IL MATTINO
Giulio Regeni
25.01.2021 - 16:52
Il 25 gennaio è una data indimenticabile per lo Stato Italiano e per la nostra storia contemporanea. Giulio Regeni, un dottorando italiano, classe 1988, invia il suo ultimo sms.
Una mente brillante, scomoda per alcuni tanto da organizzare un rapimento avvenuto proprio cinque anni fa in questo stesso giorno. Le tortore brutali inferte sono tanto disumane da sfigurare la sua immagine, quella di un bravo ragazzo cittadino del mondo. La mamma lo riconobbe «dalla punta del naso», parole le sue che continuano a far rabbrividire anche a distanza di anni.
Questa pagina così dolorosa è tenuta in vita ogni anno da una associazione che dal primo istante ha reclamato e chiesto "Verità per Giulio": Amnesty International.
Il Covid ha fermato le manifestazioni di piazza, ma non ha potuto bloccare le celebrazioni di questo giorno infausto, il gruppo potentino, assieme a tutti i gruppi europei, ha infatti diffuso un post con una lunga dichiarazione per tenere viva sempre la speranza e far luce su questa vicenda, concedendo a Giulio e ai suoi genitori la giustizia che meritano. Un punto importante di questo post diffuso oggi sui social è la richiesta del richiamo immediato dell’ambasciatore italiano in Egitto e lo stop alla vendita degli armamenti militari:
«Oggi ricorre il quinto anniversario della scomparsa di Giulio Regeni. Giulio, dottorando dell’università di Cambridge nel Regno Unito, si trovava in Egitto per svolgere una ricerca sui sindacati indipendenti egiziani presso l’Università americana del Cairo. Il suo corpo martoriato e con evidenti segni di tortura sarà ritrovato alla periferia del Cairo soltanto il 3 febbraio 2016. Sul suo volto si era abbattuto tutto il male del mondo. Giulio aveva soltanto 28 anni. Proprio nel quinto anniversario della scomparsa di Giulio Regeni vogliamo accendere i riflettori e denunciare con fermezza il metodo delle sparizioni forzate praticato in maniera sistematica in Egitto. DaI rapporto 2019-2020 di Amnesty International emerge, chiaramente, quella che è l’attuale situazione in Egitto: sparizioni forzate, arresti di massa, torture e maltrattamenti, eccessivo uso della forza e pesanti restrizioni della libertà personale.
La tortura è rimasta una pratica diffusa nei luoghi di detenzione, sia ufficiali che informali. Quasi ogni giorno, infatti, vengono compiuti arresti arbitrari ma mirati nei confronti di chi si schiera in favore dei diritti umani. I difensori di questi ultimi sono sempre più spesso presi di mira con arresti, confessioni ottenute sotto coercizione e condanne a morte.
A tale contesto si unisce quello relativo alle condizioni di detenzione: celle insalubri e mancanti di ventilazione.
Le persone che erano state percepite come critiche verso il governo sono state sottoposte a prolungati periodi di isolamento e private delle adeguate cure mediche.
I diritti delle donne, quelli delle persone LGBTQI, nonché quelli dei lavoratori sono praticamente inesistenti. In un quadro così disastroso nei confronti della tutela di vite umane, non possiamo che unirci all’appello di Paola e Claudio Regeni, genitori di Giulio, chiedendo il richiamo immediato dell’ambasciatore italiano in Egitto e lo stop alla vendita degli armamenti militari all’Egitto. Le persone ed i loro diritti sono e saranno da anteporre sempre a qualsiasi meschino interesse».
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