IL MATTINO
L'approfondimento
16.09.2020 - 16:49
Oggi vorrei parlare di un argomento di cui tutti, nei giorni scorsi, hanno discusso: l’identità di genere. Vorrei farlo senza esprimere opinioni ma solo facendo riferimento a manuali universitari basati su letteratura scientifica affinché possiate avere stimoli su cui riflettere traendo le vostre più opportune e personali conclusioni. Stoller (psichiatra e psicoanalista) è stato il primo ad utilizzare questo termine, definendola come “il fondamentale senso che abbiamo del nostro sesso, del più primitivo senso di appartenenza a un sesso e non all’altro, a livello conscio ed inconscio”. Nel Manuale Diagnostico Psicodinamico (PDM-2), a cura di Vittorio Lingiardi e Nancy McWilliams (due dei più grandi esponenti appartenenti al mondo della psichiatria e della psicoanalisi nonché docenti universitari), è specificato che, quando non c’è un allineamento tra il genere di cui un individuo fa esperienza (sentirsi uomo o donna e riconoscersi come tale) e il genere associato alla nascita (essere geneticamente uomo o donna) si verifica quella che viene definita incongruenza di genere. L’identità di genere non ci dice nulla, a priori, riguardo all’orientamento sessuale: per esempio, un uomo con incongruenza di genere può sentirsi attratto ugualmente dalle donne, da altri uomini o da entrambi e, pertanto, avere un orientamento eterosessuale, omosessuale o bisessuale! Leggendo il PDM-2, si apprende come molti, ma non tutti, vivano con estremo disagio ed insofferenza questo non allineamento e come spesso desiderino la transizione verso l’altro sesso soggettivamente vissuto, in Italia legittimata con la legge n.164 del 14 Aprile 1982; questo percorso è molto lungo e, quando non può essere portato a compimento, possono insorgere sentimenti suicidari o addirittura automutilazione dei genitali. Il PDM-2, inoltre, delinea dettagliatamente il vissuto soggettivo di queste persone, caratterizzato da ansia, umore depresso, rabbia diretta verso se stessi o verso persone che ostacolano l’espressione del genere vissuto, preoccupazione ossessiva riguardo al genere, disagio rispetto al corpo, soprattutto in adolescenza: il menarca, la crescita del seno, la crescita della barba possono scatenare veri stati di panico, ricorrendo a strategie con cui nasconderli oppure raderli. In un articolo molto bello del Dott. Paolo Valerio e collaboratori, pubblicato nel 2016 sulla Rivista di Sessuologia, è riportata la percentuale di persone con incongruenza di genere che ha subito crimini d’odio: su 2669 persone coinvolte, ben il 79%, tra commenti transfobici ed abusi fisici/sessuali; in aggiunta, contrariamente ad altre minoranze (religiose, politiche), queste persone non trovano appoggio neppure nel contesto familiare che, anzi, rappresenta la culla di traumi cumulativi e cioè di discriminazione e violenza emotiva/fisica che, con il tempo ed associate a quelle da parte di terzi, potrebbero produrre altre forme importanti di disagio psicologico.
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