Cerca

La mala potentina

Così il clan Martorano ha fatto il suo upgrade: ecco la cosca 2.0, con rapporti da «pari a pari» con i Grande Aracri di Cutro

Il profilo criminale di Martorano descritto dal siciliano con cui condivideva le ore d'aria in carcere

Così il clan Martorano ha fatto il suo upgrade: ecco la cosca 2.0, con rapporti da «pari a pari» con i Grande Aracri di Cutro

Martorano e Stefanutti

Il «nuovo corso» del crimine organizzato in Basilicata vede crescere il carisma di Renato Martorano e Dorino Stefanutti, che sarebbero riusciti, stando a quanto ha ricostruito la Procura antimafia potentina, a rendere più solide le alleanze con la 'ndrangheta, «stipulate e gestite da pari a pari». Si è accertato «uno stretto e permanente rapporto» con i Grande Aracri di Cutro, in provincia di Crotone. Il cui boss, Nicolino Grande Aracri, di recente ha tentato la carta del pentimento. È stato sgamato, però, dal procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri, che sembra aver ritenuto le ricostruzioni del tutto alternative, scollegate dagli elementi di prova. Il superboss di Cutro, insomma, avrebbe cercato di offrire tramite la giustizia un paravento ai suoi familiari e ai suoi colonnelli. Per ora niente programma di protezione. Per ora Martorano & co. possono tirare un sospiro di sollievo. Anche se nelle carte dell'inchiesta sono contenute raffiche di dichiarazioni di altri collaboratori di giustizia calabresi. E anche di un siciliano che sembrava condividere con Martorano molte ore d'aria e che agli investigatori ha fornito il profilo «criminale» che il boss potentino manteneva dietro le sbarre.

Per la Procura antimafia, quindi, Martorano è il «promotore, con ruoli di vertice, in possesso di cariche criminali di osservanza 'ndranghetistica, riconosciuto in queste funzioni criminali sia dai propri sodali che dagli affiliati alle cosche calabresi. Nelle intercettazioni c'è chi lo ha paragonato al defunto Giuseppe Gianfredi (ucciso insieme a sua moglie, davanti agli occhi dei figli piccoli, nel 1997).  Tramite una società campana era riuscito a mettere le mani sulle pulizie dell'Ospedale San Carlo. E si era posto come mediatore per la gestione di una contesa giudiziaria per un credito da 900.000 euro. Per risolvere la questione avrebbe regolato i conti con una intimidazione nei confronti di un imprenditore sparando di suo pugno quattro colpi di arma da fuoco contro l'abitazione della vittima.

Dorino Stefanutti, invece, da sempre braccio destro di Martorano, si sarebbe concentrato sul mercato dei videopoker e di estendere l'influenza della famiglia potentina su Matera e Cosenza. Secondo i magistrati ha maturato «pari dignità e responsabilità» con Martorano, «attraverso azioni di scelta degli affiliati, distribuzione degli incarichi e vigilanza dei ruoli e delle mansioni, provvedendo, inoltre, all'ideazione, pianificazione, organizzazione ed esecuzione anche diretta delle azioni delittuose rientranti nel rinnovato programma criminoso».

Commenta scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Il Castello Edizioni e Il Mattino di Foggia

Caratteri rimanenti: 400

edizione digitale

Sfoglia il giornale

Acquista l'edizione