fatto nell'ultimo decennio nei Paesi della penisola scandinava. Il 'Progetto Salute di comunità investimenti nella filiera dell’assistenza sanitaria e sociale territoriale e nei Centri medici' prevede di partecipare alla realizzazione degli obiettivi di innovazione del sistema di cure ed assistenza a livello territoriale anche tramite realizzazione di una parte delle strutture territoriali, contribuendo ad articolare nei confronti del bisogno del paziente un percorso unitario di salute e di assistenza che parta dai medici di base e si articoli lungo tutta la filiera. Occorre infatti incentivare complessivamente l’innovazione del sistema di assistenza e cura a livello territoriale attraverso la creazione di una filiera integrata domiciliare-residenziale, fra soggetti, risorse, servizi e sostegni sociali finalizzata a superare l’attuale frammentazione dell’offerta di servizi. Prenderebbe vita un network anche attraverso plurimi punti di accesso sul territorio e sfruttando a pieno le nuove tecnologie attraverso le piattaforme informatiche e gli strumenti digitali, in grado di collegare i diversi setting assistenziali, quali Adi, ambulatorio, centri diagnostici, strutture residenziali e semiresidenziali, sempre nel rispetto della privacy dei cittadini».
Nota politica: a breve, come confermato dal presidente Vito Bardi, dovrebbe prendere vita la giunta del secondo ed ultimo mezzo mandato. Quali aspettative?
«La Basilicata è chiamata ad una grande sfida ed ovviamente servono competenze all'altezza della situazione, ciascun futuro nuovo componente della giunta regionale, nel proprio ramo di riferimento e con i propri uffici sarà chiamato ad un grande sforzo. Il presidente Bardi e le segreterie dei partiti di maggioranza sapranno trovare le giuste personalità, non sono i nomi a fare la differenza ma la visione di Basilicata che sapranno mettere in campo e in qualità di presidente dell'Alleanza delle cooperative mi auguro che ci sia l'interesse e la volontà di una periodica concertazione con le parti sociali. Dialogo, ascolto e confronto non sterili tavoli perchè il momento storico è molto delicato, il Pnrr rappresenta una svolta in termini di investimenti e di possibilità occupazionali, i progetti di successo sono frutto della condivisione e in questo scenario è vietato non essere ambiziosi».
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