IL MATTINO
covid19
27.02.2021 - 20:28
Durante la pandemia siamo stati travolti da una serie di limitazioni che, di fatto, a più riprese, hanno sospeso numerose libertà costituzionalmente garantite: quella personale, di circolazione, di proprietà (non è stato possibile raggiungere una seconda casa di proprietà fuori regione), di riunione, di libertà di culto. Sostanzialmente il Covid e l'azione politica posta in essere non è compatibile con lo Stato di diritto e con i basilari principi di una democrazia occidentale. Se il sistema sanitario ha mostrato numerose carenze ed inadeguatezze, la colpa, solo in parte, è attribuibile al ministro Speranza che pure ha contribuito in maniera non indifferente. La sanità ben prima di Speranza è stata oggetto di considerevoli tagli ma il giovane prodigio della sinistra lucana e italiana, confermato nuovamente con il premier Draghi alla guida del dicastero per eccellenza in tempi di pandemia non ha provveduto, ad esempio, tra i numerosi errori di gestione, ad aggiornare il piano pandemico che addirittura risale all'estate in cui capitan Cannavaro alzava la Coppa del Mondo, ed ha fatto in modo di impedire, durante la fase 1, l'espletamento degli esami autoptici con una serie di circolari che alzavano oltre modo i requisiti per le sale autoptiche in caso di malattie diffusive: le note Bsl3, merce rara in Italia con numerose regioni sprovviste. Non che i medici legali e gli anatomopatologi prima del Covid non eseguissero autopsie ad alto rischio ..... A tutelare il sistema sanitario ci ha pensato a più riprese la politica e la sua declinazione territoriale e gerarchica. Sindaci sceriffi e governatori con l'elmetto ci hanno consegnato figure talvolta caricaturali e tragicomiche, basti pensare a "Zaia superstar" al sindaco di Messina Cateno De Luca o al De Luca, salernitano ma di stanza a Napoli. Accanto a loro una serie di provvedimenti e di ordinanze talvolta incomprensibili. Non ci stupisce più nulla, in tempi di pandemia abbiamo congelato la costituzione a vantaggio della zelante formula "è per il nostro bene." I decreti Maroni del lontano 2008, conferivano ai sindaci la possibilità di deliberare in modo creativo prima che la Corte Costituzionale mettesse un argine. Con il Covid abbiamo avuto sindaci che hanno fatto rimuovere le panchine per evitare assembramenti o che hanno interdetto l'utilizzo delle altalene nei parchi pubblici... Certamente hanno a cuore il loro elettorato e giocano la loro partita personale e politica fino al 90 esimo e dire, ad esempio, al barista o al parrucchiere che deve chiudere non è che porti molti consensi, meglio che lo decida la presidenza della Regione o il governo o anche la Prefettura. È pur vero che il sindaco è un'autorità sanitaria e se in un dato comune c'è un elevato pericolo epidemiologico certamente, in primis, il polso della situazione sarà noto al primo cittadino e poi al ministro della Salute. Proprio per questo motivo il sindaco di Montescaglioso, in provincia di Matera, ha ritenuto necessario ed opportuno redigere un'ordinanza che definire spericolata è riduttivo.
"Montescaglioso. Dal 25 febbraio: lockdown totale a partire dalle 20. Minorenni non potranno uscire di casa dopo le 16" è il titolo delle agenzie e a ben vedere l'ordinanza n.159 prevede, tra le varie cose, il divieto assoluto per i minorenni di muoversi sul territorio comunale dalle ore 16,00 alle ore 8,00 del giorno successivo se non accompagnati da un genitore/familiare maggiorenne. Di fatto viene anticipato ed esteso il coprifuoco già in vigore su tutto il territorio nazionale. Siamo certamente in presenza di un provvedimento estremo. Da giovedì 25 febbraio è pertanto in vigore questa ennesima limitazione della libertà personale.
