IL MATTINO
Basilicata in Tv
17.06.2020 - 17:33
I lucani spingono sulla valorizzazione della propria terra e raggiungono un nuovo obiettivo: in visita in Basilicata la troupe del celebre programma televisivo francese “Secret Histoire”, in onda su “France 3”. Le riprese hanno interessato la zona del Vulture e nel dettaglio Rionero e Monticchio, luoghi di intensa impronta storica e valenza naturalistica. Un tour di due giorni previsto per il mese di marzo e poi rinviato, causa Coronavirus, dimostrazione che il turismo non debba conoscere un punto di arresto. Come è nata questa collaborazione e quale sarà la chiave di lettura data dalla Francia? Abbiamo intervistato lo storico Antonio Cecere, originario di Rionero in Vulture e promotore dell’iniziativa.
«Il progetto deve la sua nascita al professor Carmine Pinto dell’Università di Salerno, ordinario di Storia contemporanea. Ebbi occasione di conoscerlo il 31 gennaio quando, in accordo con il prof. Antonio D’Andria - docente di Storia moderna all’Università di Matera - presentammo a Melfi e Rionero l’ultimo lavoro del professor Pinto “La guerra per il Mezzogiorno”, edito da Laterza. Pinto, piacevolmente sorpreso dai luoghi visitati, fra tutti Palazzo Fortunato, mi raccontò di come la televisione francese fosse interessata a girare alcune scene nel Mezzogiorno d’Italia e suggerì la possibilità di effettuare delle riprese nel Vulture. Cavalcai subito la proposta».
Quando hanno avuto inizio le riprese e dove si sono concentrate?
«La troupe francese è arrivata qui martedì 9 giugno e, dopo un assaggio dei prodotti tipici dell’arte culinaria lucana, siamo stati a Monticchio. Una passeggiata attraverso il Sentiero dei Briganti, che si va dipanando in prossimità dell’Abbazia di San Michele Arcangelo, fino a raggiungere il belvedere a 850 metri s.l.m. Siamo poi scesi leggermente per visitare le grotte di Carmine Crocco. Le riprese sono proseguite all’interno dell’Abbazia, quindi alla grotta di san Michele. Qui osserviamo una laura basiliana costruita dai monaci omonimi che fuggirono dall’Oriente a seguito delle lotte tra iconoclasti e iconoduli di Leone lll Isaurico, proibitore del culto delle immagini. I monaci rifugiati nel Vulture eressero una piccola edicola in cui è ancora visibile la diesis, momento di preghiera, Cristo fra la Madonna e san Giovanni Battista. In alto un’aquila simboleggia san Giovanni Apostolo. Questa laura fu consacrata da Papa Niccolò II nel 1059, venuto per il primo concilio a Melfi. Oggi l’Abbazia settecentesca mostra uno stile barocco e si erge a picco sui due laghi. Per le riprese, in questo punto, sono stati utilizzati dei droni».
Ci racconti della seconda tappa lucana.
«Il giorno seguente è stato dedicato a Rionero e al Museo del Brigantaggio che in origine nasce come Grancia, dal francese Grance che sta alla base di Ranch, corrispettivo americano, quindi “tenuta”. La grancia rionerese era alle dipendenze del Convento di Santa Maria degli Angeli di Atella e controllava un po’ tutte le terre di proprietà di quel convento nella zona di Rionero. Diventò, poi, carcere nel periodo borbonico e, infine, nel 2012 Museo del Brigantaggio. Attualmente ospita al suo interno alcune installazioni, anche multimediali, concerni alle vicende che caratterizzarono il Sud immediatamente post unitario».
Parte della troupe Vincent Mottez, redattore de «Le Figaro», fra i più longevi quotidiani francesi in pubblicazione, chi sono gli altri componenti?
«Oltre Mottez, due operatori della radiotelevisione francese, quindi della Sep – Société Européenne de Production, produttrice della trasmissione e Roberto Roberto - fondatore a Napoli del Centro Arti Scena e Audiovisivo - che tengo a ringraziare in quanto ha reso possibile organizzare il tutto».
La Basilicata ha bisogno di progetti di questa entità. Quali sono le sue considerazioni a seguito di quest’ultima esperienza?
«Nel mio piccolo sono riuscito a fare ciò, animato dall’amore per questa terra. Le amministrazioni dovrebbero impegnarsi di più e coinvolgere le intelligenza presenti e, spesso, marginalizzate. Dobbiamo essere bravi a vendere un prodotto, il Vulture. Il Vulture è stato nel corso degli anni meta privilegiata dei più importanti storici e studiosi del mondo allora conosciuto. Si pensi che ai tempi del Grand Tour rappresentò una tappa obbligata per francesi, tedeschi e inglesi. Rionero ha conosciuto Edward Lear, inventore del Limerick, verso nonsense della poesia inglese, che ha descritto straordinariamente la zona. Fra i viaggiatori, che hanno attraversato la Basilicata, ricordiamo lo studioso Domenico Tata e Theodor Mommsen, per quanto riguarda l’archeologia. Gli ultimi scavi a Rionero sono stati condotti da un professore di calibro internazionale, Richard Fletcher. Nel Vulture abbiamo un bacino di centomila persone, dovremmo deporre le lotte campanilistiche e fare sistema, costruire qualcosa di straordinario e duraturo».
Il documentario che includerà oltre il Vulture alcune delle principali città italiane, fra cui Roma e Torino, andrà in onda nei mesi successivi. Sarà doppiato in francese e disponibile anche online sul sito ufficiale della “France tv”.
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