Cerca

ultime notizie

Lavoro povero, solitudine, redditi insufficienti: la Caritas di Potenza lancia l'allarme, presentato il Rapporto 2025

Dalle fragilità strutturali ai nuovi poveri: le tendenze del territorio diocesano. Un aumento del 19,7% delle richieste racconta una povertà in evoluzione

Lavoro povero, solitudine, redditi insufficienti: la Caritas di Potenza lancia l'allarme, presentato il Rapporto 2025

Nell'ambito delle iniziative afferenti al Giubileo degli Amministratori e dei volontari Caritas è stato presentato questo pomeriggio, presso il Centro Caritas “A Casa di Leo” a Potenza, il Rapporto Povertà ed Esclusione Sociale 2025, il documento annuale con cui la Caritas diocesana restituisce una fotografia aggiornata dello stato di salute sociale del territorio diocesano di riferimento. Un’analisi approfondita che, come suggerisce il titolo “Spes contra spem – Speranza contro ogni speranza”, racconta un contesto attraversato da fragilità crescenti ma anche da percorsi di accompagnamento e resilienza.

Nel 2024 i 26 Centri di ascolto Caritas della diocesi hanno incontrato 4.442 persone, con un incremento del 19,7% rispetto al triennio precedente. Il 56% di chi chiede aiuto è donna, il 74% italiano. Due persone su tre hanno figli, anche se la presenza di minori a carico diminuisce a causa dell’aumento dell’età media (52 anni). Emergono due profili prevalenti: persone sostenute da anni, con fragilità strutturali, difficili percorsi di reinserimento e scarso bagaglio formativo (il 53% è in possesso della licenzia media inferiore); nuovi poveri con lavori discontinui, instabilità familiare e redditi insufficienti. Inoltre, il 32% delle famiglie sostenute ha un componente che lavora in nero. Un dato in controtendenza riguarda coloro i quali sono in possesso di un diploma: diminuisce, infatti, il numero delle persone che chiede aiuto, dal 29% nel 2023 si è passati al 25% nel 2024.

La fascia più colpita resta quella degli over 55, spesso disoccupati di lungo corso e con scarse possibilità di ricollocazione. Parallelamente desta sempre più preoccupazione la condizione degli anziani ultra-settantenni, tra solitudine accentuata, difficoltà di accesso ai servizi e spesso senza concrete reti familiari di supporto. Il Rapporto sottolinea come la povertà non sia mai il risultato di un solo fattore.

Accanto al problema del reddito emergono infatti: precarietà lavorativa (32% irregolare, 26% occupazioni intermittenti); reddito insufficiente per l’88% delle famiglie incontrate; fragilità relazionali (conflittualità familiare, separazioni, lutti). Rispetto ad altri contesti nazionali nella Diocesi di Potenza - Muro Lucano - Marsico Nuovo non vi è una vera e propria emergenza abitativa (20%); mentre aumenta il numero di persone che rinuncia alle prestazioni sanitarie (37%).

A fronte di queste criticità nel 2024 oltre il 90% degli interventi Caritas ha riguardato aiuti alimentari e sostegni al reddito, mentre il 64% dei sussidi economici ha coperto il pagamento delle utenze domestiche. Più della metà delle famiglie seguite beneficia dell’Assegno di Inclusione, ma questo non basta a garantire autonomia e dignità. Quasi un terzo dei sussidi economici erogati dai CdA riguarda proprio persone già destinatarie di ADI, segno di un’inadeguatezza dei sostegni rispetto al costo della vita. Preoccupa anche il dato di chi non percepisce alcun sostegno pubblico: il 49% dell’utenza seguita. Tra questi: età media alta (58 anni); 93% italiani; famiglie con figli adulti a carico; scolarità bassa ma con una percentuale crescente di diplomati e laureati; il 20% è occupato, ma con redditi insufficienti. Emerge con forza la situazione dei “non abbastanza poveri” per lo Stato, ma troppo poveri per vivere dignitosamente

Il 46% delle famiglie non accede all’ADI a causa della scala di equivalenza dell’ISEE, trovandosi in una sorta di limbo: esclusi dalle misure di sostegno, incapaci di far fronte alle spese essenziali. Questo comporta – sottolinea l’Osservatorio diocesano – un rischio reale: rendere cronica la povertà di persone occupate ma intrappolate nel lavoro povero.

