Cerca

Lettera al Mattino di Leonardo Giordano, coordinatore provinciale di Matera dei sovranisti

«Caro direttore, un consiglio regionale scaduto e delegittimato sta per rinnovare i protocolli sul petrolio senza dibattito»

«Sono anche convinto che la cosa stia avendo il suo peso ai fini della individuazione dei candidati governatori, sia a sinistra che a destra»

Royalties petrolio in Basilicata, Benedetto: «Basta con lo spreco»

Caro Direttore,
il 7 ottobre e il 18 novembre 2018 sono ricorsi i vent’anni dai protocolli d’intesa Regione Basilicata – Stato e Regione Basilicata – Eni sulle estrazioni petrolifere in Val d’Agri. Questa “ricorrenza” doveva rimettere al centro del dibattito politico lucano la madre di tutte le questioni lucane: quella del petrolio. Invece così non è stato e addirittura si “ode uno stormir di fronde” secondo cui questo Consiglio Regionale, già abbondantemente “scaduto” e fortemente delegittimato, si appresti a rinnovare o a rinegoziare i protocolli e gli accordi vigenti, cosa che, se avvenisse veramente, vorrebbe dire che noi Lucani siamo disposti a digerire e a metabolizzare di tutto senza colpo ferire.
Sono anche convinto che la cosa stia avendo il suo peso ai fini della individuazione dei candidati governatori, sia a sinistra che a destra. Proprio per queste ragioni, come Comitato “Governiamo il Cambiamento” ,avevamo programmato per il 3 gennaio una manifestazione con conferenza stampa all’esterno, sul piazzale antistante il Centro Oli di Viggiano al fine di destare l’attenzione dell’opinione pubblica lucana sul tema. La neve ci ha fatto rimandare l’iniziativa ma non può impedirci di aprire un dibattito sugli organi di informazione sulla “questione delle questioni”.
Delle cose contenute in quei protocolli d’intesa poco è stato realizzato. Per esempio l’Osservatorio sull’Ambiente promesso ha esercitato un peso ininfluente e risibile sul problema delle acque dell’invaso del Pertusillo, sulle “sfiammate” abbastanza frequenti del COVA, sulle iniezioni delle acque di risulta nei pozzi. Adesso finalmente qualcuno inizia a dire che forse l’intensità delle iniezioni e i quantitativi di acque immesse dovrebbero essere drasticamente ridotti.
Era stata promessa di dare sbocco alla strada “Fondo Vale del Sauro” per collegare la statale 598 con la statale “Basentana” e ancora manco a parlarne, anzi ci sono strade, come quella che collega la “Statale 598” con Tecnoparco (ex Statale 103), che sono palesemente usurate sino alla riduzione di carreggiata dei ponti a causa del frequente passaggio di pesantissime autocisterne. Sino al crollo del ponte di Craco (febbraio 2013) vi transitavano addirittura gli autoarticolati con le autobotti provenienti dal COVA di Viggiano.
Era stata promessa anche una scuola di formazione quadri “Enrico Mattei” per istruire ed addestrare manager e dirigenti lucani e rafforzare il sistema formativo di Basilicata e non mi risulta che sia attiva alcuna iniziativa del genere.Tutto ciò è accaduto nel quasi assoluto silenzio della classe dirigente lucana in questi 20 anni che ci separano dal 1998.
Personalmente non sono nemmeno d’accordo con quanto dicono alcune forze di opposizione e di centrodestra, secondo cui i soldi delle royalties (10%) sono stati sprecati per la spesa corrente, forestazione e sanità in testa a tutto e non per gli investimenti. Fermo restando che quei fondi si potevano spendere per migliorare e rendere più efficiente il sistema sanitario lucano e quello della tutela del verde e delle foreste, non condivido che si debbano “stornare” da queste destinazioni. C’è una fragilità sociale, sia nei termini di disagio socio-economico che di livelli minimi di assistenza e tutela sanitaria, che non può essere ignorata e trascurata. E poi la tutela del verde e delle foreste, non è un investimento, se ben fatta? Non abbiamo detto che i nostri boschi e i nostri parchi forniscono certificazioni ambientali mai capitalizzate e di gran valore?
