IL MATTINO
Stati Uniti
20.01.2021 - 16:50
L’assalto a Capitol Hill dello scorso 6 gennaio, “ the mob” (per sottolineare il carattere organizzato della rivolta), com’è stato definito dai più autorevoli quotidiani del Paese, a distanza di due settimane, non è una notizia vecchia. Da quel momento non c’è stato giorno in cui i notiziari, anche in Italia, non abbiano toccato l’argomento, poiché si è trattato di un evento senza precedenti che ha scosso il mondo occidentale e non solo. Ricapitolando: cosa è accaduto da quel giorno?
Trump si è scusato senza troppa enfasi, riconoscendo per la prima volta la vittoria di Biden, ha detto che non avrebbe partecipato alla cerimonia di insediamento del presidente eletto e i suoi account sono stati sospesi permanentemente (o quasi) da molti social.
Il presidente uscente è stato sottoposto nuovamente a procedura di impeachment ottenendo il triste primato di primo e unico presidente nella storia degli Stati Uniti ad essere messo in stato di accusa per due volte. La prima, nel 2020, per le presunte pressioni sul governo ucraino per aprire indagini sull’allora candidato alla presidenza Joe Biden. La seconda, con l’accusa di aver istigato e fomentato gli attacchi a Capitol Hill. Trump è diventato, così, agli occhi di molti il responsabile degli eventi che hanno reso il 6 gennaio uno dei giorni più bui della democrazia non solo americana, ma dell’intero sistema di valori su cui essa poggia da oltre 240 anni.
L’impeachment è una mossa politica che dà un segnale forte: può essere, infatti, accompagnato da ulteriori provvedimenti collaterali come l’interdizione dai pubblici uffici, che renderebbe il tycoon incandidabile nel 2024.
Oggi, 20 gennaio 2021, però, è il giorno che segna l’inizio “dell’era Biden-Harris”, spinta da un rinnovato senso civico e politico. La cerimonia di insediamento del presidente sarà molto diversa da quelle precedenti a causa del Covid-19 e anche a causa di quanto accaduto due settimane fa al Campidoglio. Il viale che collega il Campidoglio al Lincoln Memorial, il National Mall, è stato occupato da quasi 200mila bandiere statunitensi che prenderanno il posto di tutti gli Americani che non potranno presenziare alla cerimonia. Ieri sera le bandiere sono state illuminate per 46 secondi, per omaggiare Biden, il 46esimo presidente degli Stati Uniti.
Hanno fatto il giro del mondo e sono diventate iconiche le immagini della Guardia nazionale letteralmente accampata a presidio di Capitol Hill.
È un nuovo inizio per l’America che si trova a fare i conti con il lascito di un’amministrazione tra le più disastrose della storia a stelle e strisce (Trump ha lasciato la Casa Bianca con un consenso al minimo storico pari al 38 per cento).
Cosa c’è da aspettarsi dal duo Biden-Harris? Sradicare il trumpismo non è cosa semplice, specie considerando che questo sia frutto di una radicalizzazione iniziata molto tempo prima dell’arrivo di Trump al potere. Una radicalizzazione politica che ha “sdoganato” attacchi personali, menzogne e teorie di stampo complottista, linguaggio violento, sessista e razzista. Il compito del neo presidente per i prossimi anni sarà tutt’altro che semplice; non lo sarebbe stato in nessuna circostanza, per la complessità del ruolo in sé, e non lo è, a maggior ragione, dopo quattro anni di amministrazione Trump. Stando alle prime informazioni divulgate dalla stampa statunitense Biden avrebbe sin da subito intenzione di prendere nettamente le distanze dal suo predecessore. Si parla del rientro degli Usa nell’accordo di Parigi sull’ambiente, di abolizione del travel ban con conseguente revisione della politica di ingresso degli stranieri negli Stati Uniti (diventata estremamente rigida con Trump) e soprattutto di un cambio deciso di rotta nella gestione della pandemia, con obbligo di mascherine, massiccia campagna vaccinale, ripristino delle restrizioni per i viaggi da e verso Brasile, Regno Unito e Unione Europea e un maggiore coordinamento tra governo federale e stati nazionali per poter garantire più coesione nell’adozione di misure di contenimento del virus e a sostegno dell’economia.
Se l’America (istituzioni, politica, media) ha reagito condannando in maniera unanime quanto accaduto al Campidoglio, dimostrando una grande capacità di tenuta del sistema democratico, dall’altro lato è difficile cancellare quelle immagini di violenza e soprusi. Sta adesso a Biden e alla sua squadra riportare l’America ad essere il modello credibile a cui si è sempre guardato in Occidente, agli Usa come a una roccaforte di valori inespugnabili, il paese in cui realizzare i propri sogni perché in grado di dare una possibilità a tutti. Il tempio della democrazia, della “audacia della speranza”, per citare Obama, in cui il governo federato deve garantire al popolo sicurezza e felicità (Dichiarazione d’indipendenza). La comunicazione politica improntata al populismo, le difficili relazioni internazionali saranno sostituite dalla diplomazia, da uno stile comunicativo realmente politically correct, le ambizioni personali del singolo lasceranno il posto al bene del popolo, come più nobile e giusto obiettivo cui puntare? Quale sarà l’approccio democratico alla questione ancora accesa del razzismo sistemico? “Ai posteri l’ardua sentenza”.
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