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30.12.2025 - 12:54
Tiziana Silletti
"La recente introduzione della sperimentazione dell’utilizzo dello spray urticante a base di Oleoresin Capsicum come strumento di dissuasione e autodifesa in dotazione alla Polizia Penitenziaria solleva in me riflessioni profonde di carattere istituzionale, giuridico e umano, soprattutto in relazione alle condizioni di vita e di lavoro all’interno degli istituti penitenziari. Desidero innanzitutto riconoscere il ruolo fondamentale svolto quotidianamente dalla Polizia Penitenziaria, chiamata a operare in contesti complessi, spesso segnati da tensioni, carenze strutturali e dalla presenza di persone detenute in condizioni di particolare fragilità psicofisica. La sicurezza del personale è un valore imprescindibile e va garantita con strumenti adeguati, formazione continua e condizioni di lavoro dignitose. Allo stesso tempo, sento il dovere di ribadire che l’introduzione di strumenti di coercizione o di forza, anche se classificati come 'non letali', deve essere valutata con estrema attenzione e secondo rigorosi criteri di proporzionalità, necessità e tutela dei diritti fondamentali delle persone private della libertà personale". Lo dichiara la Garante dei detenuti della Regione Basilicata, Tiziana Silletti, precisando che: "L’utilizzo di spray urticanti, sebbene concepito come mezzo di difesa, può comportare effetti fisici e psicologici rilevanti e non può prescindere dal rispetto degli standard di umanità della pena sanciti dalla Costituzione e dalle convenzioni internazionali". "Ritengo, pertanto, indispensabile che la fase di sperimentazione - precisa Silletti - sia accompagnata da protocolli chiari, da una formazione qualificata degli operatori, da sistemi di tracciabilità di ogni utilizzo e da un monitoraggio costante e trasparente, affinché tale strumento resti davvero residuale e limitato a situazioni di stretta necessità. La valutazione finale dovrà essere pubblica e approfondita, tenendo conto non solo delle esigenze di sicurezza, ma anche dell’impatto sul clima detentivo e sul benessere complessivo delle persone recluse. Ogni riflessione su strumenti alternativi o ulteriori dotazioni deve inserirsi, a mio avviso, in un quadro normativo chiaro e pienamente compatibile con i diritti umani, evitando scorciatoie che rischiano di semplificare una realtà complessa e delicata. É fondamentale sottolineare che dietro ogni uniforme e dietro ogni porta chiusa ci sono persone. Persone chiamate a garantire sicurezza spesso in condizioni difficili e persone detenute che, pur avendo commesso errori, non devono mai perdere il diritto alla dignità, alla salute e all’umanità". "La sicurezza - conclude la Garante dei detenuti della Regione Basilicata - non può essere costruita solo attraverso strumenti, ma soprattutto attraverso relazioni, prevenzione, cura e rispetto. È su questo equilibrio fragile ma necessario che si misura il grado di civiltà di un sistema penitenziario e, in definitiva, di una comunità intera".
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