IL MATTINO
gestione della pandemia
25.11.2025 - 17:40
Quando Giorgia Meloni, nel suo discorso di insediamento alla Camera, promise che l’Italia non avrebbe mai più replicato “quel modello”, si riferiva ad un Paese che – nel pieno della pandemia – aveva visto le libertà fondamentali dei cittadini compresse come mai nella storia repubblicana. «L’Italia ha adottato le misure più restrittive dell’intero Occidente – ricordò la premier – ma nonostante questo è tra gli Stati che hanno registrato i peggiori dati di mortalità e contagi. Qualcosa, decisamente, non ha funzionato». Da qui la promessa: verità e chiarezza su quanto accaduto. La corposa inchiesta dei pm di Bergamo – tre anni di lavoro per ricostruire le prime settimane del contagio – sottolineava già un “ritardo” del Ministero della Salute. «Solo il 4 marzo 2020 – si legge negli atti – veniva approntata una prima stima dei costi per l’acquisto di attrezzature ospedaliere», quando in Lombardia i casi erano già esplosi: 1.820 positivi, 73 morti e 209 pazienti in terapia intensiva. Numeri che fotografano un Paese impreparato mentre, da Pechino, arrivavano informazioni frammentarie e insufficienti per valutare realmente la portata della minaccia. Quel febbraio 2020 è ancora un capitolo doloroso: burocrazia, caos, paura, responsabilità tra livelli istituzionali, task force, comitati tecnico-scientifici. La conta dei decessi con Covid e per Covid. Il mistico Rt. E una parte della comunità scientifica che, col tempo, ha iniziato ad evidenziare le contraddizioni di una gestione oscillante. «La gestione della pandemia è stata incoerente – denunciò nel gennaio 2022 Maria Rita Gismondo, virologa dell’ospedale Sacco – prima quarantena di 21 giorni, poi 10, poi nulla se vaccinati. Noi del settore facevamo fatica». Una testimonianza emblematica delle difficoltà di orientamento che hanno segnato l’emergenza. In questo clima è proseguito, oggi, con toni accesi, il lavoro della Commissione parlamentare d’inchiesta sulla gestione della pandemia. L’audizione odierna di Goffredo Zaccardi, già capo di gabinetto dell’allora ministro della Salute Roberto Speranza, ha infatti acceso un nuovo fronte, soprattutto da parte di Fratelli d’Italia, che legge nelle sue dichiarazioni la conferma di gravi responsabilità politiche durante le prime fasi dell’emergenza. Secondo quanto riferito dalla deputata Alice Buonguerrieri, capogruppo di FdI in commissione, Zaccardi avrebbe confermato il contenuto di alcuni messaggi risalenti a marzo 2020, nei quali sosteneva che il governo Conte II “cavalcasse la pandemia per biechi motivi politici”. All’epoca, in pieno lockdown, il dirigente del Ministero della Salute avrebbe manifestato forti perplessità sull’approccio dell’Esecutivo, ritenendo che alcune decisioni fossero motivate non solo da ragioni sanitarie ma da obiettivi di natura politica. “Parole gravissime, considerato il ruolo apicale ricoperto da Zaccardi”, afferma Buonguerrieri, sottolineando come tali affermazioni avvalorino la necessità della commissione d’inchiesta: “Gli italiani hanno diritto di sapere la verità”. A rincarare la dose è Antonella Zedda, vicepresidente dei senatori di Fratelli d’Italia e anch’ella componente della commissione. In una nota, la senatrice definisce quella di Zaccardi una ricostruzione “improvvisata” e “funzionale a una difesa partigiana”, accusandolo di aver cercato di spostare le responsabilità della mancata istituzione della zona rossa di Alzano e Nembro sulle istituzioni locali e sulla Regione Lombardia. Zedda parla di “totale sovvertimento del diritto” nelle fasi iniziali della pandemia, contestando la tesi secondo cui comuni e Regione avrebbero potuto autonomamente imporre un lockdown: “Una potestà legislativa palesemente in contrasto con la normativa d’emergenza che lo stesso governo si era dato”. La senatrice esprime infine solidarietà ai familiari delle vittime del Covid, in particolare della Bergamasca, definendo l’audizione odierna “un tentativo maldestro di scaricare responsabilità che erano proprie del Governo nazionale”. La commissione Covid proseguirà nei prossimi giorni con nuove audizioni, mentre la polemica politica continua ad alimentarsi attorno ai nodi ancora irrisolti della gestione dell’emergenza nel 2020.
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