Il problema vero è che il 10% è davvero un’elemosina. Pensate: Mattei ai paesi arabi, per vincere la concorrenza delle “Sette Sorelle” che offrivano il 50%, arrivò ad offrire il 75%. Badate, siccome era –a dispetto di quanto di malefico si è detto di lui e della sua presunta attività di corruzione- un leader “etico”, aveva concordato con i paesi arabi con cui trattava che il 50% sarebbe andato allo Stato e il 25% alle aziende locali per innescare un processo di sviluppo. Un modo concreto (50 anni fà) di “aiutarli a casa loro” come si suol dire oggi.
Se volessimo essere proprio minimalisti, non dico il 75% offerto da Mattei a Nasser, non dico il 50% che la Shell offriva alla Libia e allo Sciah di Persia o la Total all’Algeria, ma tra il 10% e il 50% ci sono varie altre decine su cui si poteva far cadere l’ago della bilancia nella trattativa del 1998 e su cui si può farlo cadere nel nuovo negoziato. Questo sensibile e sostanziale incremento della percentuale di royalties potrebbe fornire il plafond per gli investimenti perché è chiarissimo, financo lapalissiano, che non si può ulteriormente indebolire una struttura sociale già molto fragile e precaria in attesa di fare investimenti e coglierne i primi risultati. Le due cose procedono di pari passo ed in parallelo. Sono complementari e non in conflitto tra di loro. Le migliori politiche “keynesiane” hanno funzionato in questa maniera.
E’ ovvio e persino ridondante sottolineare che questi investimenti andrebbero fatti soprattutto sulle infrastrutture materiali ed immateriali della nostra regione e sulla messa in sicurezza del territorio. Il Sud e l’Italia hanno bisogno della Basilicata. Pensate essa è luogo di transito obbligatorio per chi vuole spostarsi dall’Adriatico e dallo Jonio al Tirreno (la direttrice Brindisi-Taranto-Salerno-Napoli) ma anche per chi vuole spostarsi dalla Puglia (Taranto) in Calabria, via Jonio, in direzione Gioia Tauro (il così detto “corridoio 8”). Già la posizione geografica è una risorsa mai abbastanza apprezzata da chi ha governato questa regione e dai governi centrali.
Poi, da uomo di scuola, avverto la necessità di segnalare un altro problema. –dopo anni di ritardo sono stati definiti, sia pure lacunosamente, gli ITS, cioè gli Istituti Tecnici Superiori per l’istruzione post-secondaria dei giovani lucani che non vogliono frequentare l’università (in altre regioni sono partiti nel 2012). Ne è stato previsto uno nel Distretto dell’Energia (espressione eufemistica per dire “Distretto del Petrolio”) in alta Val d’Agri. Quando parte? Almeno toglieremmo all’Eni e alle altre compagnie la scusa e l’alibi che non trovano manodopera specializzata e formata in Basilicata.
Personalmente, avviare un processo di autonomia come hanno fatto Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna, non mi spaventerebbe se il negoziato toccasse la questione petrolio. La Basilicata già dà molto alla comunità nazionale con lo sfruttamento intensivo delle viscere del suo sottosuolo: l’82% dell’intera produzione nazionale. Che deve dare di più? Allora allo Stato non spetterebbe nulla. Tutto dovrebbe restare in Basilicata. E’ utopistico?
Ci piace credere che Enrico Mattei la penserebbe come noi.

*Coordinatore Provinciale Movimento
Nazionale per la Sovranità MATERA

Commenta scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Il Castello Edizioni e Il Mattino di Foggia

Caratteri rimanenti: 400

edizione digitale

Sfoglia il giornale

Acquista l'edizione