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Giornata mondiale dell’Asperger. No agli stereotipi

Viviana Gariuolo, Federazione logopedisti italiani: «Mentre io provo a insegnare agli Asperger a “leggere la mente”, loro arricchiscono quotidianamente la mia vita con la cura per i dettagli e la loro granitica logica»

Giornata mondiale dell’Asperger. No agli stereotipi

Il 18 febbraio è dedicato alla Giornata mondiale della sindrome di Asperger. Viviana Gariuolo, membro del direttivo Fli-Federazione logopedisti italiani Basilicata e attualmente occupata nella Neuropsichiatria dell’Asl di Taranto, fornisce al Mattino un approfondimento su un tema troppo spesso vittima di confusione e stereotipi.
Cos’è la sindrome di Asperger e come si manifesta?
«La sindrome di Asperger ― assorbita nel 2013 nell’ampia categoria diagnostica dei disturbi dello spettro autistico ― è caratterizzata, oltre che da adeguate capacità cognitive e da numerose potenzialità, da un pattern di comportamento insolito e da un deficit persistente della comunicazione sociale, che inficiano le relazioni e le interazioni con gli altri. Un crescente numero di studi sulla teoria della mente dimostra che tali caratteristiche derivano da una incapacità degli Asperger di “leggere la mente degli altri”, cioè di inferire gli stati mentali degli interlocutori (vale a dire i loro pensieri, opinioni, desideri, sentimenti, finzioni, ecc.) e di usare tali informazioni per interpretare ciò che essi dicono. I bambini e i ragazzi con Asperger, pur avendo una buona padronanza del vocabolario e la capacità di formare strutture sintattiche complesse, interpretano letteralmente ciò che gli viene detto. Sono incapaci di leggere il livello di interesse dell’ascoltatore in ciò che dicono, non comprendono le regole non scritte o le convenzioni, il linguaggio astratto e metaforico, i modi di dire comuni e i significati nascosti, impliciti o multipli».
Quali sono gli strumenti con cui un professionista della logopedia si approccia a chi è affetto dalla sindrome di Asperger?
«Il logopedista è il professionista sanitario esperto dei disturbi comunicativo-linguistici ed è una figura chiave nel percorso clinico, sia nella fase valutativa che in quella abilitativa. Nei primi anni di vita, il logopedista aiuta il bambino con Asperger a sviluppare l’intersoggettività alla base del processo comunicativo, ovvero la condivisione di significati, emozioni, esperienze e la motivazione a cercare tale condivisione. Migliora l’attenzione congiunta, l’interesse per l’altro, il mantenimento del contatto oculare e lo scambio del turno comunicativo. Al fine di sviluppare le abilità interpersonali, si possono utilizzare il role play e le tecniche di drammatizzazione, mentre le videoregistrazioni possono servire come mezzo di verifica per ridurre comportamenti inappropriati quali un uso inadeguato dello sguardo, della mimica facciale e della prosodia. Più tardi, per insegnare a condividere un argomento di conversazione, si può scegliere una carta tematica sulla quale sostenere uno scambio di informazioni. Per allenare la capacità inferenziale possiamo utilizzare il gioco degli indovinelli, alternando i ruoli, o raccontare “storie senza fine”, da completare con conclusioni realistiche o inverosimili. Si insegna anche l’utilizzo delle formule di cortesia, a riconoscere i modi di dire e a cogliere l’ironia. Oltre al trattamento individuale, è utile organizzare interventi in piccolo gruppo. Utilizzando strategie supportate da studi scientifici e cucite su misura sul soggetto, è possibile raggiungere risultati soddisfacenti. Lo scopo del trattamento non è quello di imporre uno stereotipo di funzionamento, ma di fornire gli strumenti per consentire a chi è affetto da sindrome di Asperger di integrarsi nel tessuto sociale e di creare relazioni significative, pur mantenendo il proprio modo di essere».
Asperger e autostima. La società si mostra inclusiva verso chi manifesta una differente e personale percezione del mondo?
«Susanna Tamaro ha scritto numerosi libri, ha vinto il Premio Strega Ragazze e Ragazzi nel 2016 con il romanzo Salta, Bart! e ha ricevuto la medaglia d’oro, nel 2003, ai benemeriti della cultura e dell’arte. Oltre ad essere tra le mie scrittrici italiane preferite, è affetta da sindrome di Asperger. Se solo fossimo capaci di apprezzare sempre le persone per ciò che ci trasmettono. Le caratteristiche comunicativo-relazionali degli Asperger li rendono “isolati” e “invisibili” nella società della comunicazione totale e pervasiva. Si assiste, spesso, a veri atti di aggressione verbale e fisica nei loro confronti. Al fine di relazionarsi con una persona che interpreta il mondo in modo diverso bisogna in primo luogo provare a osservare dal suo punto di vista. Il processo di inclusione deve cominciare già nella scuola dell’infanzia e nella scuola primaria, le quali devono educare all’accettazione delle differenze. È necessario che vengano implementati progetti extrascolastici di laboratori creativi, musicali e sportivi nei quali il bambino con Asperger possa sperimentare la propria “genialità” e trovare il proprio posto nel mondo. Mentre io provo a insegnare agli Asperger a “leggere la mente” e a scrivere fuori dal rigo, loro arricchiscono quotidianamente la mia vita con la cura per i dettagli e la loro granitica logica».

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