IL MATTINO
Editoria violata
28.04.2020 - 19:09
Francesco Paolicelli
È di oggi la notizia secondo la quale il gestore di Telegram ha inviato una mail alla Procura di Bari comunicando il blocco di 20 canali attraverso i quali venivano diffuse illecitamente copie pirata di giornali, riviste e libri. Rispetto alla questione è stato stimato un danno all’editoria da 670 mila euro al giorno da parte della Fieg (Federazione italiana editori giornali) e i gestori dei canali, persone da identificare, sono stati accusati reati di riciclaggio, ricettazione, accesso abusivo ad un sistema informatico o telematico, furto e violazione della legge sul diritto d'autore. La redazione del Mattino ha contattato Francesco Paolicelli, docente alla School of Management Lum, esperto di Civic hacking e sviluppatore di bot Telegram per fare il punto della situazione sul tema dell’editoria pirata su Telegram.
Telegram è l’app di messaggistica istantanea nata nel 2013 da un’idea dei fratelli Durov, con sede a Dubai, negli Emirati Arabi Uniti. A marzo del 2019 ha registrato un incremento di tre milioni di utenti in sole 24 ore. Tra le peculiarità dell’applicazione per Android, iOS e Windows, che la contraddistinguono da un’altra, tra le più scaricate e utilizzate in Italia, ovvero Whatsapp, vi è la presenza di canali e Bot. I primi sono chat in cui gli amministratori possono inviare messaggi agli altri membri eliminare qualsiasi contenuto, aggiungere e rimuovere membri, cambiare il nome del canale, la foto e il link, così come eliminarlo completamente. Possono essere pubblici o privati. I Bot sono approdati su Telegram nel 2015 con l’introduzione di una piattaforma che consentiva a sviluppatori di creare Bot, ovvero account gestiti da un programma che offrono funzionalità con riposte immediate e automatizzate.
A proposito della notizia diffusa ieri riguardo il provvedimento della Procura di Bari, Paolicelli ha precisato che Telegram ha deciso di chiudere i canali, una volta rilevata l’illiceità in quanto Agcom (Autorità per le garanzie nelle comunicazioni) non ha nessun potere giuridico sui server extra-nazionali. Telegram dal canto suo, ha affermato l’esperto, ha una policy etica molto forte: è contro la pirateria. Solitamente effettua controlli su segnalazione e chiude i canali che non la rispettano, come è avvenuto in questo caso. È garante della libertà, infatti, è un’app molto usata anche dai dissidenti politici in Paesi in cui la libertà di stampa è pressochè inesistente o non è la stessa che vige in Italia e ciò, sottolinea Paolicelli, non sarebbe possibile se i governi avessero il controllo sui suoi canali. Paolicelli ha anche spiegato che dietro i canali e i Bot si celano autori ignoti e ci sono reti internazionali, anche illegali le quali, come accade per il web, consentono agli utenti di fruire diversi tipi di file, sui canali Telegram. In merito al fenomeno dell’edicola pirata su Telegram, ha spiegato che vi erano automi dietro i canali (sette canali su otto), che fino a prima della chiusura, pubblicavano ogni mattina la rassegna stampa di tutti i giornali e di tutte le riviste. L’ipotesi è che ci possa qualcuno che normalmente ha accesso ai prodotti editoriali che divulghi questi file “passandoli” ai canali Telegram, anche dall’interno della stessa rete editoriale o nelle istituzioni. Si tratterebbe di una questione complessa, poiché, nel caso dei canali Telegram non si parlerebbe di singoli, secondo Paolicelli, ma di organizzazioni, di reti consolidate in tutto il mondo, i cui server sarebbero dislocati in Paesi esteri, extraeuropei dove non sono in vigore gli accordi tra Stati riguardanti l’etichetta di internet. Organizzazioni conniventi che consentirebbero, così, la pubblicazione del materiale su siti internazionali con spazi pubblicitari a pagamento.
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