«La situazione è emergenziale e con la task force ci siamo resi conto che l'aumento dei contagi nel territorio comunale è attribuibile soprattutto ai giovani che durante le ore del pomeriggio e del tardo pomeriggio si riuniscono, si assembrano e non rispettano le regole. Abbiamo verificato dai dati dei tamponi risultati positivi che accade tutto all'interno delle famiglie, oppure a causa di ragazzi sia minorenni che maggiorenni. Per questo motivo per i maggiorenni vi è divieto di circolazione dalle ore 20, salvo i motivi che abbiamo imparato a conoscere e per i minorenni dalle 16 alle 8 del giorno successivo a meno che non siano accompagnati da un genitore o familiare maggiorenne». Ha affermato il sindaco di Montescaglioso Vincenzo Zito, raggiunto telefonicamente durante il pomeriggio di ieri, 26 febbraio, alle ore 16:15. Prima che venisse dichiarata la Basilicata zona rossa a partire dal primo marzo, con tutte le conseguenze che ciò comporta anche su questa ordinanza. «Si tratta di giornate abbastanza miti e poco usuali per il mese di febbraio, gli adolescenti e i ragazzi escono per riunirsi ed ovviamente è difficile seguirli, pertanto l'unica arma era l'impossibilità di uscire - prosegue Zito - i maggiorenni, invece, per l'asporto si assembrano nei locali sino alle 22 pertanto abbiamo stabilito la limitazione delle 20. Prima di arrivare a questo divieto ho più volte invitato le famiglie a vigilare sui comportamenti dei ragazzi. Ho aspettato diversi giorni. Le scorse settimane ho chiuso inizialmente le scuole e purtroppo sono stato costretto a prendere questa decisione ulteriore e certamente rigida al fine di limitare i contagi. Se la Basilicata dovesse essere dichiarata zona rossa la mia ordinanza non avrebbe più senso di esistere». E dalla Prefettura? «Hanno sollevato alcune obiezioni... Sono consapevole che ci sono dei profili di illegittimità e capisco bene che un sindaco non possa alzarsi la mattina e prendere queste decisioni». Si ringrazia, per onor di cronaca, il sindaco Zito per la disponibilità e l'onestà intellettuale.
Ma in tempi di pandemia è davvero tutto possibile? Il prof. Mario Esposito, illustre costituzionalista non le manda a dire.
«Tralasciando il dettaglio tecnico, questa ordinanza vuole gestire a livello comunale un'emergenza sanitaria che è già gestita a livello statale. I sindaci dispongono di poteri per le emergenze sanitarie locali ed hanno il potere di intervenire anche quando l'emergenza non sia locale, purché sussistano ragioni di urgenza e di imprevedibilità che necessitano di un intervento tempestivo. I provvedimenti dei sindaci perdono poi efficacia a seguito degli interventi regionali e statali. Comprendo la situazione, ma se ogni comune inizia a porre in essere proprie misure.... L'emergenza è nazionale, non è locale. Esiste già la normativa primaria e la decretazione del presidente del Consiglio dei ministri, perciò non si ravvede la necessità di ordinanze sindacali, che viceversa potrebbero trovare fondamento, in ipotesi puramente teorica, allorché si profilasse un nuovo e diverso evento di pericolo per la sanità pubblica, insomma un’altra epidemia. In tal caso il sindaco dovrebbe procedere tempestivamente con un'ordinanza in attesa di provvedimenti di rango superiore. Nel caso di Montescaglioso, invece, nonostante i provvedimenti nazionali, il sindaco ha emanato un’ordinanza sedicente contingibile ed urgente per il sol fatto dell’incremento dei tamponi risultati positivi, benché tali situazioni siano disciplinate a livello nazionale. Per converso, i sindaci dovrebbero adibire le strutture amministrative e di polizia locale alla più efficiente applicazione delle misure vigenti, piuttosto che indulgere al vizio italico di infittire il tessuto normativo, con ricadute gravi sulla chiarezza del contesto, a tutto danno dei cittadini. In definitiva, mi pare che l’ordinanza del primo cittadino di Montescaglioso sia priva di giuridico fondamento e di ogni effettiva motivazione: ove fosse adito, è prevedibile che il Tar ne sospenderebbe in via cautelare l’esecutorietà. Del resto, e volendo prescindere da tali dirimenti vizi di legittimità, si tratta di un provvedimento sproporzionato: non si tratta di interdire l’uscita, bensì di evitare assembramenti”.
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