IL MATTINO
Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne
25.11.2021 - 17:10
Sempre più donne vittime di violenza
Nella Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne sono tante le iniziative che si susseguono lungo tutto lo Stivale, coinvolgendo, spesso, due oggetti materiali divenuti simbolo della battaglia: scarpe rosse e panchine dello stesso colore. Simboli che dovrebbero visivamente, ogni volta, sensibilizzare le menti italiane e coinvolgere nella lotta alla violenza, divenuta sempre più complessa, ogni cittadino. E proprio sul coinvolgimento si è discusso nelle scorse ore di fronte alle immagini di una Camera dei deputati deserta: la ministra per le Pari opportunità Elena Bonetti, lunedì scorso, ha discusso la mozione contro la violenza sulle donne in un clima di totale assenteismo, erano presenti su 630 deputati solo otto. Una donna vestita di rosso, rossa anche la mascherina, lasciata sola a pronunciare un numero, 108, ovvero le vittime di femminicidio da inizio anno, una donna morta ogni tre giorni. Dietro ad ogni numero vi sono un nome, un cognome, il viso di una donna e la sua storia e ognuno di essi deve essere un campanello di allarme, che purtroppo continua a risuonare anche in Basilicata e a cui l’Associazione Telefono Donna di Potenza risponde prontamente e con responsabilità. Il 22 novembre l’Associazione ha presentato il report annuale, relativo ai dati dal primo gennaio al 31 ottobre 2021 dell’attività del Centro Antiviolenza Telefono Donna e della casa rifugio Casa delle Donne Ester Scardaccione: sono 117 le nuove donne che si sono rivolte al Centro Antiviolenza, a cui si aggiungono 38 che avevano già contattato il Centro negli anni precedenti, per un totale di 2861 donne che si sono rivolte al Centro a partire dal primo gennaio 2001. Le donne che nel 2021, attraverso i colloqui, hanno seguito un percorso di fuoriuscita dalla violenza sono state 64, di cui 44 nuove. Nella casa rifugio dal primo gennaio al 31 ottobre sono state ospitate 12 donne, di cui due dell’anno precedente, e due minori, per un totale di 239 donne e 119 minori dal 2001. Intervista alla presidente dell’Associazione Cinzia Marroccoli.
La paura paralizza. La mancanza di fiducia in se stessi, nel futuro, nella società frena il primo passo che la vittima di violenza deve muovere. Cosa il Centro offre alle donne e cosa, al termine del percorso, insegna loro?
«L’Associazione nasce nel 1989 e si compone attualmente del Centro Antiviolenza Telefono Donna e della casa rifugio Casa delle donne Ester Scardaccione. Centro e casa offrono servizi differenti; si accede attraverso il centro, chiamando al nostro numero di telefono 097155551. Una donna può telefonarci anche solo per uno sfogo o un consiglio e può scegliere di mantenere l’anonimato. L’altra possibilità che ha, quella sulla quale noi premiamo di più, è venire personalmente presso il centro per un colloquio, che può consistere, ad esempio, in una consulenza piscologica o se necessario legale. Poi, se necessario, potrà accedere alla Casa Rifugio Ester Scardaccione, dove accogliamo le donne che subiscono situazioni di violenza e che si trovano costrette a dover lasciare la propria casa per motivi di sicurezza e di protezione. Qualora siano presenti, ospitiamo anche i minori».
Violenza fisica e violenza psicologica. «Denuncia al primo schiaffo» è uno degli avvertimenti che si ripete da anni quando si tocca il tema della violenza di genere, ma quali sono i segnali che una donna deve cogliere per assumere la consapevolezza di essere vittima di violenza psicologica?
«Ci sono segnali da cogliere in relazione alla violenza psicologica. Si tratta di indicatori, di un insieme di comportamenti dell’uomo, che non si manifestano isolatamente, ma in contemporanea. Uno dei primi è la gelosia, che diventa ossessiva. All’inizio la si considera come fattore positivo “È geloso di me e quindi mi ama” e poi invece, volta per volta, ci si rende conto che diviene sempre più ossessiva fino a trasformarsi in vera e propria rabbia. Alla gelosia si associano altri indicatori: il possesso e il controllo a cui si accompagnano l’isolamento della donna, le minacce, le umiliazioni e quant’altro. Questi sono gli indicatori fondamentali della violenza piscologica. Questi comportamenti fanno sì che, qualora presenti tutti e continui nel tempo, la donna viva in uno stato di soggezione dal quale poi le riesce molto difficile poterne uscire fuori e poter riconoscere questa situazione come una violenza psicologica».
Il fenomeno della violenza sulle donne, che in contesti familiari spesso si amplia coinvolgendo i minori, deve essere eliminato alla radice. È doveroso dunque domandarsi come si possa farlo e quali siano i gap civili e culturali che innescano la violenza.
«Non ci limitiamo a un lavoro di accoglienza e ascolto, ma conduciamo anche un’attività di sensibilizzazione a 360 gradi: quando invitati parliamo nei convegni, andiamo nelle scuole e organizziamo noi stessi delle iniziative. Perché questo? Perché partiamo dal presupposto che la violenza non riguarda solo “quella” donna, ma è un problema di tipo culturale. Questo significa che oltre ad aiutare quella singola donna che si rivolge a noi bisogna anche che apportiamo un’opera di cambiamento culturale all’esterno, perché solo così riusciremo a debellare la violenza. Cosa vuol dire cambiamento culturale? Fare in modo che le donne non siano più discriminate e che siano, invece, considerate alla pari degli uomini».
Donne adulte o ragazze molto giovani, chi sono le vittime che si rivolgono al Centro?
«Di ogni età, dalle ragazze molto giovani alle over 65 e lo si legge nei nostri dati. Si registra un picco in un range di età media che corrisponde a 42-49 anni. Si tratta di donne di ogni estrazione sociale».
Lanci un appello alle donne.
«L’appello è di rivolgersi, laddove ritengano e sentano di vivere in una situazione di violenza al centro antiviolenza più vicino. Ripeto il numero del Centro Antiviolenza Telefono Donna, 097155551. Questa è la prima cosa importante da fare, poi con l’aiuto del centro si potrà decidere insieme come procedere, nel rispetto delle esigenze di ciascuna donna». Ci si deve muovere su più fronti, ampliando geograficamente i punti di ascolto. Per questo è stato aperto lo Sportello Donna “Mariangela Latorre” a Venosa, in convenzione con il Comune di Potenza e con la collaborazione del Comune di Venosa.
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