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Nel racconto onirico di Oreste Lo Pomo rivivono poeti ed artisti senza tempo

Potenza di una mezzanotte magica d'estate

In una notte alla Woody Allen in compagnia dell'anima dell'arte lucana

Potenza di una mezzanotte magica d'estate

Immaginiamo Potenza, di notte, d’estate. Immaginiamo di non poter dormire per il caldo e di prendere con noi il nostro libro di poesie preferito, magari quello del poeta inglese Percy Bysshe Shelley, mente passeggiamo alla ricerca di ristoro tra le vie della città, senza distrazioni tecnologiche. Ora, immaginiamo che in quelle vie tutto possa accadere, che le nostre ispirazioni, le nostre passioni e suggestioni incontrino l’arte. Come?

Immaginate di camminare per le vie di Potenza, una sera d’estate  come tante altre, e per caso anzi per una magia lucana incontrate Leonardo Sinisgalli o Rocco Scotellaro, oppure Vito Riviello che decanta le sue poesie giocose mentre Maria Padula dipinge in un vicoletto. Queste sensazioni ce le fa rivivere Oreste Lo Pomo in un frizzante e onirico racconto  Midnight in Potenza” , che sarà presentato lunedì 27 alle 18,30 alla terrazza del Grande Albergo in una iniziativa di Letti di Sera “A Via Pretoria scrittori e poeti con Oreste Lo Pomo”. Un racconto onirico del “Maestro” Lo Pomo, così lo chiamo e lui subito nella sua umiltà “Ma che maestro e maestro”… Invece lo è, sia nel giornalismo – è anche un piacere seguire i suoi servizi culturali- che nelle presentazioni o dibattiti, perché riesce ad essere brillante e “non pesante” anche nelle argomenti che possono portare alla noia dell’ascoltatore. Oreste grande divulgatore, e in questa avventura alla “Woody Allen made in Lucania” mi sarebbe piaciuto scriverci di prima persona, ma con Oreste ci legano tante cose e poteva sembrare un scritto partigiano. Invece lo farà Roberta Gambaro con la sua raffinata penna ed i suoi fantastici voli pindarici, Roberta e Oreste non si conoscono; Lo Pomo potentino e Gambaro genovese, ne è uscita una suggestiva recensione da far nascere il desiderio che “Midnigth  in Potenza” per alchimia si materializza con una pietra filosofale letteraria. (Leonardo Pisani)

Oreste Lo Pomo

 La recensione di Roberta Gambaro

 “So che la notte non è come il giorno: che tutte le cose sono diverse, che le cose della notte non si possono spiegare nel giorno perché allora non esistono, e la notte può essere un momento terribile per la gente sola quando la loro solitudine è incominciata.”

Così, uno tra i più grandi scrittori e giornalisti esistiti, Ernest Hemingway, definì la notte, qualche tempo fa… Tuttavia, sarebbe meglio utilizzare il tempo verbale al presente, "così definisce”, perché non c’è tempo (perduto) per gli autori che grande hanno fatto l’arte e la storia; non c’e tempo verbale che possa dimenticare e soppiantare l’arte, quando questa è vera, quando è genio e talento.

Quando l’arte assume un camino iniziatico lungo quanto tutta la striscia del tempo; quando l’arte avvolge e abbraccia i sogni, i desideri sopiti e le nostalgie del presente, li accompagna lungo il sentiero dell’ispirazione che giunge all’incontro con essa; ci si immerge nell’incanto, nell’emozione, in una Sindrome di Stendhal improvvisa da parte di chi, dell’arte, ne ha fatto un elisir di vita, una scelta, una passione; di chi per l’arte è morto e risorto, lasciando in eredità a chi vive il presente e a chi vivrà il futuro, le chiavi giuste per amarla e raccontarla. 

Come si può raccontare di arte, se è l’arte stessa che si racconta? Si può, è compito dell’uomo, dello scrittore, del regista, del pittore, del poeta. 

