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L'emergenza

Coronavirus, Fondazione Banco di Napoli e la sua preziosa «goccia nell’oceano» nella gestione dell’emergenza

Donato Pessolano, lucano nel Cda della Fondazione: «Serve un catalizzatore per impedire la dispersione delle risorse»

Coronavirus, Fondazione Banco di Napoli e la sua preziosa «goccia nell’oceano» nella gestione dell’emergenza

Donato Pessolano

POTENZA - Lucano, siede nel Consiglio d’amministrazione della Fondazione Banco di Napoli, Donato Pessolano fa il punto della situazione sul contributo della Fondazione nella gestione dell’emergenza coronavirus.
Lei fa parte del Cda della Fondazione Banco di Napoli. Può spiegare di cosa si occupa nello specifico la Fondazione e su quali fronti è attualmente impegnata?
«La fondazione Banco di Napoli, come tutte le fondazioni per loro natura, sostiene le associazioni e finanzia iniziative che hanno una finalità sociale. Si occupa di supportare le persone in difficolta nel Sud Italia, dall’Abruzzo alla Calabria, ad esclusione delle isole. Al momento con l’iniziativa “Una goccia nell’oceano” circa 600mila euro del bilancio del 2019 sono stati destinati all’acquisto di tecnologie e dispositivi per medici e infermieri che stanno affrontando l’emergenza. Su un altro fronte, la Fondazione ha pensato agli artigiani, ai piccoli commercianti e alle categorie di persone che attualmente non possono svolgere la loro professione a causa del blocco totale, che quindi risultano essere fortemente penalizzate mettendo a disposizione per chi ne avesse la necessità panieri per poter fare la spesa di beni di prima necessità per i nuclei familiari di tre misure differenti: per 2 , 3 e 5 persone».
L’iniziativa ha potuto essere concretizzata sul territorio grazie al supporto di diversi soggetti. Come sono nate le collaborazioni con i partner e gli enti presenti sul territorio?
«Le sinergie e le collaborazioni sono state create ad hoc, a Potenza, ad esempio, è stato possibile realizzare il progetto grazie all’aiuto di supermercati che hanno messo a disposizione strutture per lo stoccaggio delle merci e predisposto prezzi convenienti per i panieri, e alla collaborazione con la diocesi locale che ha consentito di individuare le persone in difficoltà, disponendo degli elenchi di persone che si rivolgono a loro per un sostegno. Chi ha sempre bisogno durante l’anno è già censito e in un momento straordinario come questo, la Fondazione ha pensato anche a quelle persone che si sono trovate ad affrontare una situazione particolarmente difficile».
Quanto crede sia importante la dimensione della territorialità nelle attività della Fondazione?
«Tantissimo, con la nuova governance questa dimensione ha assunto una posizione di centralità, tradotta nella distribuzione di fondi e risorse in maniera proporzionale rispetto alla popolazione di ciascuna Regione del Sud Italia. Anche la comunicazione della Fondazione è fortemente influenzata dalla spinta della territorialità con l’auspicio che le Fondazioni, come quella del Banco di Napoli, siano maggiormente conosciute e diventino uno strumento di supporto e di aiuto concreto, non solo nei momenti di crisi».
#Pocomatanto è l’hashtag che accompagna il progetto “Una goccia nell’oceano”, com’è nato?
«Il contributo della Fondazione di 600 mila euro pensiamo sia veramente esiguo rispetto a quello che è il momento che stiamo vivendo, da qui “una goccia nell’oceano”, ma è fondamentale che ognuno faccia la sua parte e che ci sia un catalizzatore che consenta di indirizzare le energie e i fondi in un’unica direzione che non sia solo quella strettamente emergenziale legata all’epidemia, ma anche a quella successiva delle inevitabili conseguenze economiche che rischiano di essere altrettanto gravi. La fondazioni come quella del Banco di Napoli, al momento si stanno sostituendo agli istituti bancari, nel tentativo di arginare una ferita, quella dell’economia, che rischia di restare, così, aperta».
Come pensa che dovrebbero agire nella gestione della situazione attuale le istituzioni e la popolazione?
«Innanzitutto credo che si debba aumentare la spesa per la sanità per garantire a chi è impegnato in prima linea di fronteggiare l’emergenza in condizioni di sicurezza, successivamente, pensare al dopo. C’è bisogno di una regia unica che impedisca la dispersione delle risorse preziose. Anche la popolazione nel suo piccolo, può contribuire sia con i propri comportamenti sia attraverso donazioni. La Fondazione ha aperto un conto su Banca Intesa destinato a ricevere le donazioni di chi vorrà contribuire, ognuno può fare la propria parte».

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