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Speranza vuol salvare il Natale ma mancano i medici di base e l'Uncem lancia l'ennesimo appello al ministro

«I sindaci italiani sono preoccupati per la costante mancanza, in crescita, di medici di base. È da tre anni che Uncem lo ripete. Ieri l'ho nuovamente scritto al ministro. Riceviamo ogni giorno segnalazioni di fortissime difficoltà da parte di molti sindaci di comuni alpini, appenninici, delle isole. Non si trovano medici di base che vogliano mantenere aperti studi nei piccoli comuni montani», afferma il presidente nazionale Uncem Marco Bussone

Speranza vuol salvare il Natale ma mancano i medici di base e l'Uncem lancia l'ennesimo appello al ministro

il ministro della Salute, Roberto Speranza

La medicina del territorio è la prima risposta che il Ssn mette a disposizione dei cittadini. I medici di base sono il primo filtro posto a tutela del pronto soccorso e mentre il ministro Speranza è intento, come lo scorso anno a "salvare le festività natalizie" e a strutturare un certificato verde via via più stringente e contraddittorio, arriva l'ennesimo monito sulla carenza dei medici di base, una piaga che affligge tutte le regioni d'Italia. Ce ne eravamo occupati lo scorso settembre in occasione del report pubblicato dalla Sisac. "Meno 45mila operatori del Ssn in 10 anni di cui 10mila sono medici tra ospedalieri e convenzionati. La pandemia ha ulteriormente aggravato la gestione e le risposte della medicina territoriale. Dal Pirellone, Emanuele Monti, presidente della Commissione Sanità e Politiche Sociali della Regione Lombardia fa sapere che: «Erano state proposte ed approvate delle mozioni per chiedere al governo di incrementare i finanziamenti delle borse di studio per gli specializzandi, di anticipare la fine del corso di formazione attraverso il tirocinio professionalizzante, di aumentare il massimale di pazienti a 1.000 per ogni medico in formazione e di sostenere i professionisti nei costi di gestione dello studio. Il ministro Speranza cos’ha fatto? Il nulla totale. Le Regioni - prosegue - sono lasciate sole a gestire una situazione senza precedenti. La Lombardia è stata la prima ad attuare le disposizioni del Pnrr e ad integrarle con fondi propri. Per questo, è importante che il ministro Speranza faccia la sua parte». In Sardegna è l'Anci a sollevare il problema: «L'Isola - spiega il presidente Deiana - conta 377 comuni di cui 316 sono piccoli o piccolissimi. Il pensionamento in massa dei medici rischia di far naufragare i bandi per la copertura delle sedi vacanti dei medici di medicina generale e dei pediatri. Abbiamo proposto un incentivo per i medici nel nuovo contratto integrativo e il progetto sperimentale per la creazione di nuclei di medici di medicina generale che possano operare insieme a infermieri e personale amministrativo». Il ricambio generazionale? Procedure farraginose, programmazione carente, investimenti insufficienti e scarsi stimoli: questi alcuni dei motivi della carenza di medici di medicina generale che interessa numerosi distretti dello stivale. Emblematico è Tiziano Scarponi, vicepresidente dell’Ordine dei medici di Perugia: «Giovani colleghi non vogliono coprire le zone disagiate dell'Umbria». Infatti, secondo l’elenco pubblicato dalla Sisac - la struttura interregionale che si occupa delle convenzioni - gli ambiti territoriali carenti per l’assistenza primaria, rimasti vacanti perché non ci sono abbastanza medici sono in tutto 1.213. In particolare: 456 in Veneto, 239 in Toscana, 205 in Emilia-Romagna, 98 nelle Marche, 91 in Abruzzo, 59 in Friuli-Venezia Giulia; 55 in Umbria; 10 in Valle D'Aosta. «Considerando che la media nazionale è di 1.150 assistiti per ogni medico, solo in queste Regioni circa un milione e quattrocentomila cittadini non hanno un proprio medico di famiglia. E il numero è sottostimato perché mancano le altre Regioni a esempio anche nella mia, la Puglia, c’è un problema forte di carenza», avverte il presidente della Federazione degli Ordini dei medici (Fnomceo)  Filippo Anelli. L’allarme carenza potrebbe però essere solo all’inizio. Dopo aver perso 3mila medici di famiglia tra il 2013 e il 2019 - un pezzetto del taglio di 45mila operatori del Ssn in 10 anni di cui 10mila sono medici (tra ospedalieri e convenzionati) - ora è anche partita la corsa ai pensionamenti: se ne prevedono 35.200 entro il 2027 . «Probabilmente non ce ne saranno abbastanza per sostituirli», aggiunge ancora il presidente dell’Ordine dei medici. E così gli italiani che si potrebbero trovare senza il medico di famiglia potrebbero diventare molti di più. Anche perché a fronte del boom dei pensionamenti che stanno raggiungendo il picco in questi anni le assunzioni e le borse di specializzazione previste dopo la Laurea per formarsi in medicina generale sono state finora troppo poche e insufficienti: circa un migliaio l’anno»". È di oggi, invece, l'ennesimo appello: «La carenza di medici di base è un problema diffuso a macchia d'olio in tutto il Paese ma che in montagna diventa ancora più allarmante». E' quanto rimarca l'Uncem (Unione Nazionale Comuni Comunità Enti Montani) in un appello al ministro della Salute Roberto Speranza: «I sindaci italiani sono preoccupati per la costante mancanza, in crescita, di medici di base. È da tre anni che Uncem lo ripete. Ieri l'ho nuovamente scritto al ministro. Riceviamo ogni giorno segnalazioni di fortissime difficoltà da parte di molti sindaci di comuni alpini, appenninici, delle isole. Non si trovano medici di base che vogliano mantenere aperti studi nei piccoli comuni montani. E questo genera particolare apprensione nei sindaci» afferma il presidente nazionale Uncem Marco Bussone. «Mentre le Regioni stanno definendo come realizzare case della salute, anche finanziate dal Piano nazionale di Ripresa e Resilienza, il rischio è la mancanza di medici e di personale - evidenzia Bussone - Le case della salute, tradizionalmente collocate nei fondovalle, nei comuni più grandi, non dovranno comunque limitare la presenza e la disponibilità di personale medico negli studi dei comuni montani. È complesso e impegnativo contemperare le necessità, ma è comunque urgente».

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