La notte dell’affascinante Hemingway, diversa dal giorno, quella notte terribile in solitudine, si trasforma in un incantesimo, nel ritrovamento di sé stessi, nella nostalgia di qualcosa di mai vissuto ma desiderato, non contemplabile nella frettolosità diurna. Alla notte fuggiamo, come indifese cenerentole, in preda all’ebbrezza dell’immaginazione; saliamo su una macchina del tempo, piuttosto che nel cammino appiedato verso maschere e palandrane purpuree inaspettate. Ed è poesia ed è gioia, ed è compimento del sogno nel sogno. É giunta notte, mezzanotte, l’ora che divide il giorno prima da quello dopo; l’ora di mezzo, l’ora in cui tutto può succedere; l’ora delle favole, l’Ora magica. I grandi scrittori scrivono meglio di notte, vivono la notte per colare su carta tutte le impressioni del giorno, così frettolose, colorate, frammentate e veloci; così raggiungibili ma non comprensibili. 

Se il giorno non può raccontare la notte, la notte può farlo del giorno. 

 Vito Riviello

Immaginiamo Potenza, di notte, d’estate. Immaginiamo di non poter dormire per il caldo e di prendere con noi il nostro libro di poesie preferito, magari quello del poeta inglese Percy Bysshe Shelley, mentre passeggiamo alla ricerca di ristoro tra le vie della città, senza distrazioni tecnologiche. Ora, immaginiamo che in quelle vie tutto possa accadere, che le nostre ispirazioni, le nostre passioni e suggestioni incontrino l’arte. Come? Facendo un salto nel passato; usando la fantasia, andando oltre i nostri confini della 'normalità', senza l’ausilio del dio Bacco e tabacco… Magari incontrare il poeta Tuccino Riviello. Sì, lui, quel poeta che discuteva con Hemingway, quello stesso Hemingway che Raffaele Nigro ha fatto arrivare in Basilicata a caccia di “Mammuth Bianchi”, una delle tante storie e leggende potentine che colpirono il grande scrittore, il quale si meravigliava delle opportunità che poteva donare quella terra; immaginiamo di incontrare la “setta dei poeti estinti”, i personaggi di quella grande Potenza del passato: Felice Scardaccione che scartabella il suo “Tananai” fermandosi sulle pagine dedicate alla “sua” Via Pretoria; Ninì Ranaldi con il suo piglio di ricercatore e pioniere testardo che  discetta come sempre di archeologia; Rocco Falciano che accarezza le sue nature morte; Gerardo Cosenza che disegna volute di fumo con il suo toscano e Rocco Aristide Guarino  che esorcizza sulla tela i falsi totem tirando fuori  dal cappello a cilindro figure proteiformi. Michele Parrella che con il suo vestito bianco, come un ossesso, ripete: “uno monta  la luna due il bue tre la figlia del re quattro il gatto cinque raccogli il frumento sei piedi incrociati”.

Leonardo Sinisgalli 

E poi Rocco Scotellaro che diffonde nell’aria i versi della sua “sera potentina” e magari incontrare anche Giulio Stolfi, Leonardo Sinisgalli, Ernesto Treccani, Maria Padula, Antonello Leone, Italo Squitieri, “ombre immobili, numi tutelari”. É così che Oreste Lo Pomo, giornalista, scrittore, caporedattore TGR Basilicata, decide di compiere un viaggio all’interno dell’arte lucana, non solo come ispirazione ma come cammino iniziatico vero e proprio nel  suo racconto “Midnight in Potenza”, contenuto nel libro “La Città capovolta” (Edizioni Universosud), ove troviamo una grande somiglianza, sia nel titolo che nella trama, al film “ Midnight in Paris”, del celebre regista americano Woody Allen. 

Lo Pomo, dunque, trae ispirazione dal film. Non è un caso aver citato Hemingway, quel giovane Hemingway che condurrà il protagonista del film di Allen, catapultato nella sua agognata e mai vissuta Parigi degli anni ’20, verso la scoperta del sublime, dell’immortalità attraverso il piacere, o meglio, verso l’Amore, quello autentico, quello che crea una tregua con la morte, quello che se si fa con passione, ti salva; che si tuffa nel passato per dimenticare le agonie del presente e che dopo essersi instaurato dentro te, non ti abbandonerà mai, sino a non creare qualcosa di grande, qualcosa che qualcuno nel futuro potrà raccontare e in cui potrà vivere e vorrà vivere. 

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