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Storie Lucane

L’attore burgentino Dino Lopardo si racconta

Il giovane talento originario di Brienza, parla della sua idea di spettacolo tra emergenza sanitaria e progetti futuri

L’attore burgentino Dino Lopardo si racconta

BRIENZA – Il giovane talento Dino Lopardo, originario di Brienza, ci racconta la sua idea di spettacolo tra emergenza sanitaria e progetti futuri. Noi lo abbiamo intervistato.

L’emergenza Covid ha azzerato gli spettacoli alla presenza del pubblico. Un settore che è stato il primo a chiudere e che aprirà nella metà di giugno. Lei è un artista poliedrico. Secondo lei come sarà la ripartenza per il suo settore?

«Quando è avvenuto il blocco ero in scena a Roma al Teatro Basilica con Roberto Herlitzka nell’Enrico IV di Pirandello ed è stata una sensazione di sconfitta. La prima domanda che mi son posto: e adesso cosa sarà di noi? Sinceramente ero molto preoccupato, però ho poi cercato di mettere per un attimo da parte il narcisismo, tipico elemento di noi attori e dire: sarà una possibilità unica quanto rara perché le cose cambino realmente! Il nostro settore, purtroppo aveva e ha tutt’ora falle grosse prima del virus e quest’ultimo è stato il pretesto per farne emergere i problemi. Il fatto che riprendano alcuni spettacoli da giugno secondo me è un male. Ho già saputo di alcune grosse produzioni che hanno messo in cartellone NOMI di rilievo. Male, molto male. Il pubblico va a teatro, cinema per evadere soprattutto con la mente. Lei si immagina di assistere a uno spettacolo con la psicosi dirompente che ci portiamo addosso? Credo sia terribile. Il discorso è molto complesso e questa magari non è la sede giusta; credo solo che ci sia bisogno di tempo e meditare sugli errori commessi in passato tra i vertici culturali e riaprire è l’ennesimo errore. La scena italiana artistica langue, perché non dà spazio ai nuovi autori, non si osa, si ha paura, io la definisco CASTRAZIONE ARTISTICA. Il nostro settore non deve ripartire ma PARTIRE seriamente dal nuovo».

Amnesty International ha recentemente promosso il suo video “Nessuno escluso” in omaggio al personale sanitario impegnato in corsia in questa pandemia. Ci racconta com’è stato realizzare questo progetto?

«È stato un caso. Una piacevole coincidenza. Un amico di vecchia data, Luca Nigro, conterraneo, mi ha contattato per contribuire in maniera artistica alla campagna Nessuno Escluso. Stavo lavorando da tempo a un tema molto delicato che mi ha aperto delle finestre sulla situazione attuale trovando delle incredibili analogie. Di solito ho un mio gruppo di lavoro e collaboro con diversi colleghi sparsi in tutt’Italia, questa volta però ero solo. Io e le mie idee. Nella condizione di vuoto assoluto e blocco artistico mi è venuto in soccorso con le sue parole un altro artista, scultore, che stimo molto, Jago, il quale dice: “Non esiste il blocco creativo. Tutto sta nella differenza tra chi immagina qualcosa e chi si prende la responsabilità di realizzarla”.  Ecco che mi sono preso a pieno carico questa responsabilità partendo da un testo che ho volutamente frammentare per dare rilievo a ogni singola parola; leggera come una piuma ma anche pesante come un macigno da scagliare nel momento opportuno. Il tema, molto complicato, mi avrebbe portato facilmente nel baratro della retorica e lo strumentalizzare era dietro l’angolo però ho lavorato con onestà. In questa crisi è emersa una inventiva artigianale dato che l’ho realizzato interamente con pochi mezzi a mia disposizione. Il mio obiettivo: arrivare al cuore della gente. Spero di esserci riuscito».

Lei è di origini burgentine. Se dovesse raccontare Brienza come lo farebbe?

«Sinceramente la sto già raccontando. Nei miei lavori c’è sempre qualcosa di velato che rimanda alle mie origini e al mio paese. È una maledizione che mi porto dietro da sempre».

Ha una robusta formazione tra teatro, cinema, televisione e come autore. Com’è nata la sua passione-professione per questa nobile arte?

«È nata come reazione ad una non sollecitazione. Mi spiego meglio: Quando frequentavo le medie alcuni insegnanti decisero di organizzare una recita scolastica. Dissero che ero negato!»

Quali sono stati gli artisti che le hanno insegnato di più sinora e quali di meno?

«In Accademia ho avuto la fortuna di conoscere il meglio e il peggio per comprendere la mia direzione, ma soprattutto confrontarmi. La strada, quella vera, è stata e credo sarà la migliore via Maestra. Gli artisti che mi hanno illuminato di più sono stati i “guitti” insegnandomi a non cadere nel tranello dell’approssimazione».

Ci sono altri progetti in cantiere?

«Nessuno Escluso è la prima di una serie di pillole. In questi giorni ho completato la scrittura del secondo capitolo “PARTECIPAZIONE” che girerò i primi di giugno. Ci sarà la collaborazione a distanza di una cinquantina di artisti. Poi ci saranno altri video e partirò con una campagna raccolta fondi on-line per poterli realizzare. Il tutto farà parte di un grande contenitore che chiamerò Radiodramma 2.0 CORSIA. Non mi è mai piaciuto volare basso e questo esperimento spero colpisca e coinvolga più persone possibili».

In definitiva chi è Dino Lopardo veramente?

«È un comune essere umano che si pone l’obiettivo di sollevare domande attraverso l’Arte».

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