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La salute dei piccini

Sonno e risvegli notturni nei bambini

Bassi livelli di co-parenting, cioè lavorare insieme come un team per crescere il figlio, sono associati ad un numero più alto di risvegli notturni così come bassi livelli di soddisfazione coniugale

Sonno e risvegli notturni nei bambini

È normale che un bambino piccolo si svegli spesso la notte? La risposta, alla luce delle ricerche più recenti in ambito neuroscientifico, è senza ombra di dubbio sì, è normale. Fino ai quattro anni, le fasi che caratterizzano il ciclo del sonno sono molto diverse non solo tra loro ma anche rispetto a quelle degli adulti, nei quali, ogni notte, si ripetono circa quattro/cinque cicli di sonno. Ciascuno dura più o meno novanta minuti e le fasi da cui è caratterizzato sono due: la prima è definita non-REM (No Rapid Eye Movements, senza movimenti oculari rapidi), e la seconda REM (Rapid Eye Movements, con movimenti oculari rapidi). Nella prima, il nostro sonno è molto profondo, i nostri muscoli si rilassano e l’attività cardiaca diminuisce. Quando questa fase termina, entriamo nella seconda fase, quella REM, in cui il sonno risulta più agitato, l’attività del nostro cervello e il battito cardiaco aumentano insieme alla frequenza respiratoria. Terminata la fase REM, ritorniamo nella fase non-REM, dando inizio ad un nuovo ciclo di sonno. I neonati e i bambini, diversamente degli adulti, trascorrono molto più tempo nella fase REM, importantissima per lo sviluppo neuronale e cerebrale: il cervello, in questa fase, è impegnato a riattivare ricordi, organizzare memorie acquisite durante il giorno e a consolidarle. Un neonato passa circa il 50% del suo sonno totale in fase REM, mentre un bambino di 6 mesi circa il 30-25% e la percentuale si stabilizza soltanto intorno ai quattro/cinque anni, occupando il 20% del sonno totale, come negli adulti. È anche vero, però, che nella fase REM è più probabile che i bambini si sveglino: i risvegli, quindi, sono assolutamente normali e fisiologici. Le ricerche più attuali concordano nel ritenere che i cicli del sonno sono dovuti tanto a fattori omeostatici fisiologici quanto a fattori affettivi, emotivi e sociali. Un ruolo fondamentale nella loro regolazione è svolto dai comportamenti dei genitori, messi in atto nella fase di addormentamento, e dalla qualità della genitorialità: bassi livelli di co-parenting, cioè lavorare insieme come un team per crescere il figlio, sono associati ad un numero più alto di risvegli notturni così come bassi livelli di soddisfazione coniugale. Considerare il sonno secondo un modello transazionale – che prevede una relazione di influenza reciproca tra cultura, ambiente e famiglia - permette di leggere i risvegli notturni da una prospettiva più ampia, non solo fisiologica ma anche emotiva che rende lecito chiedersi, per esempio: che significato ha la notte per un bambino? È anche per lui un momento di tranquillità? Non è detto. Potrebbe essere, per esempio, un momento di incertezza, di separazione dai propri genitori, di paura dell’abbandono per cui richiede rassicurazioni, maggior contatto fisico per raggiungere, poi, la sua autonomia e il suo equilibrio.

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