IL MATTINO
green pass
10.02.2022 - 19:26
Roberto Speranza
Si parla di "adesione alla campagna vaccinale", ma - di fatto - si tratta di tre dosi “imposte” dalle restrizioni derivanti dal super green pass ma la massima istituzione medica europea, l’Ecdc, al momento sconsiglia caldamente. Il motivo? Costringere i ragazzi di età compresa tra i 12 e i 17 anni al booster non serve quasi a nulla. Il verdetto del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie è stato emesso ieri ed è un colpo per i tanti sostenitori della puntura sempre e comunque. Quando il 5 gennaio l’Aifa ha autorizzato il booster per i minorenni sopra i 12 anni lo aveva fatto precisando che non vi erano ancora “dati specifici per questa fascia d’età” sul corretto intervallo tra il ciclo vaccinale primario e la terza dose. E soprattutto che informazioni “di efficacia e sicurezza” sarebbero state oggetto di “costante monitoraggio”. Era dunque proprio necessario “correre” così tanto e andare alla caccia della terza dose? Non secondo l’Ecdc. Un mese dopo, infatti, l’agenzia europea smonta l’utilità della decisione del ministero della Salute: “I modelli matematici – scrive – suggeriscono che l’impatto della somministrazione di una dose booster anti-Covid a ragazzi di età compresa tra 12 e 17 anni” comporta solo “una piccola riduzione (1-3%) dell’indice Rt nell’intera popolazione, variabile in base al livello di adesione al richiamo da parte degli adolescenti”. In sostanza, la terza dose serve a poco o nulla nel contenimento dell’infezione. E visto che il rischio di ospedalizzazione e morte nei bambini è comunque “molto basso”, e che due dosi per ora sembrano bastare, “in questa fase la priorità dovrebbe essere ancora data al completamento dei cicli vaccinali primari nelle popolazioni in cui è raccomandato e alla somministrazione di booster ai gruppi prioritari, prima di considerare di offrire i richiami a 12-17enni senza patologie di base”.
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