IL MATTINO
L'operazione della Procura antimafia e antiterrorismo di Bari
08.07.2017 - 20:38
Il momento dell'arresto
Orkid e Lusien Mustaqi sono i due ragazzi albanesi residenti a Lavello (ed espulsi) che erano entrati in contatto con il jihadista ceceno che faceva proselitismo a Foggia. Eli Bombataliev, è il nome del 38enne ceceno, fermato lo scorso 5 luglio dalla Digos di Bari, con l’accusa di terrorismo internazionale. L’uomo, foreign fighter di nazionalità russa, avrebbe preso parte al commando di jihadisti appartenenti al gruppo terroristico “Emirato del Caucaso” che la notte tra il 3 e il 4 dicembre 2014, eseguì l’assalto alla “Casa della Stampa” di Grozny, capitale della Cecenia, sede delle più importanti emittenti locali, ove persero la vita ben 19 persone, tra militari e civili. Lo stesso avrebbe anche, combattuto tra le file dell’Isis, in Siria tra gli anni 2014 e 2015 e attualmente, era a capo di una vera e propria “organizzazione” volta all’indottrinamento e al reclutamento di nuovi adepti, nei locali della associazione culturale islamica “AL DAWA” di Foggia, ove vi dimorava dal 2015.
Dalle intercettazioni telefoniche, “agghiaccianti” come le ha definite il procuratore di Bari, Giuseppe Volpe, nella conferenza stampa di questa mattina, emergono evidenti collegamenti dell’uomo con la criminalità di matrice terroristica: esaltazione dello “Stato islamico” e del fondamentalismo jihadista.
Le indagini, avviate nel marzo 2017 dai poliziotti della Digos di Bari e dal Gico della Guardia di Finanza, su coordinamento dalla DDA di Bari, hanno permesso di accertare che Eli Bombataliev, nella sede dell’associazione islamica del capoluogo pugliese, fomentava l’odio verso i cristiani e il mondo occidentale e, istigava la commissione dei delitti di attentato per finalità terroristica, atti di terrorismo con ordigni micidiali ed esplosivi, con pericolo per l’incolumità pubblica, partecipazione ed arruolamento nelle predette associazioni terroristiche.
Significativo è anche il dato appreso nel corso delle investigazioni, per cui l’uomo “stava progettando, per il prossimo futuro, un ritorno alla militanza armata in Siria, finalizzata a supportare -da combattente pronto al martirio- il sodalizio terroristico di appartenenza”.
Un prossimo futuro che intanto, si chiamava Belgio, dove il trentottenne era diretto prima di esser stato fermato dalla Digos di Bari.
Nessuna esitazione, dunque, per i procuratori antimafia Giuseppe Gatti e Lidia Giorgi che lo scorso 7 luglio hanno fatto eseguire, nei suoi confronti, il fermo d’urgenza.
Nell'ambito della stessa operazione, denominata Caucaso Connection, alla quale hanno preso parte anche le Digos di Napoli, Foggia e Potenza,sono stati espulsi per motivi di sicurezza nazionale anche una donna di origine russa, residente a Napoli, e due fratelli albanesi di 26 e 23 anni Orkid e Lusien Mustaqi, residenti a Lavello (PZ).
I due gestivano la sede dell’”AL DAWA” di Foggia, ove sarebbero stati indottrinati dal Bombataliev, ad un profondo fondamentalismo islamico, terrorista e antioccidentale ed erano pronti a seguirlo per compiere attentati e atti violenti, in nome dell’ISIS.
La notizia ha scosso l’intero Comune di Lavello, primo tra tutti il sindaco Sabino Altobello il quale ha già dichiarato di essere "sconcertato e preoccupato”, posto che “il nucleo familiare dei due giovani espulsi, era integrato nella vita della comunità locale”. ma nonostante ciò ha aggiunto - "Lavello, con i suoi circa mille extracomunitari regolarizzati, rimane comunque un comune ospitale".
edizione digitale
Il Mattino di foggia