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A un anno dal polverone mediatico che ha colpito il giudice Gerardina Romaniello riparte l'inchiesta

Il giallo del file audio rubato: in un sms nomi e cognomi dei responsabili

Sull'sms e sul suo contenuto sono in corso indagini, dopo le querele presentate dal giudice

Giro di vite sul furto del file a Basilicata24

Il documento con il nome del file rubato. A sinistra il giudice Romaniello e a destra Giusi Cavallo

Il file era nel computer del direttore di Basilicata24, ma al quale avevano accesso anche alcuni fidati collaboratori. Il furto è stato denunciato

CATANZARO - In un sms arrivato sul telefono cellulare del dottor Fausto Saponara, marito del giudice Gerardina Romaniello (trasferito su sua richiesta a Salerno) vengono indicati i nomi di chi avrebbe rubato dal computer del direttore del quotidiano online Basilicata24 e poi «venduto» il file audio con cui è stato creato il polverone mediatico di un anno fa. Sull'sms e sul suo contenuto sono in corso indagini, dopo le querele presentate dal giudice.

Che la conversazione tra il giudice Romaniello, suo marito (il medico del San Carlo che segnalò ciò che era accaduto nel reparto di cardiochirurgia, ovvero che una donna era morta per colpa medica e che il caso era stato occultato) e il direttore del quotidiano online Basilicata24 Giusi Cavallo, sia stata rubata lo ha stabilito il Tribunale civile di Avellino in un procedimento giudiziario civile per diffamazione a mezzo stampa. Il file era nel computer del direttore di Basilicata24, ma al quale avevano accesso anche alcuni fidati collaboratori. Il furto è stato denunciato. Ed è partita un’inchiesta dallo strano iter giudiziario: prima trasferita da Potenza a Catanzaro (perché tra i coinvolti c’è il giudice Romaniello), poi da Catanzaro è in parte tornata a Potenza. Poi da Potenza è andata ad Avellino per le ipotesi di diffamazione a mezzo stampa e pare sia tornata a Catanzaro per altri reati. In uno di questi procedimenti è stata depositata la trascrizione del file audio. Nome completo: “Toghe lucane & affari lucani – la verità sullo scandalo San Carlo, su certi giudici e sul caso dell’ing. Giuseppe Iuele”. Durata: due ore, 35 minuti e 14 secondi. Tipo file Wma. Data creazione: 26 febbraio 2016. E’ qui che emerge qualcosa di strano. Salta subito all’occhio la data di creazione: 26 febbraio 2016. Il caso di cui si parla nella conversazione, ovvero la morte occultata al San Carlo, risale al 2014. E in un editoriale il direttore di Basilicata24 aveva scritto, all’indomani del furto, che il file era stato manipolato. “Il file archiviato nel mio computer era nominato diversamente”, ha confermato a telefono Giusi Cavallo. E la durata? “Non si trova. E’ più lungo”. Come sono andati i fatti? Il 17 marzo 2016 (ovvero un mese dopo la creazione del file rubato e qualche giorno dopo le prime pubblicazioni sui giornali) Cavallo scrive in un altro editoriale che quella conversazione “pensava essere stata cancellata” e che sarebbe stata invece “trafugata” dai suoi archivi. Chi ha rubato quella conversazione ha quindi poi tagliato il file, l’ha rinominato, e l’ha spedito in modo anonimo ai giornalisti. E aveva un movente. Che di certo è da ricercare tra le indicazioni contenute nel nome del file: “Toghe lucane & affari lucani – la verità sullo scandalo San Carlo, su certi giudici e sul caso dell’ing. Giuseppe Iuele”. Toghe lucane è l’inchiesta del 2007 condotta dall’ex pubblico ministero (ora sindaco di Napoli) Luigi De Magistris. Erano coinvolti magistrati, imprenditori e politici (l’inchiesta è finita in archivio). Lo scandalo del San Carlo risale al 2013: una donna, Elisa Presta, di 71 anni, muore durante un’operazione per la sostituzione di una valvola cardiaca. I medici che la operano falsificano il verbale e occultano l’accaduto. Lo scandalo viene fuori dopo la denuncia del dottor Saponara e dopo un servizio pubblicato da Basilicata24 nel 2014. Il caso dell’ingegner Giuseppe Iuele riguarda vicende personali del professionista potentino che in passato è stato anche autore di denunce contro cricche e affari. Stabilito questo, resta da capire se il file che è arrivato ai giornalisti – e che è più corto dell’originale – conteneva anche i riferimenti a Toghe lucane e al caso dell’ingegnere. Chi ha tagliato il file aveva interesse a censurare qualcosa? Oppure aveva interesse a far veicolare solo alcuni contenuti? E perché? E’ da queste domande che riparte l'inchiesta. 

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