IL MATTINO
Libri
12.03.2021 - 16:53
“Sangue del mio Sangue”, Falco Editore, è il titolo del libro che narra la storia della più grande strage familiare avvenuta in Italia: compiuta il 19 novembre del 1996 a Buonvicino, piccolo centro del Cosentino, dove Alfredo Valente, ex carabiniere che all’epoca prestava servizio a Formia, utilizzò la pistola di ordinanza per “vendicarsi” della fine della sua relazione uccidendo con 23 colpi, la moglie, i genitori della donna, i cognati e una nipotina. Il volume, scritto a quattro mani fornisce due chiavi di lettura: quella dello psicologo, criminologo Sergio Caruso e della giornalista Fabrizia Arcuri ed è stato presentato l’8 marzo in occasione della festa della donna. Se nel primo caso il testo ha l’intento di analizzare attraverso concetti scientifici ed etici la casistica di un fenomeno sempre più crescente definito “Family Mass Murderer” e rappresenta un chiaro invito alla prevenzione, nel secondo caso vi è una sorta di autobiografia del dolore della testimone Arcuri che esprime tutti i sentimenti messi in gioco in un momento così atroce. Nel ’96 il fenomeno di femminicidio non era ancora riconosciuto come tale, oggi si. Nel ’96 l’ex carabiniere fu condannato a 30 anni dei quali dopo averne scontati 25, oggi è tornato libero. “Sangue del mio Sangue” nasce per due motivi quello di narrare il dolore delle vittime secondarie sottolineando l’aspetto sentimentale ed emozionale di chi subisce e resta, di cui lo stato si dimentica totalmente, e quello sociologico, aspetto curato dall’esperto Caruso come analisi, conoscenza e prevenzione. La criminologia tramite lo studio del reato e l’analisi dei comportamenti criminali, comprende non solo di agire sulle condotte socialmente devianti ma anche e soprattutto di lavorare per la prevenzione. Nel mondo la violenza di genere interessa una donna su tre. In Italia i dati ISTAT mostrano che il 31,5% delle donne ha subito nel corso della propria vita qualche forma di violenza fisica o sessuale e il 43,9% degli omicidi di donne sono commessi da un partner. Da questo scenario si comprende come il fenomeno sia considerato un rilevante problema di sanità pubblica, oltre che una violenza dei diritti umani. Gli effetti negativi a breve e lungo termine, sulla salute fisica, mentale, sessuale e riproduttiva della vittima incide significativamente anche sui familiari (adulti e bambini) della vittima, vittime anch’essi di dolore, angoscia e ingiustizia. Le conseguenze della violenza di genere si ripercuotono sul benessere dell’intera comunità, ed è fondamentale che lo Stato si occupi dell’intera comunità, attivando reti di prevenzione, supporto alle vittime e non tralasciando mai il dolore delle famiglie vittime secondarie.
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