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Il Giappone nomina un “Ministro della solitudine” contro i mali della pandemia

Per affrontare la crisi sanitaria, economica e sociale determinata dal Covid19, il Giappone ha deciso di concentrarsi analogamente sui profondi mali interiori che la pandemia ha causato

Il Giappone nomina un “Ministro della solitudine” contro i mali della pandemia

Per affrontare la crisi sanitaria, economica e sociale determinata dal Covid19, il Giappone ha deciso di concentrarsi analogamente sui profondi mali interiori che la pandemia ha causato, per far fronte a quella che rappresenta anche crisi del benessere mentale. Stando ai dati, nello specifico l’aumento dei casi di suicidio si è registrato ad ottobre con 2.153 casi, un aumento del 70% rispetto ad ottobre dell’anno precedente. Così il Giappone, sulle tracce della carica istituzionale simile creata nel 2017 in Gran Bretagna dall’ex capo di governo Theresa May, ha nominato un apposito “Ministro della solitudine” il cui operato sarà volto ad arginare isolamento sociale e depressione. Ad assumere l’incarico è Tetsushi Sakamoto, già ministro della Rivitalizzazione Regionale e delle Misure contro la Diminuzione del Tasso di natalità. “Spero di prevenire la solitudine sociale e l’isolamento, per proteggere le persone e i loro cari”, ha dichiarato lo stesso in accordo con il primo Ministro Yoshihide Suga per monitorare la situazione e coordinare gli aiuti opportuni. Il Japan Times ha riportato le parole di Suga: “Auspico che si possano identificare i problemi e adottare politiche efficaci”. Ad oggi, dall’inizio della pandemia quasi 21.000 persone si sono tolte la vita e la situazione resta simile anche per l’Italia. Già nel 2018 Marco Trabucchi, presidente dell’Associazione Italiana di Psicogeriatria, condividendo la scelta d’introduzione in Uk di un sottosegretario alla solitudine per affrontare un tema sociale e sanitario così delicato, discuteva sui termini di intervento in tre livelli per poterla apportare anche in Italia. Un primo livello culturale che consiste nel comunicare alla comunità che ci vuole attenzione perché si tratta di un problema serio. Fino a poco fa non c’era coscienza civile sul tema e si riteneva la solitudine una cosa positiva. Il secondo livello è un intervento educativo sul singolo. L’ultimo livello invece deve guardare alle collettività: fare in modo che una città, intesa come comunità, abbia luoghi di interazione oltre che spazi di supporto professionale preparato a cui rivolgersi.
Attualmente, dopo l’aggressività con la quale il Covid19 è entrato nelle nostre vite, abitudini, famiglie, case, lavoro, mente, portando via: cari, salute, sana quotidianità, aria pura da respirare, abbracci, relazioni, denaro, soddisfazione professionale e benessere psicofisico è necessario impegnarsi nel creare anche in Italia un Ministro ad hoc che si occupi di tematiche psicopedagogiche fondamentali per un buon funzionamento intrapersonale e interpersonale sui quali si regge la pienezza e robustezza di una società.

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