IL MATTINO
Salute
22.07.2021 - 16:00
A livello neuro-anatomico e fisiologico, le regioni cerebrali deputate al comportamento sessuale e all’alimentazione sono sostanzialmente le stesse: il sistema limbico, e più nello specifico l’ipotalamo. Perciò, sesso e cibo rispondono agli stimoli degli stessi trasmettitori come serotonina, dopamina e noradrenalina. Con il Dott. Gaetano Gambino, sessuologo e psicoterapeuta della Società Italiana di Sessuologia e Psicologia di Roma (https://www.sisponline.it), discutiamo sulla correlazione tra cibo e sesso in particolar modo nei Disturbi del Comportamento Alimentare.
Sussiste un legame tra sessualità e alimentazione?
Sembra esserci uno stretto legame tra la sfera alimentare quella sessuo-affettiva. L’alternanza di fame e sazietà fin dalla nascita può connotarsi di significati emotivi, affettivi e sessuali che rimandano all’appagamento o alla frustrazione di bisogni relazionali profondi. Nelle persone con Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA), in particolare, il funzionamento sessuale sembra essere influenzato da alcuni elementi psicologici, quali: un’immagine negativa di sé e del proprio corpo; le modalità tipiche con cui vengono gestite le emozioni, che si traducono spesso in tentativi di controllarle rigidamente; i livelli di depressione e di ansia sottostanti, ecc.. Un’attenta valutazione clinica di tutte queste componenti risulta essenziale per intervenire efficacemente anche sul disagio sessuale che a volte si associa ad anoressia nervosa, bulimia e binge eating.
Che incidenza può avere l’esperienza traumatica dell’abuso sessuale nei DCA? E come può intralciare la sfera sessuo-affettiva?
La letteratura scientifica suggerisce che quasi una donna con DCA su due ha subito una qualche forma di abuso sessuale. Quest’ultimo è stato proposto come fattore di rischio per l’inizio o il mantenimento di un disagio nella sfera del comportamento alimentare ed è stato spesso associato ad una percezione di sé e del proprio corpo più negativa, ad una più alta probabilità di sviluppare una disfunzione sessuale e ad una minore soddisfazione sessuale. L’esperienza traumatica dell’abuso costringe spesso la vittima a sviluppare delle difese che a livello psichico possono tradursi in un’avversione per il corpo che ha alimentato il desiderio sessuale nella persona abusante. Nell’anoressia nervosa tale meccanismo si manifesta con un bisogno, prevalentemente inconscio, di controllo estremo sul peso corporeo al fine di annullare o mascherare ogni valenza sessuale del proprio aspetto. Nella bulimia e nel binge eating le cosiddette “abbuffate”, possono essere lette come tentativi inappropriati di gestire i dolorosi vissuti emotivi legati al trauma (sentimenti di vuoto, stati depressivi, sentimenti di colpa, rabbia, ecc.). Possiamo dire che nella vittima di abuso la risposta depressiva e i meccanismi difensivi conseguenti all’esperienza traumatica giocano spesso un ruolo chiave nell’insorgenza di disturbi sessuali. Essi sono correlati in particolar modo ad un calo del desiderio.
Cosa avviene quando il cibo rappresenta una forma di autoregolazione emotiva? E come si può intervenire?
Le persone con DCA sperimentano frequentemente stati emotivi molto intensi e difficili da gestire. Il cibo, in tal senso, può rappresentare una forma di autoregolazione emotiva. Non è un caso che tra i fattori scatenanti più citati della condotta alimentare di tipo incontrollato si registrino condizioni di stress e abbassamento del tono dell’umore. Per questo motivo gli episodi di binge eating sono stati descritti anche in termini di emotional eating. Naturalmente tali tentativi di gestire emozioni troppo destabilizzanti, dopo un sollievo momentaneo, si rivelano altamente disfunzionali, accompagnandosi a vissuti di imbarazzo, colpa e vergogna conseguenti all’abbuffata.L’alternanza tra controllo rigido e perdita del controllo, tipica in alcune persone che soffrono di DCA, può riflettersi anche sulle emozioni connesse alla sessualità per cui a volte si osserva un avvicendarsi caotico di fasi caratterizzate da picchi di alto e basso desiderio. L’illusione che il solo controllo del peso corporeo o che la gestione dei vissuti dolorosi attraverso l’assunzione di cibo possano risolvere i conflitti individuali e interpersonali contribuisce a rafforzare un circolo vizioso la cui interruzione dipenderà dal riconoscimento di quei meccanismi intrapsichici e relazionali che stanno alla base del disagio, oltre che dall’individuazione di strategie più efficaci di regolazione emotiva. In ogni caso, la definizione di un progetto d’intervento integrato, che coinvolga diverse figure professionali (endocrinologo, nutrizionista, psicosessuologo, ecc.), costituisce l’approccio più auspicabile.
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