Nel presentare il Rapporto, la Caritas diocesana ha ribadito con forza che l’ascolto, la prossimità e la costruzione di comunità non sono soltanto valori ecclesiali, ma veri strumenti di politica sociale, indispensabili per affrontare una povertà che oggi assume forme nuove, più diffuse e sempre più difficili da intercettare. «Le statistiche – afferma il direttore della Caritas diocesana di Potenza - Muro Lucano - Marsico Nuovo Marina Buoncristiano – ci offrono una fotografia importante, ma è nelle storie quotidiane che incontriamo nei nostri centri d’ascolto che si coglie la realtà profonda delle fragilità. Qui emergono i volti, le fatiche e le solitudini di chi non riesce più a sostenere i costi della vita, di chi lavora ma non basta, di chi si sente abbandonato. La nostra responsabilità è non lasciare indietro nessuno, soprattutto chi rischia di diventare invisibile». Il direttore ha sottolineato come la crisi sociale in atto interpelli tutti, superando steccati e competenze formali: «La povertà non è una questione privata e neppure un destino individuale. È un terreno sul quale si misura la tenuta democratica di una comunità già fortemente indebolita con uno dei tassi di emigrazione giovanile più alti nel Mezzogiorno -5,0 per mille e con il numero di decessi che supera quello delle nascite». Per questo, la Caritas diocesana rilancia un appello chiaro e diretto alle istituzioni locali e nazionali, al mondo economico, alle realtà del terzo settore e alla società civile: «Servono scelte coraggiose e politiche lungimiranti. Non basta tamponare l’emergenza: occorre costruire percorsi strutturali che mettano al centro il lavoro dignitoso, l’accesso al cibo di qualità per una sana ed equilibrata alimentazione, alla casa, alla salute, all’educazione. Serve una visione condivisa e di lungo respiro che non lasci sole le famiglie e non scarichi sulle reti di solidarietà ciò che compete alla responsabilità pubblica». In questo quadro il Rapporto 2025 si presenta non solo come uno strumento di analisi, ma come un atto di impegno verso il futuro: «È un invito – conclude il direttore – alla responsabilità collettiva e allo stesso tempo è un messaggio di speranza: solo così possiamo costruire una comunità più giusta, più inclusiva e più umana».

«Le Caritas non sono centri operativi o amministrativi delle povertà, ma Centri di Ascolto, perché qui si ascolta con le orecchie e con gli occhi». Ha detto l’Arcivescovo metropolita Davide Carbonaro che ha ricordato: «la Caritas non è istituzione altra rispetto alla Chiesa diocesana: è l’espressione della comunità ecclesiale, le mani e il cuore del Vescovo». Mons. Carbonaro ha invitato a superare «forme assistenzialiste che generano dipendenza da pacco alimentare», perché «non è dando un pacco in più che risolveremo la povertà, ma ascoltando, progettando insieme ed educando al dare e al ricevere». Richiamando le povertà spirituali, ha parlato delle «solitudini emotive delle nostre famiglie e dei nostri giovani» e della «signoria del consumo che riduce l’uomo a un numero e a un profitto». Sul fronte della solidarietà, mons. Carbonaro ha sottolineato la raccolta di 53.144 euro per “Un pasto per Gaza”, ricordando le parole del cardinale Pizzaballa: «Sono gesti importanti che aiutano una comunità ferita e umiliata, ma che riconosce la propria dignità».

Commenta scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Il Castello Edizioni e Il Mattino di Foggia

Caratteri rimanenti: 400

edizione digitale

Sfoglia il giornale

Acquista l'edizione