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Innovazioni in agricoltura

Una start up da XFlies: nata all'Unibas, aiuterà gli agricoltori a difendere le loro coltivazioni in modo biologico

La prof Falabella: «L’idea è stata realizzata intorno ad un progetto incentrato su uno degli insetti bio convertitori più importanti di nome Hermetia illucens»

Una start up da XFlies: nata all'Unibas, aiuterà gli agricoltori a difendere le loro coltivazioni in modo biologico

Nasce all’Unibas un progetto interessante, rivoluzionario e intelligente. Si tratta della start up innovativa XFlies, spin-off dell’Università della Basilicata, che ha preso corpo grazie alle attività di ricerca di un team di docenti universitari, ricercatori e dottori di ricerca di alto rilievo internazionale nelle persone della prof.ssa Patrizia Falabella, del prof. Salvatore Masi, del prof. Sabino A. Bufo, della dott.ssa Rosanna Salvia, del dott. Andrea Scala, di Donatella Farina (studentessa di Dottorato), di Carmen Scieuzo (studentessa di Dottorato) e di Antonio Franco (studente laureato). «Lo scopo del progetto - spiega la professoressa di Biotecnologie  Entomologiche Patrizia Falabella – è quello di allevare insetti utili all’uomo nella bioconversione, per la valorizzazione degli scarti organici». In laboratorio studiano e approfondiscono tutti gli aspetti che riguardano il comportamento, la morfologia, la biologia e la fisiologia degli insetti modello, ricavandone informazioni che diventano innovazione tecnologica e applicazioni utili all’uomo. L’idea è stata realizzata intorno ad un progetto incentrato su uno degli insetti bioconvertitori di maggiore interesse a livello globale di nome Hermetia illucens. Questo insetto ha la particolare capacità di alimentarsi di substrati in decomposizione di origine animale e vegetale di qualsiasi tipologia come quelli provenienti dal settore agroalimentare o dai birrifici, intervenendo in modo fondamentale nel ciclo del carbonio. L’ Hermetia illucens è in grado di accrescere la propria biomassa  di oltre 600 volte in soli 15 giorni nutrendosi di scarti organici e ciascuna femmina è in grado di deporre fino a 1000 uova. «Gli insetti che si cibano di scarti – spiega la prof.ssa Falabella - diventano fonte di proteine nobili, lipidi e chitina. Sono considerati la fonte più sostenibile di proteine». Le larve vive poi possono essere destinate alla commercializzazione e servono quindi ad alimentare animali come rettili, anfibi, uccelli e pesci. Ma non solo. Le larve possono essere trasformate in farine proteiche per l’acquacoltura e utilizzate anche nella mangimistica. Insomma questo progetto rientra in pieno nel concetto di circular economy considerando che si parte dagli scarti per arrivare alla produzione di mangimi.  «Tra le nostre ambizioni – aggiunge Falabella - c’è quella di nutrire i nostri insetti con l’umido urbano». «Gli studi sull’Hermetia – aggiunge Falabella - proseguono in maniera spedita con nuove scoperte e riconoscimenti ottenuti, quali un PON nazionale, un progetto PRIN (Progetti di Ricerca di Interesse Nazionale) e due progetti PSR - Regione Basilicata. Questo insetto è anche fonte per la scoperta di nuovi antibiotici in collaborazione con altri centri di ricerca e università, come la Sapienza, la Cattolica di Roma, l’Università di Catania e il CEINGE di Napoli». Tra gli obietti di questi studi è chiaro che rientra la valorizzazione dell'Ateneo lucano e dei propri cervelli. La ricerca di qualità che diventa impresa ad alto valore scientifico e sociale per un futuro sostenibile e foriero di opportunità per i giovani. «Si tratta – conclude Falabella - di un esempio di economia circolare a scarto zero, innovativa a 360 gradi. Il mercato non è ancora pronto ma noi sì».

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