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Maturità 2020: un’esperienza che finirà sui libri di storia. La notte prima degli esami di alunni e insegnanti lucani

La professoressa Carmen Cafaro e le studentesse, classe 2001, Agnese, Lucia e Angela: il racconto della loro preparazione all’esame tra ansia, euforia e preoccupazione

Maturità 2020: un’esperienza che finirà sui libri di storia. La notte prima degli esami di alunni e insegnanti lucani

Nel marzo del 1984 Antonello Venditti pubblica un quarantacinque giri contenente “Ci vorrebbe un amico” e “Notte prima degli esami” il primo estratto del suo album “Cuore”, realizzando forse inconsciamente la colonna sonora che ha accompagnato e accompagna milioni di giovani studenti alle prese con le ultime ore che precedono il grande giorno. Anche i ragazzi della quinta Q del Liceo musicale “Stigliani” di Matera ne hanno realizzato una versione con un videoclip che racconta il loro stato d’animo. La maturità, con la sua carica emotiva, ha rappresentato sempre una ripida parete da scalare per entrare nel mondo degli adulti. Migliaia di italiani, infatti, affermano che pur avendo affrontato questa prova decine di anni addietro, sognano l’esame di maturità e gli esami universitari in maniera ricorrente: un vero incubo quello di dover rifare la maturità, raccontato nel 2011 da Paolo Genovese con il suo film “Immaturi” nel quale alcuni ex compagni di classe si trovano nuovamente a rivivere, dopo vent'anni, l’esamone a causa di un disguido burocratico. Tanti i film dedicati a questa tematica, ma il copione più inverosimile è stato realizzato da questo 2020, carico di esperienze fuori dal normale. La classe 2001 verrà ricordata come quella che ha dovuto affrontare un esame sui generis, preparandolo al pc con il solo conforto delle video chiamate che hanno provato a colmare un vuoto, tamponando in parte ma non risolvendo il problema. Ma cosa pensano questi ragazzi e i loro docenti? Come stanno vivendo queste ultime ore? La redazione de Il Mattino ha contattato alcuni maturandi lucani e la professoressa Carmen Cafaro insegnante dell’Istituto “Da Vinci – Nitti” di Potenza.

Lucia, 19 anni. «Quel giorno tanto atteso, sognato e così temuto è arrivato. La mia maturità, però, sarà speciale perché di noi parleranno i libri di storia. È diversa da come l’ho sempre immaginata ma non pensavo potesse farmi provare così tante emozioni contemporaneamente. Ansia, felicità, tristezza si scontrano nel mio cuore. Il pensiero di varcare quella soglia dopo tre mesi mi riempie di gioia perché mi manca e so che mi mancherà non appena avrò finito il mio colloquio. Al contempo il sol pensiero mi agita: paura di sedermi davanti la commissione e aver ad un tratto dimenticato tutto, paura di non riuscire a rispondere ad una domanda e paura di non riuscire a dare il meglio di me. Nonostante tutto questo sarà un’esperienza unica ed indimenticabile. Voglio godermi a pieno ogni momento».

Angela, 18 anni. «In questo periodo tanto atteso quanto temuto, le mie emozioni sono molto contrastanti. Convivono in me diversi stati d’animo in merito alla nuova tipologia d’esame. Se gran parte dei miei pensieri vira verso la felicità della conclusione di un percorso, l’altra parte è segnata da un profondo senso di incertezza. Io e i miei compagni di classe avremmo voluto vivere questo periodo con serenità, avremmo voluto fare l’ultima gita degli anni del liceo ma ci siamo visti catapultati in una realtà mai esplorata prima, soprattutto in ambito scolastico. D’improvviso abbiamo vissuto quello che non sapevamo sarebbe stato l’ultimo giorno di scuola della nostra vita. Tuttavia l’organizzazione in questo periodo di emergenza, per quanto riguarda l’espletamento dell’esame nelle sue diverse e nuove fasi, ha subito delle modifiche anche in questi ultimi giorni prima del 17.Questa situazione nel suo insieme reca in me un senso di incertezza e preoccupazione. Spero di vivere quel momento con serenità, dando il meglio delle mie capacità».

Agnese, 18 anni. «Così come tutti i miei coetanei, ci siamo trovati ad affrontare questa nuova e particolare situazione: un’esperienza davvero insolita! Una pandemia ci ha sconvolto le vite, è assurdo pensare che un microrganismo così piccolo abbia potuto stravolgere la nostra quotidianità e i nostri progetti. È così che noi ragazzi, maturandi del 2001, ci troviamo ad affrontare una maturità davvero inconsueta. Quello che più mi sento di dire adesso è che sono dispiaciuta. Mi dispiace innanzitutto di non aver potuto trascorrere gli ultimi giorni di scuola con i miei compagni di classe, non aver potuto visitare la città di Praga insieme a loro, ma soprattutto di non aver potuto realizzare una delle feste che più desideravo organizzare: il Mak P 100. Avrei voluto tanto assaporare l’ebrezza della “Notte prima degli esami”, insieme a chi ha condiviso con me questi cinque anni di liceo e soprattutto avrei voluto pensare anch’io tra me e me “non so niente”, dopo aver ricevuto la traccia della seconda prova di Matematica. Nonostante ciò sono comunque fiduciosa del mio futuro, anche perché, sì, finisce un ciclo, ma ne inizia un altro, che sicuramente mi riserverà nuove emozioni ed esperienze che mi auguro di affrontare con una maturità diversa. E, in quanto a festeggiare, ci rifaremo, ne sono certa».

Professoressa Carmen Cafaro, “Da Vinci – Nitti” di Potenza. «Nel rispetto delle disposizioni attuali la posizione dei commissari è distanziata di ben due metri, ed il candidato, posto al centro di una sorta di ferro di cavallo, dista due metri da ciascun commissario. Considerata anche l’ansia del colloquio che deve durare all’incirca un’ora, ho paura che gli alunni si sentano come condannati al patibolo per di più mancando di un approccio che solo la mimica facciale può dispensare. I commissari hanno l’obbligo di mantenere la mascherina per tutta la durata del colloquio mentre al candidato è concesso di toglierla nel momento della prova. Le perplessità sono legate a questa inibizione emotiva che ci viene imposta, avendo come schermo un rettangolo di stoffa che impedisce per l’appunto la trasmissione anche del più semplice assenso nei confronti dell’argomento discusso. Sarà complicata l’esplicazione dell’elaborato di indirizzo per la quale occorrerebbe un rapporto ravvicinato per fugare dubbi, perplessità o valutazioni. Durante la mia carriera scolastica ho sperimentato diverse modalità di espletamento degli esami di stato, per ciascuna ho sempre messo in campo una strategia per adeguarmi alle nuove disposizioni. Questa volta però è diverso, non si tratta di una modalità tecnica più o meno semplice o complesso, stavolta entra in gioco la sfera emotiva non semplice da comandare a bacchetta, per la quale nessun corso di aggiornamento o formazione può servire a calibrarla al bisogno. A questi ragazzi mancherà un sorriso di incoraggiamento, un’occhiata di intesa, una pacca sulla spalla, quel senso di umanità che per anni ha accompagnato la nostra esperienza di docenti. Senza questo senso di umanità saremo solo degli aridi dispensatori di saperi e conoscenze e per chi come me questo lavoro lo svolge con passione, questa mancanza costituirà un problema in fase di colloquio. Tuttavia una cosa posso ancora farla, imparare a sorridere con gli occhi e spero che nel caro dei miei occhi verdi i miei ragazzi possano tuffarsi per “pescare” tutto il bello, ed il buono che ho saputo insegnare loro».

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