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Nicolettihome: “Fiducia”, la parola chiave per il presente e il futuro

Giancarlo Nicoletti, “storie da divano” e le nuove sfide aziendali prima e dopo l’emergenza

Nicolettihome: “Fiducia”, la parola chiave per il presente e il futuro

Lucana di origine, opera il più di settanta Paesi nel mondo, ieri l’annuncio del vincitore di un contest pensato per i giovani, Nicolettihome racconta valori, progetti e scelte del suo brand.

Qual è la vostra filosofia come brand? Quale linea comunicativa avete adottato dopo l'emergenza Coronavirus?

«Il valore di un brand come Nicolettihome risiede nei propri clienti. In linea con la politica commerciale dell’azienda, i clienti sono i numerosi retailers sparsi negli oltre settanta Paesi al mondo in cui operiamo. In questo periodo la nostra strategia comunicativa non fa altro che sostenere i nostri partners dando loro la massima visibilità possibile nei nostri canali social: interviste ai proprietari che mostrano i loro showroom, i sistemi di sicurezza adottati per enfatizzare il concetto che acquistare presso i nostri rivenditori sia sinonimo di sicurezza».

Ieri è stato proclamato il giovane vincitore di #Storiedadivano, un progetto pensato prima dell'emergenza, com'è nato e come è stato declinato a seguito degli ultimi eventi?

«#Storiedadivano è un’idea che nasce in collaborazione con l’Istituto europeo di design e che va oltre il mero concorso di design. In un classico concorso di design avremmo chiesto a studenti universitari di disegnare il divano del futuro. La nostra filosofia sulla concretezza, sul mescolare estro a funzionalità, design a comfort. In questo concorso si è richiesto, invece, agli studenti dello Ied di utilizzare il divano come una pagina bianca su cui scrivere la propria storia. Ovviamente abbiamo scelto un tema: i simboli. Un tema di per sé molto arduo in quanto scegliere un simbolo positivo da lasciare alla generazione futura e rappresentarlo su un divano è qualcosa di poco semplice. Il più bravo, quindi, non è chi ha disegnato il divano più bello, ma chi ha saputo scegliere il simbolo più espressivo e lo ha saputo illustrare nel modo più impattante: la dimensione emotiva, interiore, emerge rispetto alla mera abilità artistica. Non a caso il nostro Ambassador è Luca Bianchini, scrittore di successo, che ha dato un’impronta letteraria al concorso. #Storiedadivano è diventato poi le mille storie che in questo periodo di quarantena i divani di tutto il mondo hanno ascoltato, visto e vissuto. Il divano è stato uno dei luoghi più vissuti della casa».

Molti grandi eventi sono diventati "digitali", come il Salone del Libro di Torino, numerose sfilate di moda. Per il Salone del Mobile, uno degli appuntamenti rinviati a causa del Covid-19 e a cui avreste partecipato, sono state immaginate soluzioni di fruizione alternative?

«Il settore dell’arredamento, anche se uno dei settori più tradizionalisti e labour intensive, sta trovando strade alternative con la digitalizzazione. Ci sono delle limitazioni: se prendiamo il comparto del mobile imbottito, la qualità del comfort non può essere data da alcun processo digitale. Se la ricerca del comfort diventa discriminante per un qualsiasi cliente, l’unica strada è provare il divano in negozio. Il Fuorisalone sta trovando strade digitali, altre soluzioni sono gli showroom virtuali, i cataloghi digitali, la reltà aumentata.  Strade che stiamo percorrendo, ma è fuori dubbio che tutti attendiamo un ritorno agli eventi da vivere».

In cosa pensa che il Coronavirus possa cambiare la cultura aziendale? Cosa si augura per il futuro?

«Noi da sempre siamo riconosciuti come un’azienda che ambisce ad essere concreta e poco fumosa. Credo che la pandemia abbia fatto emergere nella vita e nel lavoro la necessità di focalizzarsi su ciò che davvero fa la differenza, tralasciando aspetti o strategie superflue. Mostrare con i fatti al cliente che siamo un’azienda di cui ci si può davvero fidare è uno dei valori che fanno la differenza».

Se dovesse aggiungere un SE alla frase “Andrà tutto bene”, come la completerebbe?

«Nel modo più ovvio, ma allo stesso tempo più logico: andrà tutto bene, se impariamo ad amare la nostra vita e quella degli altri».

 

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