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I giovani impegnati nella memoria delle vittime di mafia

Gli studenti valligiani al fianco di Libera Basilicata

I giovani impegnati nella memoria delle vittime di mafia

“A ricordare e a riveder le stelle” è lo slogan della giornata in ricordo delle vittime innocenti delle mafie, celebrata il 21 marzo da ormai ventisei anni, con un chiaro riferimento a un verso di Dante Alighieri, di cui si celebrano i 700 anni dalla nascita. Il motivo di questa scelta, oltre alla celebrazione del sommo poeta, ha delle radici ancor più profonde: la commemorazione e la memoria in senso ampio diventano simbolo di speranza, di luce, di desiderio inteso come «slancio verso l’altro, l’oltre, l’altrove» come ha spiegato don Luigi Ciotti durante l’evento di presentazione di questa giornata. Una luce che può giungere dalla cultura e dallo sport, ossia da quelle attività che promuovono l’inclusione sociale, che aiutano ad aprire la mente e a non cadere nelle trappole che si possono incontrare lungo il cammino della crescita.

La lettura dei nomi delle vittime, fulcro di questa giornata, è un modo per ridare dignità a chi ha perso la vita. Proprio in questa attività si sono cimentati i giovani delle classi terze della scuola media Benedetto Croce di Marsico Nuovo, che si aggiungono agli studenti del liceo classico di Viggiano e del liceo scientifico di Marsico Nuovo, intervenuti in un’assemblea realizzata durante la mattinata del 20 marzo. La presidente di Libera Val d’Agri, Camilla Nigro, ci ha spiegato la genesi di questa manifestazione e come si è svolta.

Com’è nata l’idea alla base di questo video?

«L'idea è nata insieme all’associazione Talking generation, un gruppo di giovani con i quali ci siamo chiesti come avremmo potuto elencare i 1031 nomi delle vittime innocenti di mafia in un progetto online. Così abbiamo pensato di far parlare loro, coinvolgendo i giovanissimi delle scuole e anche gli amici del presidio Libera e di altre associazioni. Hanno messo in moto tutte le loro professionalità, come nel caso di un giovane che si è occupato del montaggio del video, sua materia di specializzazione, alternando i volti dei giovani che incarnano i nomi delle vittime e le loro storie, mantenendo sempre alta l’attenzione dello spettatore in modo dinamico».

Quanto è importante coinvolgere i giovani in questo tipo di manifestazione?

«Abbiamo pensato da subito ai giovani, con i quali avremmo voluto realizzare un incontro in presenza che si sarebbe tenuto a Villa d’Agri. Non abbiamo potuto guardarci in faccia, ma lo abbiamo fatto attraverso il filtro degli schermi. Questo non ha rappresentato un ostacolo, perché da un certo punto di vista siamo riusciti a coinvolgerli anche in numero maggiore, nonostante i problemi di linea. Coinvolgere i ragazzi, riunire diverse generazioni e avere un certo tipo di scambio in questo periodo particolare in cui i giovani sono chiusi in casa diventa una sfida importantissima. Per noi è come piantare un piccolo seme da cui far partire un cammino che proseguiremo quando finalmente ci vedremo di persona».

Come reagiscono i giovani davanti a queste tematiche?

«Ognuno le osserva dal proprio punto di vista. Ad esempio, i ragazzi di Talking generation hanno realizzato un video rifacendosi a “I cento passi”, il film dedicato a Peppino Impastato, riadattandolo alla propria realtà, al coraggio di rimanere nella propria terra, nella Val d’Agri, dedicandosi e interessandosi a essa. Lo stesso vale anche per i giovani dei due licei che abbiamo incontrato durante l’assemblea, i quali ci hanno chiesto di parlare di criminalità organizzata soprattutto associata al tema della droga, dell’alcolismo e della ludopatia. Hanno voluto, quindi, trattare il tema delle mafie dal punto di vista delle dipendenze, un tema di cui purtroppo si parla poco nelle scuole. Hanno posto delle domande interessantissime a cui abbiamo risposto grazie al supporto dell’associazione “Insieme” di Potenza che si occupa proprio di dipendenze, e abbiamo posto le basi per un percorso che speriamo possa continuare. Da questa collaborazione abbiamo compreso come il problema della droga sia ancora molto forte in Basilicata e non solo. Durante la pandemia il consumo di droga è aumentato notevolmente, ma il dato peggiore non riguarda tanto il numero di accessi al Sert, quanto il dato “sommerso”, ossia chi non riesce neppure a chiedere aiuto e in molti casi perde la vita in casa. Un problema che sembra essersi acuito a causa della reclusione e della grande solitudine. Lo stesso vale per i casi crescenti di alcolismo nei giovanissimi, con un abbassamento dell’età media. Un altro fenomeno in aumento a causa della povertà diffusa in epoca Covid è quello dell’usura.

I ragazzi, comunque, si sono mostrati davvero entusiasti e interessati alla tematica».

Le storie delle vittime innocenti della mafia diventano, dunque, un veicolo per riuscire a comunicare con le generazioni più giovani, con il futuro. Il dialogo con gli adolescenti diventa fondamentale per entrambe le parti: per loro, per non sentirsi abbandonati in un’epoca a dir poco complessa e per chi sta dall’altra parte, familiari, docenti e amici che possono sperare di veder crescere il seme della legalità e della giustizia declinata in ogni ambito della vita.

 

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